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Ambiente

Biden a Cop27: lottare per il clima è un imperativo

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Lottare contro il cambiamento climatico è un imperativo, e gli Stati Uniti faranno la loro parte, in patria e all’estero. Joe Biden è arrivato alla Cop27 di Sharm el Sheikh per riaffermare la leadership degli Stati Uniti sulle politiche per il clima. Insomma per dire che l’America c’è. Il presidente americano non aveva partecipato al vertice dei capi di Stato e di governo il 7 e l’8, ma non ha voluto mancare alla conferenza, facendo tappa in Egitto sulla strada per il vertice Asean in Cambogia e il G20 a Bali. Nel suo intervento, Biden si è vantato di aver introdotto la prima normativa ambientale negli Usa nel 1986, e di aver fatto passare quest’anno “il più importante disegno di legge sul clima della nostra storia, l’Inflation Reduction Act”. Poi ha chiesto scusa per l’uscita dall’Accordo di Parigi voluta da Trump, e ha garantito che “gli Stati Uniti raggiungeranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030”. In particolare “ridurranno le emissioni di metano dell’87%”. Gli Usa aumenteranno i finanziamenti al fondo per il clima da 100 miliardi di dollari all’anno previsto dall’Accordo di Parigi, ma anche ai paesi africani e alla transizione ecologica dell’Egitto. Per Biden “lottare contro il cambiamento climatico è imperativo”, “riguarda la sicurezza umana, economica e sociale”. E per tagliare le emissioni di gas serra “ogni Paese deve fare un passo avanti”. Anche perché, ha spiegato, la guerra in Ucraina “accresce l’urgenza” di abbandonare i combustibili fossili. Proprio oggi, due rapporti presentati alla Cop27 hanno spiegato quanto sia grave la crisi climatica, e quanto sia urgente impegnarsi per fermarla. Global Carbon Project, un network internazionale di istituti di ricerca, ha rivelato che le emissioni globali di CO2 aumenteranno di circa lo 0,8% nel 2022 rispetto al 2021. Le cause sono le emissioni dalle fonti fossili che crescono, e quelle dall’uso del territorio che rimangono costanti. L’aumento quest’anno sarà dovuto a un piccolo incremento negli Stati Uniti, e a un più largo incremento in India e nel resto del mondo. Insomma, invece di andare avanti sul taglio dei gas serra, il mondo resta fermo. Secondo il Global Carbon Project, se i livelli attuali di emissioni non verranno ridotti, in nove anni esauriremo tutto il budget di carbonio ancora disponibile per mantenere il riscaldamento entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Cioè, mancheremo l’obiettivo fissato l’anno scorso in pompa magna da tutti i paesi del mondo alla Cop26 di Glasgow. La crisi climatica quindi va avanti, e le conseguenze le ha spiegate l’Organizzazione meteorologica mondiale. A Sharm ha presentato uno studio sulle perdite e i danni (loss and damage) l’anno scorso in Asia per gli eventi estremi dovuti al clima. Nel 2021 ci sono stati oltre 100 disastri naturali in Asia, fra alluvioni, siccità e frane. I morti sono stati circa 4.000, le persone colpite 48,3 milioni, i danni 35,6 miliardi di dollari. Ma quello che impressiona di più è l’aumento vertiginoso l’anno scorso dei danni economici da questi eventi rispetto alla media dei vent’anni precedenti (2001-2020): +63% per la siccità, +23% per le alluvioni, +147% per le frane. La crisi climatica morde sempre di più, e chi paga il prezzo maggiore sono gli stati più poveri. In questo quadro scoraggiante, un po’ di speranza l’ha data un’analisi della società di consulenza McKinsey. Nel 2022 le energie rinnovabili hanno attratto circa 500 miliardi di dollari di investimenti, superando per la prima volta gli investimenti nei sistemi a combustibili fossili (pari a 450 miliardi di dollari). Ma per arrivare a zero emissioni nette, gli investimenti sulle fonti pulite dovrebbero passare da un rapporto 1 a 1 con quelle fossili a un rapporto 4 a 1.

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Istituito dal ministro Gilberto Pichetto il 25/o Parco nazionale, è quello del Matese

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Nasce il 25/o parco nazionale italiano, è quello del Matese, area protetta tra Campania e Molise per 87.897,7 ettari. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha firmato il decreto che individua “la perimetrazione, la zonizzazione e le misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Matese”. Lo rende noto un comunicato del Mase. Il provvedimento, in ottemperanza alla pronuncia del Tar del Lazio dell’ottobre 2024, spiega la nota, “è il frutto del lavoro e della concertazione che ha coinvolto, oltre il Mase, l’Ispra e numerosi enti territoriali interessati: 52 amministrazioni comunali, quattro province e due Regioni. Viene così ampliato il vecchio Parco Regionale, entrato in funzione solamente nel 2002, a causa della mancata approvazione delle norme attuative della legge regionale, e che si estendeva su una superficie di oltre 33mila ettari”.
“La firma di oggi, nella Giornata della Terra – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto – afferma in concreto il valore della biodiversità del nostro Paese: il Matese è uno scrigno di natura e cultura, che entra formalmente nella lista dei Parchi nazionali, aprendosi a una visione di sviluppo nuova che vogliamo costruire con la forte condivisione di istituzioni e comunità locali”. “Da oggi il territorio acquisirà – ha aggiunto il sottosegretario Claudio Barbaro a cui il Mase ha attribuito la delega alle aree protette – una visibilità nazionale e il trasferimento di notevoli risorse, al fine di rendere il Parco anche un’occasione, tra le altre cose, di rilancio turistico.
Il Mase, con il nuovo Governo, ha costituito l’Area marina protetta di Capospartivento, il Parco Ambientale di Orbetello e adesso il Parco Nazionale del Matese, a dimostrazione che esiste una strategia e una visione precisa sullo sviluppo delle aree da tutelare, pur nel convincimento che fra l’uomo e il territorio occorra consolidare un equilibrio che sappia preservare sia la natura che lo sviluppo” ha rilevato Barbaro. L’ultimo Parco nazionale istituito in Italia è stato quello dell’Isola di Pantelleria, nel 2016.

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Efficienza energetica e valore degli immobili: in Italia cresce la consapevolezza, ma resta indietro il 75% del patrimonio edilizio

Ristrutturare conviene: +43% di valore per gli immobili efficienti. Risparmi per le famiglie fino a 19 miliardi l’anno.

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In Italia, tre edifici su quattro restano in classi energetiche basse, nonostante il miglioramento registrato tra il 2018 e il 2023, con un aumento degli immobili in classe A dal 8% al 15%. Lo rivela l’ultima analisi della Community Smart Building di Teha Group, che mette in luce le gravi conseguenze in termini economici, ambientali e sociali legate al ritardo del Paese nell’efficientamento del parco immobiliare.

Gli immobili efficienti conquistano il mercato

Il mercato immobiliare premia sempre di più l’efficienza energetica. Le compravendite di edifici nuovi in classe A o B sono passate dal 49% al 70% in dieci anni, mentre quelle di immobili ristrutturati ad alta efficienza sono salite dal 7% al 38%. Di conseguenza, anche il valore medio di mercato cresce:

  • 2.316 euro/m² per edifici ristrutturati

  • 1.615 euro/m² per edifici abitabili

  • 1.290 euro/m² per edifici da ristrutturare

Un divario che evidenzia la valorizzazione degli immobili smart e sostenibili, capaci di coniugare risparmio energetico e riduzione dell’impatto ambientale.

Povertà energetica: 5,3 milioni di italiani in difficoltà

Nonostante gli sforzi, l’Italia resta tra i Paesi UE più colpiti dalla povertà energetica, con l’8,8% delle famiglie che non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Un dato preoccupante, legato all’elevata percentuale di edifici inefficienti e ai costi energetici crescenti, aggravati da redditi insufficienti.

L’efficienza come opportunità economica

Secondo l’analisi del Teha Group, l’efficientamento energetico degli edifici può ridurre i consumi energetici fino al 29% e quelli idrici fino al 5%, generando un risparmio netto stimato tra i 17 e i 19 miliardi di euro annui per famiglie e sistema economico.

Benedetta Brioschi, responsabile della Community Smart Building, sottolinea:
“Il rinnovamento green e smart degli edifici è una necessità, ma anche una grande opportunità. Il Real Estate si sta già muovendo, ma servono ulteriori investimenti pubblici e privati per accelerare il cambiamento”.

Serve un’azione condivisa tra istituzioni, imprese e cittadini

Il report invita a superare il modello del solo pensiero (“think tank”) e diventare un “act tank”, in grado di influenzare concretamente le scelte dei policy maker. La collaborazione tra governo, aziende e cittadini è essenziale per trasformare il patrimonio immobiliare italiano in una leva di sostenibilità e benessere diffuso.

(La foto in evidenza è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Primo filmato di un calamaro colossale negli abissi, è cucciolo

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Filmato per la prima volta uno dei più elusivi e misteriosi abitanti degli abissi: si tratta del calamaro colossale Mesonychoteuthis hamiltoni, l’invertebrato più pesante al mondo, che può raggiungere i 7 metri di lunghezza e i 500 chili di peso. La sua esistenza era nota da un secolo, ma finora nessun esemplare vivo era mai stato visto nuotare nel suo habitat naturale. La svolta è arrivata lo scorso 9 marzo, quando un cucciolo lungo appena 30 centimetri è stato ripreso a 600 metri di profondità nell’Oceano Atlantico meridionale dal robot subacqueo SuBastian dello Schmidt Ocean Institute.

L’inaspettato incontro è avvenuto mentre i ricercatori a bordo della nave ‘Falkor (too)’ stavano conducendo una spedizione di 35 giorni vicino alle Isole Sandwich Australi per censire nuove forme di vita marina. Il video ottenuto grazie al robot sottomarino rappresenta la prima testimonianza dell’esistenza in vita di questo animale (più grosso del celebre calamaro gigante), che fino a oggi era stato documentato solo attraverso esemplari morti o osservazioni indirette.

“È emozionante vedere il primo filmato in situ di un giovane esemplare di calamaro colossale: per cento anni li abbiamo incontrati principalmente come prede rimaste negli stomaci di balene e uccelli marini e come predatori di merluzzi catturati”, spiega la biologa marina Kat Bolstad dell’Università di Tecnologia di Auckland, una degli esperti indipendenti consultati dal team della spedizione scientifica per verificare il filmato. Una delle caratteristiche distintive del calamaro colossale è la presenza di uncini al centro delle sue otto braccia. I cuccioli hanno corpi trasparenti e uncini affilati all’estremità dei due tentacoli più lunghi, ma crescendo perdono il loro aspetto trasparente. Nel video si può notare l’iridescenza dei bulbi oculari che spiccano nel buio dell’oceano.

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