Collegati con noi

Economia

Migliora la crescita, al rialzo le stime del Pil 2023

Pubblicato

del

Quest’anno l’Italia crescerà più di quanto stimato fino ad ora. La ventata di ottimismo arriva da Cernobbio e a farsene portavoce è il ministro dell’Economia. “Le previsioni per il 2023 sono in miglioramento, ci aspettiamo variazioni congiunturali positive del Pil nella prima metà dell’anno” – dice Giancarlo Giorgetti agli imprenditori – e questo porterà “a rivedere leggermente verso alto l’obiettivo di crescita precedentemente indicato del +0,6%”. Una percentuale, questa, già messa nero su bianco dall’Ocse che vede appunto l’economia tricolore rallentare dal 3,8% del 2022 allo 0,6% dei quest’anno per poi toccare l’1% nel 2024. Il centro studi di Confindustria ha, invece indicato un più contenuto +0,4%, frutto di un effetto trascinamento dall’anno precedente.

Mentre per l’anno prossimo la stima è di +1,2% per effetto del ‘rientro’ dell’inflazione, della politica monetaria meno restrittiva e della schiarita nel contesto internazionale. Giorgetti comunque sottolinea anche che: “pur essendo possibile una ulteriore accelerazione dell’attività economica per motivi prudenziali continueremo ad assumere un ritmo moderato di crescita”. Ma che l’economia del Paese sia proiettata ad andare meglio lo certifica anche la platea del forum a cui fa da cornice lago di Como, che in uno dei televoti vede la crescita del nostro prodotto interno lordo addirittura tra l’1 e il 2% ( 42,9% dei partecipanti), con qualcuno che anche più positivo e pensa che possa superare la soglia del 2% (il 14,3%). L’obiettivo ora, sottolinea il Mef :”è dare stabilità alla ripresa”. Ma se la crescita migliora, si evidenzia ancora, bisogna fare attenzione a inflazione e denatalità e nel prossimo Def ci saranno azioni “per continuare a sostenere imprese e famiglie”. Il convitato di pietra resta quindi sempre l’inflazione. Combatterla “con la politica monetaria non basta e la recessione non può essere il prezzo da pagare” per domarla”, ammonisce Giorgetti.

“L’inflazione sembra aver preso una curva discendente e in particolare grazie ai prezzi dell’energia ma per chi ha responsabilità politica non può non preoccupare la dinamica del carrello della spesa, prodotti alimentari in primis”. Il ministro quindi pur sottolineando come “l’autonomia delle Banche Centrali” vada rispettata, auspica che “la loro azione di politica monetaria sia orientata, sia al contenimento dell’inflazione sia alla stabilità finanziaria”. Una stoccata alla Bce che arriva più netta dagli imprenditori del Workshop di Cernobbio che in un sondaggio criticano l’operato di Francoforte. Il 47,3%, secondo il primo televoto della giornata, lo ritiene “appena sufficiente” e solo il 26,4% lo ritiene “positivo” (con un crollo rispetto al 2022 quando il giudizio positivo era del 45,7%).

Netto il giudizio del 17,6% che lo boccia senza appello e lo ritiene negativo. D’altro canto l’Eurotower si muove su un sentiero molto stretto. “La stabilità finanziaria è essenziale per l’obiettivo primario della Bce della stabilità dei prezzi” e “il nostro approccio per riportare l’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2% continuerà a dipendere dai dati”, spiega di buon mattino il vice presidente della Bce, Luis de Guindos ribadendo quanto detto a più riprese dalla presidente Christine Lagarde. E avverte: “Riteniamo che quest’anno l’inflazione complessiva dovrebbe diminuire considerevolmente, mentre la dinamica dell’inflazione di fondo rimarrà forte”. Il dato che, comunque, fa ben sperare – oltre ad un pil migliore del previsto – è che “non siamo destinati alla recessione, ci sono anzi delle notizie incoraggianti, il calo dell’inflazione, il calo dei prezzi dell’energia, un mercato del lavoro che tiene”, sottolinea il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Per cui sì il “Il contesto è di grande incertezza ma c’è voglia – aggiunge – di crescita, di ripresa”.

Advertisement

Economia

L’ultima di Visco, ora si apre il nodo successione a Bankitalia

Pubblicato

del

Poche parole ‘a braccio’ di ringraziamento ai colleghi di 50 anni di lavoro nella Banca, una relazione senza sconti su quei temi e proposte che non condivide ma con toni pacati e un lungo applauso finale. Le ultime considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si svolgono, nel salone dei partecipanti di Palazzo Koch, come da tradizione dopo la parentesi del Covid: platea gremita di banchieri, industriali, autorità e sindacalisti. In prima fila gli alti vertici della banca e l’ex premier e numero uno di Via Nazionale e della Bce Mario Draghi. Assente, come d’abitudine, il governo che da ora fino a novembre, quando scadrà il secondo mandato del governatore, dovrà trovare il nome del sostituto. Una casella ‘pesante’ nel puzzle delle nomine che molti indicano verrà occupata da Fabio Panetta, ora nel board della Bce ma con un lungo e inappuntabile curriculum in Banca d’Italia.

A Via Nazionale è arrivato fino alla carica di direttore generale prima di essere chiamato a Francoforte a inizio 2020. Altre soluzioni, quella interna con l’attuale dg della banca Luigi Federico Signorini o di un outsider esterno riscuotono quotazioni inferiori negli ambienti finanziari e della maggioranza parlamentare. L’iter della nomina tuttavia vede un ruolo non notarile del Presidente della Repubblica al quale, secondo la legge, spetta il decreto di nomina su “proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia”. Va poi ricordato come la banca sia parte dell’Eurosistema Bce che non deflette sulle caratteristiche di autonomia e indipendenza. Per il momento Visco incassa le parole di elogio dei diversi attori della scena finanziaria. Per Gros Pietro “il governatore è un grande economista, un bravissimo economista” mentre il presidente di Unciredit Pier Carlo Padoan (che occupava la carica di ministro dell’economia ai tempi delle crisi bancarie con Visco governatore), “”il paese deve essere grato a Ignazio Visco” per ” il suo contributo personale a quello che ha fatto la Banca d’Italia in questi anni”.

Continua a leggere

Economia

La Bce avverte, la stabilità finanziaria rischia

Pubblicato

del

La stretta monetaria sta funzionando ma il rialzo dei tassi sta mettendo alla prova banche, governi, imprese e famiglie, e porta alla luce tutte le vulnerabilità di un sistema finanziario già sotto stress per la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi. E dunque le prospettive, avverte la Banca centrale europea nell’ultima analisi sui rischi per la stabilità, “restano fragili”. La Bce fa il punto ogni sei mesi sulle debolezze che mettono in pericolo la tenuta del sistema. Stavolta ha tenuto conto anche delle turbolenze innescate sui mercati dal fallimento delle banche regionali Usa e dal tracollo di Credit Swiss, tutti eventi che hanno testato con successo la solidità delle banche europee, “rimaste robuste di fronte agli stress recenti fuori dall’area euro”. I problemi, però, potrebbero nascere da altro: costi più alti della raccolta o asset che si deteriorano “possono pesare sulla redditività”. La Bce segnala che “ci sono già segni di deterioramento nei portafogli di prestiti esposti all’immobiliare commerciale, alle aziende piccole e ai prestiti ai consumatori”, quindi “le banche potrebbero dover accantonare più fondi per coprire le perdite e gestire i loro rischi di credito”.

Il vicepresidente della Bce, Luis De Guindos, proprio alla luce delle difficoltà delle banche Usa invita gli istituti europei alla prudenza: “Il capitale è fondamentale e la liquidità sta diventando sempre più rilevante”, quindi le banche “dovrebbero evitare di aumentare il payout”, ossia la percentuale di remunerazione ai soci. Del resto sugli istituti europei pesa la congiuntura: i rialzi dei tassi stanno mettendo sotto pressione aziende e cittadini e la crescita resta incerta. Lo stesso De Guindos ha avvertito che la stretta monetaria “può far emergere vulnerabilità nel sistema finanziario” che vanno monitorate.

Il faro resta puntato quindi sulle imprese dell’Eurozona che si ritrovano con prestiti più cari e prospettive di affari incerte, soprattutto quelle che hanno accumulato debito e pochi utili durante la pandemia. Ma si guarda anche alle famiglie, colpite dall’inflazione, che potrebbero avere difficoltà a ripagare i prestiti chiesti alle banche. E nel frattempo la domanda di nuovi mutui è diminuita drasticamente nel primo trimestre del 2023 proprio “in risposta all’aumento dei tassi di interesse”. In questo contesto già debole e incerto, “un inaspettato deterioramento delle condizioni economiche o una stretta finanziaria può portare a un aggiustamento disordinato dei prezzi sui mercati finanziari o su quello immobiliare”. I rischi pesano anche sui governi, che hanno visto aumentare i propri costi di rifinanziamento. “Le pressioni sui conti pubblici si sono allentate negli ultimi mesi, perché il forte calo dei prezzi dell’energia ha ridotto la necessità di fornire ulteriore sostegno ad aziende e famiglie. Ma i fondamentali di bilancio rimangono fragili in alcuni Paesi dati i loro elevati livelli di debito, l’aumento dei costi di finanziamento e le elevate esigenze di rifinanziamento a breve termine”, scrive la Bce.

Continua a leggere

Economia

Ecco le regole per gli affitti brevi, multe agli abusivi

Pubblicato

del

Un codice identificativo nazionale (Cin) assegnato dal ministero del Turismo a ogni immobile ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, l’obbligo di segnalare l’inizio dell’attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale, con multe fino a 10mila euro, e nei centri storici delle città metropolitane durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche che non può essere inferiore a due notti, “fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli”.

Sono alcune delle novità del ddl sugli affitti brevi su cui è al lavoro il Governo, come si legge da una bozza che circola in queste ore. Il provvedimento, che la ministra Daniela Santanchè durante la recente assemblea di Federalberghi aveva promesso entro giugno, ha l’obiettivo “di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”.

E riguarda colui che detiene legittimamente l’immobile ma anche i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o ancora i soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare. Variegate le reazioni dei soggetti coinvolti. Airbnb dà il benvenuto all’armonizzazione nazionale dei codici di registrazione anche “se permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento Ue in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro”.

Le 13 associazioni di categoria (Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e F.A.R.E) coinvolte dal ministro Daniela Santanchè “esprimono, invece, forte contrarietà nei confronti dell’introduzione del divieto per il proprietario dell’immobile o per il suo gestore professionale di darlo in locazione per una sola notte, considerandola, a tutti gli effetti, una norma discriminatoria, liberticida e con profili di dubbia costituzionalità, che alimenterà forme di evasione fiscale e di illegalità varie. Il tutto, peraltro, con un arcobaleno di discipline in funzione del comune di ubicazione dell’immobile, che produrrà un caos indescrivibile”. Secondo Federalberghi “occorre anzitutto intervenire sul cosiddetto “minimum stay”.

Considerato che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti, affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo su a una minima parte dei flussi turistici. Ad esempio, saranno esclusi tutti i soggiorni per vacanza, a partire dai week end, per di più solo in una minoranza di comuni”. “Si confermano – lamentano i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet ed Uniat Aps – alcune scellerate decisioni assunte dai precedenti governi come la possibilità di non registrare all’Agenzia delle Entrate i contratti inferiori a trenta giorni, di non considerare attività commerciale quella svolta fino a 4 alloggi di proprietà locate a finalità turistica e, di conseguenza, la concessione di agevolazioni fiscali come la cedolare secca a questi proprietari, i cui redditi, in molti casi, sono ben più consistenti di un piccolo albergatore di periferia”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto