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Autovelox, caos sul decreto: Salvini sospende la norma che doveva fare chiarezza

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Doveva portare ordine nella giungla di multe e ricorsi, indicando ai Comuni un percorso chiaro e univoco. E invece il decreto del ministero dei Trasporti sugli autovelox, annunciato appena pochi giorni fa, è stato sospeso su indicazione diretta del ministro Matteo Salvini.

Il Mit ha spiegato che sul testo, in fase di trasmissione a Bruxelles, «sono necessari ulteriori approfondimenti». Ma la marcia indietro ha già provocato polemiche e incertezze tra associazioni di categoria, enti locali e automobilisti.

Il nodo degli autovelox omologati

Il decreto prevedeva che a partire da luglio 2024, tutti gli autovelox approvati dal 2017 in poi e già conformi alle nuove norme di taratura sarebbero stati automaticamente omologati, saltando altri passaggi burocratici. Invece, quelli più datati sarebbero stati spenti fino al completamento dell’iter di omologazione.

Una norma transitoria, ma potenzialmente esplosiva, soprattutto per il periodo estivo. Secondo l’Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), la misura avrebbe causato la disattivazione della stragrande maggioranza degli autovelox, compresi anche i Tutor 1.0 e 2.0 installati sulle autostrade italiane.

Il rischio: “liberi tutti” sulle strade

Secondo Asaps, «in piena estate e con l’esodo degli italiani per le vacanze, la sospensione dei controlli di velocità sarebbe un pericolo reale», dato che l’alta velocità resta tra le principali cause di incidenti.

Il decreto, pur con le sue criticità, avrebbe avuto il merito di limitare i ricorsi contro le multe rilevate dagli apparecchi più recenti. Ma al tempo stesso avrebbe bloccato l’utilizzo degli strumenti più vecchi, ancora ampiamente in uso su tutto il territorio nazionale.

Polemiche politiche e delle associazioni

Durissima Francesca Ghirra (Alleanza Verdi Sinistra): «Il ministro Fleximan-Salvini, che voleva limitare l’uso degli autovelox, ora fa i conti con le regole europee».

Non meno critiche le associazioni dei consumatori. Per il Codacons, il rinvio non fa che alimentare la confusione: «Gli enti locali continueranno ad usare apparecchi non omologati e gli automobilisti continueranno a presentare ricorsi».

Assoutenti propone invece la creazione di tavoli di conciliazione paritetica tra cittadini e Comuni, per ridurre il contenzioso amministrativo e trovare soluzioni condivise.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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