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Bambina di dieci mesi muore nel sonno ad Afragola: si indaga sulle cause del decesso

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Tragedia nella notte ad Afragola, nel rione Salicelle, dove una bambina di soli dieci mesi, che chiameremo Lia, è morta improvvisamente nel suo lettino. I genitori, svegliati da un suono di respiro affannoso, hanno subito chiamato i soccorsi. Purtroppo, nonostante gli sforzi dell’equipe medica, per la piccola non c’è stato nulla da fare.

L’intervento dei soccorsi e la disperazione dei familiari

Il drammatico episodio si è consumato nelle prime ore della notte, quando la madre della piccola Lia, insospettita dal respiro affaticato della bambina, ha allertato il servizio sanitario del 118. Sul posto è giunta un’ambulanza, e i medici hanno tentato in ogni modo di rianimare la piccola. Tuttavia, il cuoricino di Lia si è fermato per sempre, lasciando i genitori e il fratellino di cinque anni nel più profondo sconforto.

Indagini in corso: si ipotizzano cause naturali

La Procura di Napoli Nord, sotto la guida del magistrato di turno Maria Antonietta Troncone, ha disposto il trasferimento della salma all’obitorio dell’ospedale San Giuliano di Giugliano, dove sarà eseguita l’autopsia. L’esame autoptico, previsto nelle prossime ore, potrebbe aiutare a chiarire le cause del decesso, per ora considerate naturali. Gli agenti del commissariato di Afragola, coordinati dal vice questore Gianvito Zazo, hanno ispezionato l’abitazione e raccolto le testimonianze dei genitori, una coppia senza precedenti con la giustizia. La speranza è che l’autopsia possa fornire dati utili anche per altre famiglie e medici, contribuendo alla prevenzione di casi simili.

La ricostruzione: un malore improvviso nel cuore della notte

La madre della piccola ha raccontato di essersi accorta della difficoltà respiratoria della figlia nel cuore della notte. La bambina, che fino alla sera non aveva mostrato alcun sintomo, era improvvisamente pallida, sudata e con il respiro corto. Il padre ha chiamato il 118, ma nonostante il rapido arrivo dei soccorsi, non è stato possibile salvarla. Ora, l’unica ipotesi rimasta sembra quella delle cause naturali, ma l’autopsia potrà fare maggiore chiarezza.

L’impatto sulla comunità e il sospetto della SIDS

La tragica vicenda ha colpito profondamente la comunità del rione Salicelle, dove si è registrato un clima di grande dolore e solidarietà verso i genitori. Il caso di Lia ha riportato l’attenzione su una condizione poco conosciuta ma temuta dai genitori: la Sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), nota anche come “morte in culla”. La SIDS colpisce improvvisamente bambini tra un mese e un anno di età e spesso rimane inspiegabile anche dopo approfondite indagini mediche. L’ultimo caso simile in Campania risale allo scorso maggio, quando un bambino di sette mesi, Filippo, fu trovato senza vita nella sua culla a Ischia. Anche allora l’autopsia confermò la SIDS come causa del decesso.

La sindrome della morte in culla: dati e prevenzione

La SIDS, secondo le stime del Ministero della Salute, ha un’incidenza limitata (1-1,5 casi ogni 1.000 nati vivi) e si è notevolmente ridotta grazie a misure preventive come la posizione supina durante il sonno dei neonati. La speranza è che le indagini su Lia possano fornire ulteriori elementi per comprendere meglio questa condizione e proteggere i neonati.

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Nuovo stop alla Funicolare Centrale, va sostituita di nuovo la fune: disagi per utenti e turisti

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Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.

Un nuovo problema dopo due anni e mezzo

Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.

Il silenzio di Anm e la reazione della politica

Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.

La fune da sostituire: spunta un’anomalia

Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.

Riapertura prevista il 30 aprile

La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.

Anche la Linea 6 in tilt

Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.

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La rivoluzione di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato Caivano

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Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.

La sfida iniziata dai banchi

All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.

Una serie tv per raccontare la sua storia

La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.

Una vocazione totale

Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.

“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”

«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».

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Traghettopoli, tra i beneficiari dei biglietti omaggio Tirrenia anche Beppe Grillo e il figlio

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Il comico non è indagato, ma il suo nome compare nelle carte dell’inchiesta genovese. Tra i beneficiari dei biglietti gratuiti concessi dalla compagnia di navigazione Tirrenia, emergono anche Beppe Grillo, suo figlio Ciro e i coetanei coinvolti con lui nella vicenda giudiziaria per il presunto stupro di una studentessa italo-norvegese nella villa sarda del fondatore del Movimento 5 Stelle. Il loro nome compare nelle carte di “Traghettopoli”, la maxi inchiesta della Procura di Genova coordinata dal pm Walter Cotugno, che indaga su un presunto sistema di favori e biglietti omaggio nel mondo dei trasporti marittimi.

Nessun indagato, ma l’ombra del privilegio

Grillo e gli altri non sono indagati, ma la loro presenza nella lista dei beneficiari rappresenta un elemento significativo dal punto di vista politico e simbolico. A far rumore è il coinvolgimento di chi, come Grillo, si è sempre presentato come il paladino della legalità e della lotta ai privilegi della casta. Il momento è delicato per l’ex comico, già ai margini del suo stesso movimento dopo la rivoluzione voluta da Giuseppe Conte, che ha preso le redini del partito.

34mila biglietti omaggio in sei anni

Secondo gli investigatori, in sei anni le compagnie del gruppo Onorato avrebbero distribuito quasi 34mila biglietti gratuiti. Un dato che, secondo la Procura, dimostrerebbe l’esistenza di un “meccanismo corruttivo impressionante”, con coinvolgimenti in diversi settori delle forze dell’ordine, delle capitanerie di porto, di almeno due magistrati e funzionari pubblici. I beneficiari ricevevano i biglietti in cambio di presunti trattamenti di favore.

Achille Onorato si avvale della facoltà di non rispondere

Nell’inchiesta è indagato anche Achille Onorato, figlio dell’armatore Vincenzo Onorato. Il giovane imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, senza che sia stata richiesta alcuna misura cautelare nei suoi confronti. Il suo nome compare accanto a quelli di dirigenti e referenti del gruppo Onorato che avrebbero avuto ruoli centrali nella gestione del sistema dei biglietti.

Il precedente: il caso archiviato a Milano

Nei mesi scorsi il tribunale di Milano ha archiviato un’altra indagine che vedeva coinvolti Beppe Grillo e Vincenzo Onorato per presunto traffico di influenze illecite. L’accusa sosteneva che Grillo, tra il 2018 e il 2019, avesse girato a tre parlamentari del Movimento richieste di aiuto da parte di Onorato, in cambio di contratti pubblicitari per promuovere la compagnia Moby sul suo blog. La Procura ha infine stabilito che non c’erano elementi sufficienti per procedere.

 

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