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Gli osanna degli amici del boss Messina Denaro: il boss è di livello superiore

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“Matteo era di livello superiore. Era di un’eleganza, di uno stile per noi inarrivabile. E poi è un uomo colto. Leggeva Nietzsche, libri di romanzieri importanti, scrittori sudamericani. A volte faceva citazioni per noi incomprensibili. In 30 anni di solitudine chissà quanti libri avrà letto”. Gli amici di gioventù del mafioso Matteo Messina Denaro, sfuggito alla cattura per tre decenni, parlano al bar, a Selinunte, a 10 minuti da Castelvetrano, borgo marinaro con sabbia dorata che giace ai piedi dei templi dorici, dove il boss mafioso trascorreva spesso le sue giornate. Nessuno vuole si faccia il proprio nome. Degli amici storici del boss, qualcuno è in carcere, qualcun altro è collaboratore di giustizia, uno, Giuseppe Clemente, condannato all’ergastolo, si è suicidato in cella, altri sono stati condannati per mafia o favoreggiamento e sono liberi. Nessuno rinnega quell’amicizia.

“Matteo è una persona gentilissima, generosa. Forse avrà una doppia personalità considerate le tante condanne. Ma con gli amici era un galantuomo”, dice chi lo ha conosciuto bene tanto da finire in galera per averlo aiutato. “Quello che mi ha stupito – aggiunge – è sapere che ha consentito a fare un selfie col medico della clinica dov’è stato operato. Lui non amava farsi ritrarre, ed era pure latitante. Mi chiedo perchè si sia fatto quella foto”. Cresciuto a Castelvetrano Messina Denaro ha frequentato le elementari nella scuola Ruggero Settimo, le medie all’istituto comprensivo Capuana-Pardo e poi si è iscritto all’istituto tecnico commerciale ma non avrebbe terminato gli studi.

Nel suo carteggio con l’ex sindaco Antonino Vaccarino, soprannome Svetonio, utilizzato dai servizi segreti per arrivare alla cattura del boss, Messina Denaro, soprannome Alessio, nel febbraio 2005 cita lo scrittore brasiliano Jorge Amado: “Amado diceva che non c’è cosa più infima della giustizia quando va a braccetto con la politica ed io sono d’accordissimo con lui”. E sempre nel 2005 scrive ancora: “Veda io qualche rimpianto nella mia vita ce l’ho: il non aver studiato è uno di essi, è stato uno dei più grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore era che ero un bravo studente solo che mi sono distratto con altro. Se potessi ritornare indietro conseguirei la laurea senza ombra di dubbio… vorrei la laurea solo per me stesso e non per altro… Oggi mi ritrovo ad avere letto davvero tanto essendo la lettura il mio passatempo preferito, a livello culturale mi definisco un buono a nulla (visto che non ho le basi) che se ne intende un po’ di tutto”.

E una conferma alla voglia conoscenza del padrino trapanese viene dal suo covo di Campobello di Mazara dove sono stati trovati diversi libri tra cui alcuni testi storici. Matteo, ricordano gli amici, a fine anni Ottanta si muoveva tra l’hotel Zeus, il ristorante Pierrot, il Clip line pub, il bar Paperino, il Paradise beach dove conobbe Andrea Haslehner, bella ragazza austrica di cui s’innamorò. Di lei era infatuato anche Nicola Consales vice direttore dell’albergo. Quest’ultimo venne ucciso il 21 febbraio 1991 e Messina Denaro è ritenuto il mandante. “E’ vero che aveva la passione per la bella vita, le donne, le auto. Ma da giovane quale ragazzo non l’ha? – dice un altro amico – Aveva una Bmw, se non ricordo male una E30, poi ha comprato una Lancia Delta integrale e infine la Porsche Carrera”.

Messina Denaro, spiega chi lo ha conosciuto, amava giocare a carte, soprattutto a Chemin de fer. E frequentava il circolo Pirandello e il circolo Gioventù. C’è chi ricorda il giorno in cui con l’accendino diede fuoco a un assegno di 800 mila lire, che era girato tra i tavoli da gioco e che alla fine arrivò a lui, e si accese una Merit. I soldi erano stati persi da un suo amico.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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