Collegati con noi

Esteri

Kiev risponde a Putin. L’Ue: ha il diritto di attaccare

Pubblicato

del

Mentre a Kursk continua a infuriare la battaglia, per la prima volta Kiev fa un riferimento implicito all’incursione lanciata da tre giorni in territorio russo: “La Russia ha portato la guerra sulla nostra terra, e ne deve sentire” le conseguenze, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky. E il suo consigliere Mykhaylo Podolyak ha affermato che ogni attacco e bombardamento è solo il risultato della “aggressione” di Mosca. Sulla stessa linea l’Unione europea: “l’Ucraina sta combattendo una legittima guerra di difesa contro l’aggressione illegale” e quindi, ha detto un portavoce della Commissione, ha “il diritto” di attaccare il territorio nemico. Una posizione diversa da quella più prudente espressa dagli Usa, che avevano detto di non essere stati avvertiti in anticipo dagli ucraini e di volere chiedere spiegazioni all’esercito di Kiev.

Un riflesso della tensione che regna a Mosca per l’offensiva inaspettata – a cui secondo i vertici militari partecipano un migliaio di soldati appoggiati da mezzi corazzati – sono anche le parole dell’ex presidente Dmitry Medvedev, attuale vice segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, secondo il quale la Russia deve reagire puntando non solo a conquistare tutto il territorio delle quattro regioni ucraine annesse, ma muoversi “più a fondo” per arrivare a “Odessa, Kharkiv, Dnepropetrovsk, Nikolayev, verso Kiev e oltre”. Il ministero della Difesa di Mosca ha detto che gli ucraini cercano di avanzare nei distretti di Sudzha e Korenevo, ma sono sottoposti ai martellanti bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione russe, che colpiscono anche le riserve delle truppe di Kiev nella regione ucraina di Sumy, sull’altro lato del confine.

Secondo un bilancio di Mosca, dall’inizio dell’incursione, all’alba di martedì, gli ucraini hanno perso 660 militari e 82 veicoli corazzati, inclusi otto carri armati. Ma i resoconti dei blogger militari russi dipingono un quadro più fosco. Il canale Rybar, considerato vicino alle forze armate, afferma che, dopo essersi impadroniti di diversi villaggi, gli invasori hanno ora “sotto quasi completo controllo” anche Sudzha, un centro di oltre 5.000 abitanti distante otto chilometri dalla frontiera. A Sudzha è situata una stazione di transito dell’ultimo gasdotto che pompa gas russo in Europa attraverso l’Ucraina (che tra l’altro continua ad essere pagata da Mosca per i diritti di transito). La possibile minaccia alla conduttura ha fatto salire di oltre il 5% il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam fino a 40,43 euro al megawattora, nuovo massimo dell’anno.

La Gazprom, la maxi compagnia statale russa del settore, ha fatto sapere tuttavia che il flusso continua regolarmente, Si continuano intanto a contare i morti civili nei bombardamenti dalle due parti che accompagnano i combattimenti. Il vice governatore ad interim di Kursk, Andrey Belostotsky, ha detto che quattro persone sono morte negli attacchi ucraini. Secondo la diocesi locale della Chiesa ortodossa russa, una persona è deceduta nel bombardamento sull’antico monastero di San Nicola Belogorsky nel villaggio di Gornal, non lontano da Sudzha. Un altro civile è rimasto ucciso e uno ferito in un attacco sulla regione russa di Belgorod, secondo il governatore. Le autorità ucraine segnalano invece almeno cinque persone morte nei bombardamenti russi, di cui due nella regione di Sumy. Sono 3.000 i civili finora evacuati dalle aree dei combattimenti in territorio russo, contro i 6.000 fatti sgomberare in quello ucraino.

I primi caccia F-16 forniti da Paesi occidentali all’Ucraina hanno intanto sorvolato il distretto di Kakhovka, nella regione meridionale di Kherson, occupata dai russi, secondo quanto annunciato dal capo del distretto, Pavel Filipchuk. Lo stesso Filipchuk ha affermato che i sorvoli, in corso da ieri, hanno solo lo scopo di “seminare il panico”, e ha quindi invitato la popolazione a mantenere la calma. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che “gli F-16 sono già nei cieli ucraini e ce ne saranno altri”.

Advertisement

Esteri

Hezbollah attacca in Galilea, Sinwar ringrazia Nasrallah

Pubblicato

del

Il centro del conflitto mediorientale, mentre a Gaza continua un’emergenza umanitaria senza precedenti, si sposta verso nord, con Israele che allarga sempre più il fronte verso Cisgiordania, Libano e Siria, e gli Hezbollah libanesi sono sempre più coinvolti nello scontro. L’aeronautica militare israeliana ha colpito oggi in modo massiccio vari obiettivi attribuiti agli Hezbollah in Libano (con almeno un morto e 7 feriti, tra cui 4 bambini secondo Beirut) e altri nel sud della Siria dove, secondo il New York Times, domenica scorsa Israele avrebbe usato anche forze speciali per distruggere un impianto per la produzione di missili di Hezbollah vicino al confine libanese, facendo vittime.

Venerdì mattina, in risposta all’attacco israeliano di ieri su Kfar Joz, nel sud del Libano e nel quale sono stati uccisi due combattenti di Hezbollah e un bambino, il movimento filoiraniano ha attaccato una base israeliana in Galilea. In una nota ha affermato di aver lanciato uno “sciame di droni” sulla base Filon a sud-est di Safed, che a loro dire ospita “il quartier generale della 210/a divisione” dell’esercito israeliano. Sostenendo peraltro di aver “causato vittime”, circostanza negata da Israele. Il capo di Hamas, Yahya Sinwar, ricercato numero uno di Israele, avrebbe inviato nei giorni scorsi al leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, una lettera di ringraziamento e di apprezzamento per il sostegno dato dall’organizzazione filoiraniana libanese dall’inizio della guerra contro Israele.

“La beata processione dei martiri – si legge nella missiva secondo i media israeliani, che citano l’emittente libanese filo-Hezbollah al-Mayadeen – crescerà in forza e in potenza nella lotta contro l’occupazione nazi-sionista”, avrebbe scritto il leader di Hamas, e s’impegna a combattere il “progetto sionista” insieme al resto del cosiddetto asse della resistenza anti-Israele “fino a quando l’occupazione non sarà sconfitta e spazzata via dalla nostra terra e il nostro Stato indipendente con piena sovranità non sarà stabilito con Gerusalemme come capitale”. Non si placano intanto gli attacchi israeliani in Cisgiordania, dove un cecchino avrebbe colpito un membro dello staff dell’Urwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi da tempo nel mirino di Israele che accusa la presenza tra le sue fila di affiliati di Hamas.

La Cisgiordania – ha denunciato l’agenzia, che intanto ha completato con grande fatica la prima fase di un programma antipolio tra i bambini di Gaza – “sta vivendo livelli di violenza senza precedenti, mettendo a rischio le comunità”. A Gaza, secondo l’agenzia palestinese Wafa, oggi sono morti almeno 6 civili in raid israeliani su Rafah e Nuseirat. Mentre a Istanbul è arrivata la salma dell’attivista turca-americana uccisa durante una protesta in Cisgiordania e domani si terranno i funerali.

A Tel Aviv intanto i parenti degli ostaggi continuano a reclamare un cessate il fuoco e la restituzione dei loro cari, mentre anche la Cina, con il ministro della Difesa Dong Jun, ha affermato che “i colloqui di pace e la soluzione politica sono l’unica soluzione” in Palestina come in Ucraina. Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha invece riunito alla Moncloa i ministri del Gruppo di contatto arabo-islamico per Gaza alla quale ha partecipato anche l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue uscente, Josep Borrell. “La comunità internazionale deve fare un passo decisivo verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente”, ha detto Sanchez, basata sulla soluzione a due Stati. Il Cile infine si è associato all’iniziativa promossa dal Sud Africa contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia per presunto genocidio.

Continua a leggere

Esteri

Usa, uccisi quattro leader dell’Isis in Iraq

Pubblicato

del

Gli Stati Uniti hanno ucciso quattro leader dell’Isis in Iraq alla fine di agosto. Lo afferma il Centcom. “Restiamo impegnati a una sconfitta duratura dell’Isis, che continua a minacciare gli Stati Uniti, i nostri alleati e partner e la stabilità regionale”, ha detto il generale Michael Erik Kurilla, capo del Centcom.

Continua a leggere

Cronache

Messico, 15 morti per la guerra interna del cartello di Sinaloa

Pubblicato

del

Un totale di 14 fascicoli d’inchiesta aperti e 15 morti. È questo l’ultimo bilancio della violenta guerra iniziata lunedì tra i Chapitos e i Mayos, le due fazioni in cui si è spaccato il cartello di Sinaloa e facenti capo, rispettivamente, al “Chapo” Guzmán e al “Mayo” Zambada, entrambi detenuti negli Stati Uniti. A confermarlo ai media locali è stata la Procuratrice della Repubblica, Claudia Zulema Sánchez. “Da lunedì ad oggi sono stati registrati 15 omicidi”, ha dichiarato. Lo scorso 9 settembre, il governatore di Sinaloa Rocha Moya era stato costretto a sospendere le lezioni in tutte le scuole e università della capitale Culiacán e aveva chiesto rinforzi militari a Città del Messico per garantire la sicurezza dei cittadini. Oggi sono stati recuperati due cadaveri, uno dei quali decapitato e con segni di tortura in diverse parti del corpo nei pressi del Parco 87, una nota zona verde di Culiacán dotata di attrazioni tra cui scivoli, piscine e un ‘giardino della pace’.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto