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Cronache

Blitz delle forze dell’ordine al Parco Verde di Caivano: lo Stato risponde con la bonifica contro i clan

Dopo le minacce a padre Patriciello, maxi operazione interforze al Parco Verde di Caivano: lo Stato mostra i muscoli con controlli, sequestri e perquisizioni per spezzare il potere dei clan.

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Dalle prime ore del mattino carabinieri, polizia, guardia di finanza e vigili del fuoco hanno invaso il Parco Verde di Caivano per un’operazione ad “alto impatto”. Strade presidiate, case controllate, box e cantine perquisiti. Una risposta visibile e immediata, arrivata dopo le minacce al parroco anti-camorra padre Maurizio Patriciello.

La protezione del parroco e la sfida ai clan

La consegna di un proiettile durante la messa è stata l’ennesima intimidazione al sacerdote che da anni denuncia i soprusi della camorra. Ora lo Stato reagisce mettendolo sotto scorta e, soprattutto, bonificando il quartiere simbolo del potere criminale. Un segnale forte: il Parco Verde non appartiene ai clan.

La bonifica criminale del territorio

Il blitz non è solo un’operazione di facciata. Controlli a tappeto, identificazioni e sequestri mirano a smantellare i traffici illeciti e a interrompere la catena di impunità che alimenta i clan. Per i cittadini di Caivano la presenza massiccia delle forze dell’ordine è il primo passo verso la riconquista di uno spazio di legalità negato per troppo tempo.

Blitz o passerelle?

Ma qui sta il punto: se questi blitz restano episodi isolati diventano poco più che passerelle. La camorra non teme le retate lampo, teme la continuità, teme uno Stato che non se ne va dopo poche ore. A fianco delle divise servono scuole che funzionino, lavoro dignitoso, sostegno alle famiglie in difficoltà, spazi di socialità che sostituiscano degrado e isolamento. Solo così Caivano potrà liberarsi davvero.

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Cronache

La Global Sumud Flotilla a un passo dal blocco: Israele prepara l’abbordaggio, cresce la tensione in mare

La Global Sumud Flotilla è a 100 miglia da Gaza. La Marina israeliana prepara l’abbordaggio delle 45 imbarcazioni umanitarie. Crescono le tensioni tra accuse, appelli politici e timori di incidenti.

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Dopo settimane di navigazione difficile, la Global Sumud Flotilla si trova a un centinaio di miglia dalle coste di Gaza. A bordo delle 45 imbarcazioni viaggiano circa 500 attivisti, tra cui una cinquantina di italiani. La Marina israeliana ha confermato di essere pronta a prendere il controllo della flotta nelle prossime ore, rispettando il blocco navale imposto sulla Striscia.

L’operazione di Israele e i rischi di scontro

Secondo fonti militari di Tel Aviv, l’operazione sarà complessa per l’alto numero di barche coinvolte. L’azione prevede l’intervento degli incursori della Shayetet 13, unità speciale addestrata per abbordaggi in mare. Gli ordini sono di evitare la forza letale, ma le incognite restano molte. I piani prevedono il trasferimento degli attivisti su una nave militare e il rimorchio delle imbarcazioni verso il porto di Ashdod, con la possibilità che alcune vengano affondate.

La fregata italiana e le polemiche sulla sicurezza

La fregata Alpino, inviata per garantire assistenza, ha comunicato che non supererà le 150 miglia da Gaza per non entrare in rotta di collisione con l’Idf. Un messaggio accolto male dagli attivisti, che hanno parlato di «sabotaggio» e di un tentativo di dividere la missione. La portavoce italiana Maria Elena Delia ha ribadito che la Flotilla è «una missione civile e umanitaria» e ha chiesto che i documenti diffusi da Israele sul presunto coinvolgimento di Hamas siano consegnati «a organismi indipendenti: finché non accade, è propaganda».

Le posizioni politiche e gli appelli

La premier Giorgia Meloni ha invitato la flotta a fermarsi, sottolineando che il piano di pace proposto dagli Stati Uniti «è fragile» e che un eventuale incidente potrebbe farlo saltare. A bordo delle navi ci sono anche quattro parlamentari italiani, tra cui Arturo Scotto (Pd): «In acque internazionali bloccarci sarebbe un atto illegale. Ci fermeremo solo davanti a un ordine militare, per non mettere a rischio la sicurezza degli equipaggi».

Da Roma, il Papa ha rivolto un appello affinché «non ci sia violenza e siano rispettate le persone».

Le accuse di Israele

Nelle stesse ore l’Idf ha diffuso documenti che, secondo la sua ricostruzione, dimostrerebbero il coinvolgimento diretto di Hamas nel finanziamento della Flotilla. Tra i nomi citati figurano Zaher Birawi, leader di flottiglie dal Regno Unito, e Saif Abu Kashk, amministratore di una società navale in Spagna. Ma non vi è al momento alcuna possibilità indipendente di verificare l’autenticità di tali documenti.

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Fermato Salvatore Ocone a Campobasso: morto il figlio, grave la figlia dopo il femminicidio di Elisa Polcino

Fermato a Campobasso Salvatore Ocone, sospettato di aver ucciso la moglie Elisa Polcino a Paulisi. Nell’auto trovati i due figli: il ragazzo di 15 anni è morto, la sorella 16enne è grave in ospedale.

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È stato fermato a Campobasso Salvatore Ocone, l’uomo sospettato di aver ucciso la moglie Elisa Polcino, 49 anni, questa mattina a Paulisi, in provincia di Benevento. L’uomo è stato intercettato alla guida della sua auto dopo ore di ricerche serrate.

La tragedia dei figli

Nell’auto viaggiavano anche i due figli minorenni della coppia, di 15 e 16 anni. Secondo le prime informazioni, il ragazzo sarebbe morto, mentre la sorella è stata trasportata in ospedale in gravissime condizioni.

Le indagini e l’intervento dei carabinieri

Decisivo l’intervento di un elicottero dei carabinieri, che ha individuato l’auto segnalando la posizione alle pattuglie a terra. Gli uomini dell’Arma hanno quindi proceduto al fermo di Ocone, ponendo fine a una caccia all’uomo durata diverse ore.

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Cronache

Lady Gucci, ex amica condannata: “Così prese il controllo della vita e del patrimonio di Patrizia Reggiani”

Il Tribunale di Milano ha condannato Loredana Canò a 6 anni e 4 mesi per aver preso il controllo della vita e del patrimonio di Patrizia Reggiani. Le motivazioni della sentenza parlano di un “disegno criminoso” ai danni di Lady Gucci.

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L’ex amica ed ex compagna di cella, Loredana Canò, è stata condannata a 6 anni e 4 mesi per circonvenzione di incapace e peculato. Secondo i giudici del Tribunale di Milano, la donna, una volta uscita dal carcere, sarebbe riuscita a prendere il controllo totale della vita e del patrimonio di Patrizia Reggiani, nota come Lady Gucci, condannata a 26 anni come mandante dell’omicidio del marito Maurizio Gucci, ucciso nel 1995 a Milano.

La rete costruita attorno a Reggiani

Dalle motivazioni della sentenza emerge che Canò, insieme al consulente finanziario Marco Chiesa (condannato a 5 anni e 8 mesi) e all’avvocato Daniele Pizzi (che aveva già patteggiato 2 anni), mise in atto una “sostituzione integrale della rete familiare e sociale” di Reggiani, creando attorno a lei una sorta di “seconda famiglia”.

L’operazione si sarebbe intensificata dopo la morte della madre di Patrizia, Silvana Barbieri, nel 2018, momento in cui Reggiani ereditò un patrimonio milionario. Secondo la Procura, Canò convinse Lady Gucci a “fare la guerra alle figlie”, Alessandra e Allegra, isolandola e gestendo tutti i suoi rapporti esterni.

Il ruolo della fragilità psichica

Il Tribunale ha sottolineato come la condotta sia stata resa possibile dalla fragilità psichica di Reggiani, che non era in grado di gestire con lucidità il proprio patrimonio. Nelle oltre 80 pagine di motivazioni si parla di “particolare evidenza del disegno criminoso”, con un approfittamento sistematico della debolezza della donna per ottenere vantaggi economici.

Risarcimenti alle figlie e condanna morale

Canò e Chiesa dovranno versare 50mila euro in solido alle figlie di Reggiani, mentre solo Canò dovrà ulteriori 75mila euro di provvisionale a Lady Gucci. Tra le parti civili risarcite figurano anche due società.

La vicenda è stata definita dalla procura come una vera e propria “predazione di una persona debole”, con modalità che hanno rivelato assenza di scrupoli e un comportamento sistematico volto a sostituirsi alla famiglia per fini economici.

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