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Cronache

Anno giudiziario, giustizia da rifondare

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Cerimonia all’insegna della massima austerita’ in Cassazione – in una situazione inedita e difficile – per la solenne apertura dell’anno giudiziario 2021. Applicati rigidissimi protocolli anti Covid e solo 32 ospiti – tra loro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – hanno preso posto nell’Aula Magna. L’anno scorso erano oltre 350. Tutti hanno fatto il tampone. Nella morsa dei tempi dimezzati imposti dalle consultazioni per la crisi di governo, in un’ora, davanti al premier dimissionario Giuseppe Conte e ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, e’ scorso il film di un anno “terribile”. Alla fine comunque “il bilancio e’ positivo” dopo lo sforzo “per limitare i danni”, ha detto il Primo presidente della Cassazione Pietro Curzio. Con piena consapevolezza dei drammatici numeri: 3mln e 300 mila processi pendenti nel civile e 2mln e 670mila nel penale. E una Suprema Corte che sforna 30mila sentenze civili e 50mila penali l’anno con 274 giudici anziche’ i 356 promessi sulla carta.

In una atmosfera tesa di incognite, con l’intervento del Guardasigilli Alfonso Bonafede che ha evitato temi divisivi come la prescrizione, sono scoccati gli ultimi attacchi di Luca Palamara, l’ex toga rimossa per le nomine pilotate. Bersaglio e’ stato il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi ‘accusato’ di aver incontrato lo stesso Palamara per sponsorizzarsi e di aver emanato linee guida che escludono dall’azione disciplinare le attivita’ di autopromozione. Attorno al Pg “di cui sono noti la correttezza professionale e il senso istituzionale” si e’ stretta la sezione dell’Anm degli ‘ermellini’. Non finira’ qui l’ennesimo colpo di coda dell’ex pm armato di chat al curaro. Con il richiamo alle parole dell’ex governatore della Bce Mario Draghi sui debiti che gravano sulle spalle dei giovani privandoli di “futuro”, Curzio ha detto che “per fare fronte alla crisi si e’ scelto di impegnare risorse economiche in misura impensabile fino a un anno fa”. “Ma per ottenere dall’Europa i relativi finanziamenti – ha proseguito il Primo presidente, europeista convinto che ha citato Jean Monnet, tra i padri dell’Ue – e’ necessario tracciare un quadro di riforme, prima tra tutte della giustizia, che dia idonee garanzie di conseguire gli obiettivi prefissati”. Curzio vuole misure per eliminare l’arretrato fiscale e quello dei ricorsi migranti. Sommati fanno il 55% delle pendenze della Cassazione.

Allarme per l’aumento dei maltrattamenti sui minori privati della “camera di compensazione della scuola” per le chiusure imposte dal Covid, per l’aumento della fragilita’ di anziani e persone con patologie psichiche che vede in crescita la nomina di tutori. Curzio ha registrato l’exploit dei procedimenti per violenza di genere dopo il Codice Rosso che ne ha velocizzato la trattazione, e la diminuzione dei processi prescritti, passati da 125.680 a 113.534. “Una vera e propria rifondazione morale che coinvolga tutta la magistratura” e’ quello che serve per ripartire dopo il caso Palamara, secondo il vicepresidente del Csm David Ermini che ha chiesto di non “liquidare fatti dolorosi e inquietanti all’interno di una spiacevole parentesi da archiviare e dimenticare in fretta”. Per “doveroso rispetto dei rapporti istituzionali”, visto che il governo e’ in crisi e lui e’ in carica solo per gli affari correnti, il ministro Bonafede ha evitato qualsiasi “considerazione di indirizzo politico”; di rilievo il dato dei detenuti, scesi a 52.369 per evitare i contagi.

Decise e comunicate in “piena trasparenza” le linee guida per le condotte non rilevanti delle toghe travolte dal caso Palamara, ha sottolineato il Pg Salvi. In calo gli omicidi volontari – 268 nel 2020, -13,5% rispetto ai 315 del 2019, ma i femminicidi aumentano, 112 lo scorso anno pari al 42%. Infine il risorgere di razzismo e antisemitismo, che – ha detto il Pg – si saldano a nuovi mezzi di comunicazione e all’affermarsi di movimenti che si richiamano al suprematismo bianco”. Per l’Avvocatura generale dello Stato ha preso la parola Gabriella Palmieri, e per il Consiglio nazionale forense la presidente Maria Masi.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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