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Altri 2 milioni di dosi Pfizer, la campagna tenta lo sprint

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Il piu’ grande lotto di vaccini arrivato finora in Italia in un colpo solo – 2,2 milioni di dosi di Pfizer, tra oggi e domani – puo’ rilanciare la campagna che negli ultimi giorni ha un po’ segnato il passo dopo i record di quelli precedenti (335 mila e 263 mila somministrazioni rispettivamente domenica e lunedi’). Sono stati superati i 20 milioni di dosi distribuite alle Regioni, che ne hanno inoculate circa il 90% e ora tornano a rischiare la penuria. In 7 giorni arriveranno 5 milioni di dosi, altri 15 milioni per meta’ maggio, 31 a giugno, secondo stime del Commissariato all’emergenza, che crede ancora possibile a breve l’obiettivo di mezzo milione di iniezioni al giorno. Sono oltre 13 milioni gli italiani vaccinati con almeno una dose, il 21,7% della popolazione. Un livello di protezione parziale o totale, c’e’ da notare, che la Gran Bretagna aveva raggiunto a febbraio, in pieno lockdown duro, mentre in Italia si e’ riaperto gran parte del Paese da due giorni. Tra i cittadini che hanno ricevuto almeno una dose c’e’ il 65,5% degli over 70: un segno chiaro dell’accelerazione della campagna. Secondo Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma, “bisognera’ aspettare fine maggio per vedere l’impatto delle vaccinazioni sui contagi e le vittime, la prima decade di maggio per vedere quanto le riaperture incidono sui contagi”. “Secondo diversi modelli matematici raggiungeremo l’immunita’ di gregge in autunno”, aggiunge il professore. Ad ottobre, proseguendo all’attuale ritmo di vaccinazioni. Il problema di mantenere i livelli raggiunti e di aumentarli lo pongono soprattutto le Regioni piu’ efficienti, come il Lazio – che attiva il certificato vaccinale digitale -, “dove ne potremmo fare 80 mila al giorno invece degli attuali 40 mila”, dice l’assessore alla Sanita’ Alessio D’Amato. Il nodo potrebbe di nuovo essere AstraZeneca. “A maggio inizieranno i richiami – afferma ancora l’assessore laziale – in particolare forze dell’ordine e personale della scuola”, che hanno avuto la prima dose di AstraZeneca a febbraio. Bisognera’ vedere se ci saranno dosi a sufficienza nei tempi giusti. “Le attendiamo a fine mese – fanno sapere fonti del Commissariato all’emergenza -. La distribuzione sara’ a seguire”. La quantita’ verra’ resa nota a breve”, assicurano. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha riferito che il generale Francesco Figliuolo lo ha rassicurato su “una consistente fornitura” di AstraZeneca attesa per il 2 maggio. In Piemonte sono in arrivo 10 mila dosi extra del vaccino anglo-svedese, mentre in Puglia scarseggia. In Lombardia vengono tenute da parte solo per i richiami. “Fino al 19 maggio le forniture al 90% saranno di Pfizer”, dice il governatore lombardo Attilio Fontana. Pfizer, ormai caposaldo della campagna, potrebbe essere impiegato con la seconda dose fino a 42 giorni, come ha scelto di fare la Germania per vaccinare quante piu’ persone parzialmente tra i grandi Paesi europei. In Italia e’ consentito posticipare il richiamo del vaccino statunitense-tedesco, ma lo fa solo il Trentino finora. Intanto Janssen, produttrice di Johnson&Johnson, riconosce un ruolo causale del suo preparato monodose in casi molto rari di trombosi, per i quali e’ stato bloccato negli Stati Uniti. E dagli Usa arriva un dato preoccupante: oltre 5 milioni di persone non si sono presentate per la seconda dose di Pfizer o Moderna – i vaccini di gran lunga piu’ impiegati -, l’8% di chi ha ricevuto la prima. I motivi principali: paura degli effetti collaterali o l’idea di essere gia’ abbastanza protetti.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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