Collegati con noi

Esteri

Biden-Harris attaccano, Trump minaccia per la democrazia

Pubblicato

del

Sale la tensione nella campagna elettorale americana, con una escalation di attacchi reciproci tra i due ticket presidenziali, dopo che Kamala Harris avanti per la prima volta oltre il margine di errore in un sondaggio della Marquette Law School (53% a 47%) ha neutralizzato anche il vantaggio di Donald Trump nelle folle oceaniche ai comizi. Joe Biden e la sua vice hanno rilanciato l’allarme della minaccia Trump per la democrazia. Mentre il tycoon, deluso dal suo vice JD Vance e frustrato dallo slancio del tandem democratico che lo sta oscurando mediaticamente, cerca di riprendersi la scena con una maxi conferenza stampa show a Mar-a-Lago. Anche per dimostrare che lui non si sottrae alla stampa, come invece sta facendo la sua rivale Kamala da quando è diventata la candidata del partito. “Se Trump perde, non sono affatto sicuro che ci sarà una transizione pacifica”, ha detto il presidente in una intervista a Cbs, che andrà in onda integralmente domenica ma di cui è stato anticipato un passaggio.

“Noi non lo prendiamo sul serio ma lui invece parla seriamente, tutte quelle cose del tipo ‘se perdiamo ci sarà un bagno di sangue'”, ha messo in guardia parlando del tycoon, che non ha mai riconosciuto la sua sconfitta nel 2020 e che è sotto processo per l’assalto dei suoi fan al Capitol. Nel comizio col suo vice Tim Walz a Detroit, dove ha ricevuto anche l’endorsement del potente sindacato dell’auto, Harris ha rincarato la dose: “Donald Trump ha promesso apertamente che, se rieletto, sarà un dittatore il primo giorno, che userà la giustizia contro i suoi nemici politici … e che, cito, ‘abrogherà la costituzione'”, ha ricordato Kamala, ammonendo che “chi propone l’abrogazione della costituzione non dovrebbe mai più avere l’opportunità di stare dietro il sigillo del presidente degli Stati Uniti”. Harris ha dato anche una lezione di correttezza politica mettendo fine al coro dei suoi fan che gridavano “lock him up” (incarceratelo) contro Trump, a differenza di quanto faceva il tycoon quando lo urlavano i suoi sostenitori contro la sua rivale Hillary Clinton: “Se ne occuperanno i tribunali, noi lo batteremo a novembre”, ha detto.

La candidata presidenziale dem ha inoltre zittito alcuni contestatori filo palestinesi che gridavano “Kamala non puoi nasconderti, noi non voteremo per il genocidio”: “Sono qui perchè credo nella democrazia. Credo che ogni voce conti. Ma ora sto parlando io”, ha replicato perentoriamente, prima di definire lei e Walz come “guerrieri gioiosi” che combattono per la classe media, le libertà, il welfare. “Usa, Usa”, hanno intonato i circa 15 mila fan, una delle folle entusiaste che Harris ha saputo resuscitare facendo rivivere per certi versi i tempi di Obama e togliendo a Trump questo primato esclusivo di cui andava fiero. Il tandem Gop fatica a trovare efficaci linee di attacco, a parte nomignoli, offese e l’ormai logora accusa che i due rivali sono estremisti di sinistra che faranno diventare gli Usa un paese comunista.

Vance ha provato a sporcare l’immagine di Walz sul suo passato poco eroico nella Guardia nazionale o sui suoi legami con la Cina, ma sono stati quasi dei boomerang. Mentre su di lui continuano ad uscire notizie imbarazzanti, dai suoi rapporti con complottisti di destra come Charles Johnson ai suoi investimenti in start-up biotech che utilizzano le staminali, in contrasto quindi con la sua fede e la sua posizione sull’aborto. Rischia di diventare un flop anche l’attacco sulle proteste che infiammarono Minneapolis dopo la morte di George Floyd: nella registrazione di una conference call diffusa da Abc, Trump loda la risposta di Walz, allora governatore del Minnesota. Al tycoon forse non resta che puntare direttamente sul duello tv: “Smaschererò Kamala durante il dibattito nello stesso modo in cui ho smascherato il corrotto Joe, Hillary e tutti gli altri durante i dibattiti. Solo che penso che con Kamala sarà più facile!”, promette su Truth.

Advertisement

Esteri

Sondaggio Nyt, tasso di approvazione per Trump crolla al 42%

Pubblicato

del

Il consenso di Donald Trump crolla al 42%, secondo un sondaggio New York Times-Siena college condotto tra il 21 e il 24 aprile su 913 elettori registrati: il 42% approva il suo operato, mentre il 54% lo disapprova (il 5% non sa o non risponde). E solo il 36% pensa che gli Usa siano nella giusta direzione, il 53% crede il contrario (l’11% non sa o non risponde). Quanto al suo secondo mandato, il 66% del campione lo definisce caotico, il 59% preoccupante e solo il 42% eccitante.

Continua a leggere

Esteri

Trump, Mosca e Kiev si incontrino per concludere accordo

Pubblicato

del

“Appena atterrato a Roma. Una buona giornata di colloqui e incontri con Russia e Ucraina. Sono molto vicini a un accordo e le due parti dovrebbero ora incontrarsi, ad altissimo livello, per ‘concluderlo’. La maggior parte dei punti principali è stata concordata. Fermate lo spargimento di sangue, ora. Saremo ovunque sia necessario per contribuire a porre fine a questa guerra crudele e insensata!”: lo scrive Donald Trump su Truth dopo essere arrivato a Roma per i funerali del Papa.

Continua a leggere

Esteri

Figlio del vicedirettore della Cia ucciso in Ucraina, era inquadrato nell’esercito russo

Pubblicato

del

Un 21enne americano, Michael Alexander Gloss, figlio di un’alta dirigente della Cia e di un veterano della guerra in Iraq, è stato ucciso a Donetsk lo scorso aprile mentre combatteva con l’esercito russo contro gli ucraini. Lo scrive il Washington Post, riferendo che la morte è stata resa nota da iStories, un sito web indipendente di giornalismo investigativo russo con sede all’estero. La madre è Juliane Gallina, vicedirettrice Cia per l’innovazione digitale, il padre è Larry Gloss, capo di un’azienda di tecnologie per la sicurezza fisica. Michael ha lottato per gran parte della sua vita con la malattia mentale, ha detto Gloss.

Il padre ha raccontato al giornale della capitale Usa che il figlio era un pacifista amante di Bob Dylan che voleva salvare l’ambiente, un giovane che “non avrebbe fatto male a una pulce”. Un anno fa, nell’aprile 2024, Michael Gloss è stato ucciso a Donetsk: è stato uno dei pochi americani ad aver combattuto con le forze di Mosca nella guerra contro l’Ucraina. Insolito per il figlio di un alto funzionario della Cia e di un veterano della guerra in Iraq, cresciuto in una confortevole periferia di Washington. “Se aveste conosciuto nostro figlio, era il giovane anti-establishment e anti-autorità per eccellenza fin dal momento in cui è venuto al mondo”, ha assicurato al Wp il padre, secondo cui intorno ai 17 anni Michael ha iniziato a ribellarsi ai “valori condivisi” dei suoi genitori, professionisti della sicurezza nazionale.

È stato con “incredulità e devastazione” che il padre e la madre hanno ricevuto la tragica notizia lo scorso giugno, consegnata personalmente da un funzionario del dipartimento di Stato per gli affari consolari. Fino a quel momento non avevano avuto la minima idea che si trovasse in Ucraina, tanto meno che stesse combattendo con l’esercito russo. “Per noi è stata una novità assoluta che fosse coinvolto in relazioni militari con la Russia”, ha dichiarato il padre. Michael è morto il 4 aprile 2024 per “enorme perdita di sangue” in un bombardamento di artiglieria, ha spiegato, citando il certificato di morte russo. “È morto correndo in aiuto di un compagno ferito, cercando di proteggerlo. Questo era il classico Michael”.

L’agenzia di Langley ha rilasciato una breve dichiarazione oggi. “La Cia considera la scomparsa di Michael una questione privata e familiare, non una questione di sicurezza nazionale. L’intera famiglia della Cia è addolorata per la loro perdita”. Sebbene la famiglia abbia celebrato il funerale di Michael a dicembre, la sua morte in Ucraina durante un combattimento con l’esercito russo non è stata resa pubblica fino a venerdì, in un articolo pubblicato su iStories.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto