Mohanad, undici anni, di famiglia egiziana, era “un ragazzino spensierato che gironzolava in un luogo conosciuto, in una notte d’estate”, in sella alla sua bicicletta, poco distante dal ristorante in cui lavorava il padre. Intorno alla mezzanotte del 9 agosto, in via Bartolini, a Milano, la vita di quel “ragazzino spensierato”, come e’ definito nell’ordinanza che ha portato in carcere il suo investitore, e’ stata stroncata da Nour Amdouni, 20 anni, che, prima indagato a piede libero per omicidio stradale con l’aggravante della fuga, e’ stato arrestato, nel giorno del funerale del piccolo. Non gli e’ valsa la mossa di costituirsi, “per calcolo” dopo quattro ore dalla tragedia. Il gip di Milano Fiammetta Modica sottolinea che, nell’occasione, il giovane, che era alla guida di una Smart intestata a una societa’ svizzera di proprieta’ di un suo amico e aveva a bordo la fidanzata, si e’ dimostrato “totalmente privo di umanita’ e pieta’”, fuggendo, mentre le indagini degli agenti della Polizia Locale hanno accertato che aveva assunto cannabinoidi, non aveva mai conseguito la patente e guidava anche con una gamba ingessata. Il comportamento del ragazzino in sella alla bicicletta, dalle immagini strazianti registrate dalle telecamere di sorveglianza invece “appare normale, senza manovre improvvise o una velocita’ sostenuta”. “La zona era ben illuminata e praticamente deserta, le circostanze climatiche erano perfette e il campo visivo ampio e senza ostacoli – spiega il giudice – . Le manovre del ragazzino poco prima della sua morte sono immortalate dal sistema di videoripresa e si nota lo stesso fare dei cerchi, almeno due, sulla sede stradale e procedere ad andatura normale, girovagando” . Amdouni, con precedenti penali e di polizia per vari reati, hanno ricostruito gli agenti della Locale coordinati dal pm Rosario Ferracane, andava a una velocita’ “non inferiore a 90 chilometri all’ora” in una zona dove il limite e’ di 50. Poco dopo l’incidente aveva lasciato l’auto danneggiata (sul posto dell’impatto era stata trovata la targa anteriore) e con la fidanzata aveva preso un taxi per tornare nei pressi di via Bartolini, “verosimilmente” per verificare quanto successo mentre nel suo telefonino, sono state trovate delle ricerche, “incidente Milano” prima che si costituisse per evitare un fermo, correttamente per il gip non effettuato dagli agenti della Polizia locale. La sua “mancanza di lucidita’ e di prontezza di riflessi derivanti dall’assunzione di droga, unitamente ad una condotta di guida imprudente hanno sicuramente influito sulla capacita’ di avvistamento dell’ostacolo prima ancora che sulla capacita’ di porre in essere una possibile manovra di emergenza”. Nessuna frenata prima dell’incidente, cha ha scagliato il corpo del bambino a decine di metri. “Sia questa tragedia di monito a chi si mette alla guida di un veicolo, qualsiasi esso sia – ha commentato l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli -. La strada puo’ essere pericolosa. Dobbiamo lavorare sempre di piu’ per la sicurezza stradale, per controllare chi guida in strada e per prevenire. Intanto dobbiamo far sapere che chi si comporta cosi’ viene individuato e abbiamo un sistema che riesce a individuare e provare. Ma dobbiamo ancora fare molto in controlli e prevenzione”. (