Solo per 25 minuti l’Italia riesce a fronteggiare un’Argentina superiore, che porta a casa la coppa della ‘Finalissima’, vincendo a Wembley con un netto 3-0 (ma il punteggio avrebbe potuto essere più pesante), grazie ai gol di Lautaro al 28′, poi Di Maria (migliore in campo assieme a uno straordinario Messi) al 45′, e infine di Dybala, appena entrato, al 94′. I sudamericani sono forti, fisicamente e tecnicamente, e guidati da un Messi ispirato a cui alla fine manca solo il gol, e solo grazie a un paio di miracoli di Donnarumma. L’Italia è “da ricostruire”, come dice un triste Chiellini a fine partita, la sua ultima in azzurro. Per l’Italia è l’occasione di riscattarsi dalla delusione per il Mondiale mancato: un match da onorare nonostante le tante e pesanti assenze. In avanti Mancini affianca Raspadori a Belotti, supportati da Bernardeschi, mentre i sudamericani rispondono con Messi, Lautaro e Di Maria. L’Argentina ha il tifo dalla sua: sui 90mila di Wembley solo 10mila sono infatti i tifosi azzurri.L’Albiceleste parte più forte cercando subito di sfruttare la grandissima qualità in avanti, ma la difesa azzurra controlla senza andare in affanno. Al 5′ Messi conquista una punizione da buona posizione e si incarica di calciare, ma colpisce la barriera ben piazzata da Donnarumma. Al 12′ arriva per la prima volta al tiro l’Italia con Raspadori, ben servito da Jorginho, ma Martinez è attento e blocca a terra. Al 19′ Belotti viene anticipato di un soffio a un metro dalla porta da un grande intervento di Romero. Ma l’Italia sta crescendo, soprattutto nel palleggio. Al 21′ ancora Belotti inquadra la porta di testa ma il tiro è lento e il portiere argentino ha vita facile. Al 23′ una punizione dal limite di Raspadori si infrange sulla barriera. Nel miglior momento degli azzurri però è l’Argentina a colpire, al 27′, con un gol di Lautaro propiziato da una bella azione personale di Messi che si libera per il cross e mette la palla sui piedi della punta dell’Inter davanti alla porta.
Ora l’Italia deve inseguire, e già al 30′ Barella tenta un bel tiro da fuori che viene deviato in angolo dal portiere. Il match è equilibrato con l’Italia che spinge di più ma con i sudamericani sempre pericolosi ogni volta che ripartono, soprattutto con la stella Messi, che a tratti si accende, come sull’azione del gol. Al 45′ gli argentini puniscono di nuovo l’Italia con un’azione in velocità sull’asse Lautaro-Di Maria. Lautaro supera Bonucci e serve Di Maria, che batte sullo scatto proprio Chiellini e insacca. Le squadre vanno al riposo sul 2-0 per i sudamericani.La ripresa comincia senza Chiellini, che lascia la fascia di capitano a Bonucci. Mancini fa entrare Lazzari al suo posto, e inserisce anche Scamacca in avanti al posto di Belotti e Locatelli per Bernardeschi. L’Italia comincia bene ma non riesce a sfondare e gli argentini appaiono sempre più pericolosi quando conquistano il pallone. Al 56′ un retropassaggio sbagliato di Bonucci rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol: Donnarumma salva sulla linea ma emerge il timore della retroguardia azzurra quando viene messa sotto pressione dai fortissimi attaccanti argentini. Al 58′ un gran tiro da fuori di Locatelli, deviato, mette in difficoltà Martinez che però riesce a bloccare in presa. Al 60′ è Di Maria ad arrivare al tiro: lo piazza sotto l’incrocio ma Donnarumma con un intervento strepitoso evita il terzo gol argentino. Due minuti dopo ci riprova Di Maria dal limite, Donnarumma si oppone ancora. Al 63′ è il momento di Spinazzola, uno dei principali artefici della vittoria azzurra agli Europei: Mancini lo inserisce al posto di Pessina e così torna in Nazionale dopo i difficili mesi dell’infortunio. Al 64′ nuova grande azione dell’Argentina che libera al tiro Lo Celso, che però colpisce l’esterno della rete. Al 65′ Messi recupera palla al limite della sua area, fa tutto il campo e arriva al tiro, ma Donnarumma riesce a parare: l’Italia è in grossa difficoltà, pur provando sempre a costruire azioni d’attacco manovrate. Al 69′ ancora Messi arriva al tiro dal limite e il portiere azzurro si oppone di nuovo, sembra una sfida tra i due, compagni di squadra nel Psg. Al 73′ una nuova punizione dal limite viene calciata da Messi, ma finisce alta sopra la traversa. Al 80′ arriva al tiro Lo Celso ma Bastoni salva tutto. L’Italia ormai aspetta solo la fine di una punizione che non meritava, ma che Dybala, appena entrato, inasprisce con il suo gol al 94′. Una lezione da parte di una squadra di fenomeni che può andarsi a giocare il Mondiale in Qatar con tutte le carte in regola per vincerlo.
Dopo il brutto ko a Wembley dell’Italia contro l’Argentina di Messi la delusione del Ct azzurro Roberto Mancini e’ palpabile: “Nel primo tempo abbiamo commesso due errori sui gol, la partita fino a quel momento era stata equilibrata. Poi loro sono stati piu’ bravi e hanno comandato la partita”. Si poteva fare di piu’, nella ripresa? “Avremmo dovuto fare un gol per riaprire la partita, ma nella ripresa abbiamo fatto troppo poco per pensare di rimontare – ha risposto il ct azzurro – Ora cambieremo tante cose. Sara’ difficile creare subito un ciclo come il precedente, dovremo lavorare tanto per avere un livello alto. Dopo gli Europei abbiamo faticato tanto a far gol”. L’Argentina domina a Wembley e si aggiudica la ‘Finalissima’, il trofeo in palio tra i vincitori della Copa America e i campioni d’Europa. “Penso che lasceremo qualcuno dei ragazzi in vacanza perche’ e’ giusto che recuperino – aggiunge Mancini – dopo l’Europeo abbiamo fatto fatica a fare gol e dobbiamo trovare soluzioni in questo senso e cercare di essere veloci ma non sara’ semplice mettere insieme una squadra che ci dia soddisfazioni a breve termine anche se ci sono ragazzi bravi, dovremo sbagliare il meno possibile”. Una ricostruzione in tutti i sensi che necessita di nuovo entusiasmo: “L’entusiasmo ce l’ho, mi piace lavorare e allenare, ne ho da vendere – conclude Mancini in conferenza stampa – Come ho detto ci saranno anche momenti difficili perche’ e’ vero che si e’ perso contro una grande Argentina ma dobbiamo sapere che ci saranno anche questi momenti e dobbiamo fare in modo che i piu’ giovani imparino in fretta”. Il tutto a rendere piu’ amaro l’addio alla maglia azzurra di Giorgio Chiellini per l’ultima volta in campo con la Nazionale: “Troppo forti per noi soprattutto in questo momento – ammette ai microfoni della Rai il difensore azzurro che ha gia’ detto addio anche alla Juventus alla fine del campionato – loro hanno fiducia e sono piu’ squadra. Ora si deve ripartire e ci saranno delle batoste da prendere per crescere. Dobbiamo accettare quello che e’ successo nel secondo tempo, loro sono piu’ forti. Il futuro si chiama California? Vediamo, vediamo. Ora vado a Torino e pensero’ alle vacanze. Poi vedremo”.
Hamas mette sul piatto dei negoziati una nuova proposta: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani in cambio del ritiro dell’Idf e di un cessate il fuoco della durata di 5 anni. Ma le notizie che arrivano dal Cairo, dove è arrivata una delegazione del movimento integralista palestinese per discutere con i mediatori egiziani, non fermano raid e combattimenti, con un bilancio che nelle ultime 24 ore è costato la vita a quasi 50 palestinesi e alcuni soldati israeliani. Un funzionario di Hamas, che ha chiesto l’anonimato, ha detto all’Afp che il gruppo “è pronto a uno scambio di prigionieri in un’unica soluzione e a una tregua di cinque anni”.
La proposta arriva dopo il no all’offerta di Tel Aviv, 45 giorni di tregua e 10 ostaggi liberati, motivata dal fatto che Hamas punta alla fine della guerra, e al ritiro di Israele dalla Striscia, e non vuole “accordi parziali” con il governo di Benyamin Netanyahu. Altri responsabili di Hamas, sempre in forma anonima, hanno sottolineato a diversi media arabi anche la disponibilità a “lasciare il governo della Striscia all’Autorità nazionale palestinese, oppure a un comitato di tecnocrati indipendenti scelti dall’Egitto”.
E, pur rifiutando di abbandonare le armi, a “far uscire da Gaza combattenti in cambio della loro incolumità”. Tesi e proposte a cui si è aggiunta la pubblicazione di un video che mostrerebbe i miliziani delle brigate Qassam che scavano sotto le macerie di un tunnel bombardato dall’Idf, per trarre in salvo con successo un ostaggio israeliano. Da Tel Aviv per il momento non arrivano commenti, ma a quanto si apprende il capo del Mossad David Barnea sarebbe arrivato già giovedì in Qatar per incontrare il premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani e discutere nuovamente di una base di accordo per il rilascio degli ostaggi. Fonti militari citate dai media hanno però ammonito che l’esercito si prepara a “incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas”.
A Gaza intanto il bilancio dell’ultima giornata di raid è di almeno 49 morti, afferma il ministero della Salute mentre i soccorritori “scavano ancora sotto le macerie”.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha detto che nei combattimenti di terra “il prezzo è alto”, dopo l’uccisione nelle ultime ore di un riservista e il ferimento di altri quattro soldati in un attacco con esplosivi e armi automatiche. Nel nord di Israele sono invece risuonate le sirene per il lancio di un “missile ipersonico” rivendicato dagli Houthi che aveva come obiettivo Haifa. E’ la prima volta che i ribelli yemeniti tentano di colpire così lontano, il missile è stato intercettato e distrutto.
“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.
Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.
Una stretta di mano sul sagrato della Basilica di San Pietro, poche parole scambiate tra il via vai di leader e porporati, e una promessa: Donald Trump e Ursula von der Leyen si vedranno presto. Messa per mesi all’angolo dalla nuova amministrazione statunitense, la presidente della Commissione europea è riuscita a strappare un breve scambio – auspicato anche dalla premier Giorgia Meloni a Washington – per aprire la strada al primo incontro ufficiale tra i vertici Ue e il tycoon dal suo ritorno alla Casa Bianca.
Forse già nelle prossime settimane, a Bruxelles. Sul tavolo, le partite più urgenti per l’Europa: i dazi e la pace in Ucraina. L’agenda e le modalità del vertice tra i leader Ue-Usa restano da definire, ma le finestre possibili entro il 14 luglio – data ultima per chiudere la partita sui dazi – sono diverse: se il negoziato su Kiev dovesse accelerare, già i giorni successivi al 16 maggio – quando il presidente americano concluderà la visita in Arabia Saudita e potrebbe fissare anche un faccia a faccia con Vladimir Putin – potrebbero rappresentare il momento propizio per un primo confronto con von der Leyen e un nuovo colloquio con Volodymyr Zelensky.
Giugno, poi, offrirà due nuove occasioni: il summit del G7 in Canada e il vertice Nato a L’Aja. Von der Leyen ha rotto il silenzio subito dopo la fine dei funerali del Papa pubblicando su X la foto della tanto attesa stretta di mano con Trump e un altro scatto che la ritraeva con Emmanuel Macron. Tutti etichettati come “scambi positivi”. Ma il messaggio più forte in direzione Casa Bianca era già arrivato pochi minuti prima, sull’onda dell’omaggio a Papa Francesco: il Pontefice “ha costruito ponti, ora percorriamoli”, ha scritto la presidente Ue, consapevole che la distanza da colmare con l’altra sponda dell’Atlantico è ancora ampia. A riprova, da Washington, Valdis Dombrovskis ha descritto un lavoro sui dazi ancora tutto in salita. Le trattative “proseguono, ma c’è molto da fare”, ha ammesso a più riprese il responsabile Ue per l’Economia che, davanti ai 90 giorni per evitare la guerra commerciale, ha posto l’accento sul tempo che “corre” e sulla necessità di fare presto. L’ultimo incontro con il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, non ha fatto registrare progressi e per ora, ha sottolineato Dombrovskis, “la situazione è asimmetrica”: i dazi Usa si sono già abbattuti su alluminio, acciaio e auto europee mentre il continente tiene ancora il suo colpo in canna.
Le carte di Bruxelles sono note: dazi zero sui beni industriali, più acquisti di gnl e armi dagli Stati Uniti e un fronte comune contro le pratiche di mercato sleali della Cina. Ma nelle ultime ore è trapelata un’altra richiesta da Washington che potrebbe complicare le discussione: rallentare la corsa Ue alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. I canali diplomatici e tecnici sono aperti ma i colloqui politici, è la linea prudente di Palazzo Berlaymont, riprenderanno “solo quando opportuno”: quando un’intesa di principio ci sarà, o quando i leader saranno pronti a confrontarsi su obiettivi comuni. I colloqui Ue-Usa però si spingono ben oltre i numeri del commercio. Al centro c’è anche il piano di pace disegnato da Washington e Mosca per Kiev, con Bruxelles che ha già respinto la proposta di cessione della Crimea alla Russia e di revocare le sanzioni contro il Cremlino, schierandosi invece a difesa dell’integrità territoriale ucraina. Kiev può contare sul sostegno Ue “al tavolo delle trattative per raggiungere una pace giusta e duratura”, ha assicurato von der Leyen. Prima di consegnare ancora una volta a Zelensky un messaggio sul futuro ucraino “nella famiglia” europea.