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Arresti sanità in Umbria, arrivano le prime ammissioni e il presidente della Regione accusa: mi hanno tradita

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Nell’indagine sui presunti concorsi pilotati all’ospedale di Perugia arrivano le prime testimonianze. La guardia di finanza sta infatti sentendo a tappeto i candidati vincitori dei concorsi e quelli esclusi, i presidenti delle commissione e i membri degli organismi. In diversi – secondo indiscrezioni – hanno cominciato a fornire i primi elementi. Forse facendo anche qualche ammissione. Dichiarazioni che gli investigatori ritengono comunque tutte da valutare. Nel merito e per la loro genuinità. Un lavoro complesso nel quale le testimonianze saranno incrociate con gli atti d’indagine già acquisiti. In particolare la notevole mole di intercettazioni telefoniche e ambientali frutto di almeno un anno d’indagine. Una sorta di puzzle che si va componendo.

Non hanno trovato invece riscontri investigativi che le pressioni sui vertici dell’Azienda ospedaliera siano arrivati da altri ambienti oltre ai politici locali del Pd. In una delle conversazioni intercettate il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca afferma: “la gastro va chiusa… vanno rinchiusi in galera tutti… non riesco a togliermi le sollecitazioni dei massimi vertici di questa regione a tutti i livelli… ecclesiastici, ecumenici, politici, tecnici. Se no a quest’ora c’avevo messo le mani sulla gastro altro che disposizioni di servizio dell’altra volta; tra la massoneria, la curia e la giunta non me danno tregua”.

Un’immagine nella quale si vede il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia Emilio Duca e quello amministrativo Maurizio Valorosi, entrambi ai domiciliari, passarsi un foglietto con accanto l’annotazione “domande” è stata pubblicata oggi dalla Nazione. E’ agli atti dell’indagine sui presunti concorsi ‘pilotati’ che ha coinvolto anche l’assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e l’ex segretario del Pd Gianpiero Bocci. Anche loro ai domiciliari mentre la presidente della Regione Catiuscia Marini è indagata a piede libero. La Nazione pubblica anche un’altra foto nella quale Duca appare accanto a un tecnico con in mano un’apparecchiatura mentre sta eseguendo una bonifica da possibili microspie nell’ufficio del dg. Le telecamere piazzate dalla guardia di finanza – secondo il quotidiano – immortalano il passaggio delle prove e le graduatorie dei concorsi da ritoccare, tutto corredato dalle trascrizioni dei colloqui captati. “Se ci intercettano sono cinque reati ogni ora” sostiene Duca in un’intercettazione riferita dal quotidiano. “Nostro malgrado dobbiamo dargli ragione” commentano i pm Mario Formisano e Paolo Abbritti nelle oltre 500 pagine di richiesta di misura cautelare. “Io obbedisco, io non e’ che… t’ascolto eh” afferma Duca in una telefonata con Marini. In un frame agli atti si vede la presidente di una commissione che consegna il 10 maggio 2018 a Duca una busta gialla: “abbiamo fatto le prove – dice – che se ci viene la mi’ figlia che domani deve dare la verifica di greco che non sa un c… di diritto amministrativo, tanto le fa”. E Duca: “purtroppo io devo fare di tutto per restare qui per altri 20 anni perche’ non posso consegnare questa azienda a nessuno”.

I vertici dell’Azienda ospedaliera di Perugia li scelse “sulla base di professionalita’ e competenza. Voglio ricordare che all’epoca subii fortissime pressioni per nominare altre persone, ma non mi piegai”. Lo spiega, in una intervista al Corriere della Sera, la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, indagata nell’ambito dell’inchiesta sulla sanita’ in Umbria. “Aspettiamo l’esito dell’inchiesta – invita Marini – Bisogna capire se cio’ di cui si parla sia riconducibile al conflitto politico o ai comportamenti delle persone. Certo che se dovesse essere confermata l’ipotesi dell’accusa mi sentirei tradita almeno due volte: dalle persone che ho scelto – spiega – ma anche da un sistema di controlli che evidentemente non ha funzionato. E’ un sistema complesso e articolato, ma perche’ tutto questo emerge solo con l’intervento dell’autorita’ giudiziaria?”. Sul fatto che il ministro della Salute inviera’ una task force per scoprire che cosa non ha funzionato, risponde: “Io per prima voglio capire come sono stati esercitati il potere e la funzione di controllo, in primo luogo quello gestionale-amministrativo”. “Politicamente – aggiunge – mi sento parte lesa, perche’ dopo otto anni di duro lavoro tutto viene messo in secondo piano, e si lascia campo libero alle strumentalizzazioni politiche di chi ha interessi solo elettorali, non alla verita’”.

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Cronache

il giornalista Marc Innaro e la censura Rai: Russia demonizzata, Europa marginale

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Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.

Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.

Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.

Nato, Ucraina e verità scomode

Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.

Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.

“La Russia non vuole invadere l’Europa”

Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.

Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.

“L’Europa doveva includere la Russia”

La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.

Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.

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Una 14enne precipita dal terzo piano e muore nel Tarantino

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Una ragazza di 14 anni è morta dopo essere precipitata dalla finestra al terzo piano dell’abitazione di Massafra (Taranto) dove viveva con i genitori. La ragazzina è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ma è deceduta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Il pm di turno, a quanto si è appreso, ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La madre, che era con lei nell’appartamento, l’avrebbe vista lanciarsi dalla finestra. L’attività investigativa è affidata ai carabinieri.

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Nove colpi contro l’auto di un incensurato a Nocera Inferiore

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Nove colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’auto a Nocera Superiore. Il fatto è accaduto nella frazione Citola. La vittima dell’intimidazione è un 30enne, incensurato. L’uomo, ascoltato dai carabinieri, non ha saputo fornire alcuna spiegazione su quanto accaduto. I militari del reparto Territoriale nocerino, guidati dal comandante Gianfranco Albanese, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. L’auto è stata posta sotto sequestro per consentire i rilievi. Non è escluso che i colpi siano partiti da due armi.

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