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Cronache

Bimbo ucciso: nuovo processo per padre su tortura e omicidio

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Servirà un nuovo processo d’appello per rivalutare le accuse di tortura e omicidio, oltre a quella di maltrattamenti, a carico di Alija Hrustic, il 26enne di origine croata accusato di avere ucciso, anche con calci e pugni, suo figlio di 2 anni e 5 mesi, nel maggio 2019. La Cassazione, infatti, ha annullato con rinvio la sentenza con cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano, escludendo il reato di tortura e riqualificando l’omicidio volontario in maltrattamenti pluriaggravati culminati nella morte, aveva cancellato l’ergastolo deciso in primo grado e ridotto a 28 anni la pena per l’imputato. La Procura generale di Milano aveva presentato ricorso proprio per chiedere di annullare il verdetto di secondo grado del marzo scorso.

E oggi il pg della Cassazione, invece, aveva chiesto la conferma di quella sentenza per Hrustic, difeso dall’avvocato Giuseppe de Lalla. In secondo grado l’uomo era anche stato assolto dall’accusa di maltrattamenti ai danni della moglie e delle figlie. Questa parte del verdetto è stata confermata stasera. La madre del bimbo era assistita nel processo come parte civile dal legale Patrizio Nicolò. Il caso Hrustic era stato il primo in Italia in cui era stato contestato il reato di tortura nell’ambito delle violenze in famiglia.

Accusa cancellata in secondo grado, così come quella di omicidio. Imputazioni che avevano retto, invece, in primo grado nel maggio 2021. Oggi la Cassazione ha stabilito che ci sarà un appello ‘bis’ per rivalutare quelle accuse che erano state spazzate via. Bisognerà attendere le motivazioni della Suprema Corte per comprendere quali indicazioni darà sul punto.

L’atto di impugnazione davanti alla Suprema Corte era stato firmato dal sostituto procuratore generale di Milano Paola Pirotta, anche sulla base della giurisprudenza secondo cui infliggere a una persona acute sofferenze fisiche e psichiche nell’ambito di una relazione domestica, familiare o di coppia configura il reato di tortura privata. Stando all’indagine condotta all’epoca dei fatti dalla Squadra mobile e coordinata dalla pm di Milano Giovanna Cavalleri, il bambino per i due giorni precedenti alla morte aveva subito le violenze del padre. Come era stato ricostruito in uno degli atti dell’accusa, il padre lo avrebbe colpito con “calci e pugni”, gli avrebbe provocato “bruciature” sul corpo con l’estremità di sigarette accese e gli avrebbe anche ustionato i piedi “con una fiamma viva”. A uccidere il bambino sarebbero stati, poi, alcuni colpi sulla fronte.

I giudici milanesi di secondo grado, pur ravvisando la crudeltà, avevano, invece, ritenuto, come scritto nelle motivazioni, che “la violenza genetica della frattura cranica (il colpo che avrebbe causato la morte, ndr)” e il resto delle lesioni si inseriscono “perfettamente in una unitaria condotta di maltrattamenti”. E non avevano riconosciuto né la tortura né l’omicidio. La Corte aveva anche ricondotto le ustioni ai piedi del piccolo a “un incidente domestico” causato da piastre elettriche lasciate incustodite nell’appartamento alla periferia di Milano dove la famiglia viveva. Verdetto stasera annullato con rinvio dopo l’udienza che si era tenuta in mattinata.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cronache

La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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Napoli omaggia Papa Francesco: murale, statua e una piazza a suo nome

Napoli rende omaggio a Papa Francesco con un murale a Largo Maradona, una statua dello scultore Domenico Sepe e la proposta di intitolare uno slargo a Capodimonte. Un legame profondo tra il Papa argentino e la città partenopea.

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Da Sud a Sud. Napoli si mobilita per onorare la memoria di Papa Francesco, il “Papa del Sud del mondo”, con una serie di iniziative che uniscono istituzioni, artisti e cittadini in un abbraccio simbolico alla figura del pontefice argentino. Una celebrazione che sottolinea il legame speciale tra la città partenopea e il Papa venuto dalla fine del mondo.

Il murale a Largo Maradona: Francesco e Maradona uniti in un abbraccio

Nel cuore dei Quartieri Spagnoli, a Largo Maradona, sta per nascere un murale che ritrae Papa Francesco e Diego Armando Maradona abbracciati, ispirato a una celebre fotografia. L’iniziativa è promossa da La Bodega de Dios, associazione che cura il sito simbolo del culto popolare dedicato al Pibe de Oro.
A realizzare l’opera sarà lo street artist argentino Juan Pablo Gimenez, già autore di numerosi ritratti di Diego. «Sarà un omaggio al Papa argentino nella città di Maradona – racconta Gimenez –. Conto di completarlo entro due settimane». Un segno tangibile dell’unione tra il sacro e il profano, tra la fede e la passione popolare che animano Napoli.

Una statua in bronzo per raccontare la speranza

Anche l’arte scultorea si mobilita. L’artista Domenico Sepe sta lavorando a una statua a grandezza naturale dedicata a Papa Francesco. «Sarà un’opera in bronzo che racconterà il tema della speranza – spiega Sepe –. Mi piacerebbe che fosse ospitata nel Duomo di Napoli o in un’altra chiesa cittadina». La scultura, nata da un’idea personale dell’artista, sarà completata subito dopo l’estate e rappresenterà un ulteriore ponte tra Napoli e il suo Papa.

In consiglio comunale la proposta di intitolare uno slargo

Anche il Consiglio comunale di Napoli si muove per rendere omaggio a Bergoglio. È pronta infatti una proposta per intitolare a Papa Francesco lo slargo davanti alla Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, nota anche come la “piccola San Pietro” per la sua somiglianza con la basilica vaticana.
Il documento, firmato dal consigliere Gennaro Demetrio Paipais del gruppo “Manfredi sindaco”, impegna il sindaco e la giunta ad avviare subito l’iter per la deroga alla norma che richiederebbe dieci anni dalla scomparsa per un’intitolazione. «Il rapporto tra Papa Francesco e Napoli è stato profondo e ricco di significati», si legge nella proposta, che potrebbe essere votata già nelle prossime ore con il consenso unanime dell’assemblea.

Un legame profondo tra Napoli e Papa Francesco

Le due visite pastorali di Francesco a Napoli hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva, soprattutto tra i più fragili. Ora, in una città dove il sacro e il popolare si intrecciano senza confini, l’omaggio al Papa argentino assume un significato ancora più intenso, rendendo visibile la gratitudine di Napoli a chi ha incarnato la speranza dei popoli del Sud.

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