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Arrestato il parroco di Trentola Ducenta, è accusato di aver abusato di una bimba di 10 anni

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Lui si chiama Michele Mottola. È (forse meglio dire era) il parroco di Trentola Ducenta. Siamo nel Casertano. Don Mottola è stato arrestato per abusi su una bambina di 10 anni che frequentava la chiesa. Era stata la Diocesi di Aversa a inviare la prima segnalazione alla Procura sui presunti abusi commessi dal prete, che a maggio era stato sospeso dal servizio. A tirare fuori questa vicenda tanto grave è squallida fu la trasmissione “Le Iene”.

La ragazzina, che oggi ha 12 anni, aveva registrato gli abusi con il telefono. In pratica è stata lei a raccogliere elementi rilevanti che hanno portato all’arresto di don Michele: non voleva più le sue “attenzioni particolari” e così ha cominciato a registrare con il suo telefonino gli incontri con lui nella canonica della parrocchia. Il parroco era stato sospeso dalla diocesi a maggio e nei suoi confronti è stato avviato anche un processo canonico, tuttora in corso.

Tra le conversazioni registrare ce ne sono alcune inquietanti. “Lasciami stare”, “Ma è solo un gioco””Lasciami stare, non mi devi più toccare” è una delle frasi registrate dalla ragazzina mentre parlava con il prete. E lui: “E’ solo un gioco, non facciamo niente di male”. Dialoghi come questo sono finiti nel cellulare della minorenne, consegnato dai genitori ai poliziotti. Quelle frasi sono arrivate anche ai vertici della diocesi, che ha immediatamente sospeso don Michele dal servizio informando la Procura di Napoli. Gli investigatori hanno poi raccolto altre testimonianze sulla vicenda.

Nel corso di un drammatico incidente probatorio si è chiuso il cerchio sulla ricostruzione del caso. La ragazzina e il prete sono stati messi uno di fronte all’altro. La piccola ha confermato che gli abusi andavano avanti da tempo, mentre don Michele si è difeso dicendo che la minore stava farneticando. Nel frattempo i genitori della bimba si sono rivolti al programma “Le Iene” perché la vicenda venisse raccontata in tutta la sua drammaticità.  Per don Mottola la polizia di Aversa ha quindi eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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