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Cultura

Al Teatro Vakhtangov di Mosca è di scena Napoli, tutto esaurito fino a fine febbraio per “Sabato, Domenica e Lunedì” di Eduardo de Filippo, l’autore straniero più rappresentato in Russia dopo Shakespeare

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Il foyer del Vakhtangov di Mosca. Tutto esaurito fino a fine febbraio

La tv di Stato russa ne parla con entusiasmo. L’espressione usata è “evento artistico dell’anno nel cuore di Mosca”. E l’evento è riportare Eduardo De Filippo dal Vesuvio alla Steppa. Da Napoli a Mosca. Certo occorreva coraggio o se vi piace di più l’incoscienza di portare in scena “Sabato, Domenica e Lunedì” di Eduardo de Filippo al Teatro Vakhtangov di Mosca, uno dei templi sacri della drammaturgia russa. L’incosciente coraggioso è Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile di Napoli. È stato lui a voler  portare in Russia uno dei pochi capolavori di Eduardo a non essere mai stato messo in scena a Mosca.

Luca De Fusco. Direttore del Teatro Stabile di Napoli

Eppure da quando Eduardo sbarcò in Unione Sovietica nel lontano 1962 (all’epoca si chiamava così) per una tournée che si  rivelò trionfale, De Filippo è stato l’autore straniero più rappresentato in Russia dopo William Shakespeare. C’è un’amore antico, viscerale, dei russi per il grande drammaturgo napoletano e per tutto quello che è Napoli e la napoletanità nel mondo dell’arte, sia esso il teatro ma anche cinema, pittura.

Ci sono pellicole come Filomena Marturano, dove recitano i due attori beniamini di Russia come Sofia Loren e Marcello Mastroianni, che da queste parti conoscono a memoria.  Al Teatro Vakhtangov non c’è un posto manco a pagarlo a peso d’oro fino a fine febbraio. Tutto esaurito da giorni. Dunque o si aggiungono altre date (sembra la scelta più plausibile) o bisogna rimandare all’anno prossimo. Magari con altre rappresentazioni teatrali.

I russi amavano e amano Eduardo De Filippo. Il pubblico accorreva a fiumi per assistere ai maggiori successi dell’artista napoletano quando nel 1962 andò in tournée a

, come veniva chiamata in quel periodo la città di San Pietroburgo. Furono giornate indimenticabili per Eduardo De Filippo che le raccontò più volte ai giornalisti italiani che gli chiedevano come fosse la Russia comunista che all’epoca faceva paura all’occidente che si trovava dall’altra parte della cortina di ferro.

E lui, Eduardo, parlava del successo di pubblico straordinario. Descriveva le lunghe file ai botteghini, le ovazioni in sala, le richieste di autografi. Eduardo rimase stupito,  commosso per l’enorme affetto che i russi gli riservarono. E lui stesso non riusciva a capire perchè tutte quelle persone accorrevano in massa per vederlo recitare dal vivo in lingua originale, il napoletano. Russi che in religioso silenzio oppure scompisciandosi di risate assistevano alle rappresentazioni di Eduardo, come Natale in casa Cupiello, in cui il personaggio di Luca si dedica animo e corpo alla costruzione del “presepio”, un’usanza che a Napoli assume connotati del tutto particolari. In russo spesso non esistevano termini equivalenti. Per cui il presepe veniva tradito come la Batyreva ovvero la “greppia”, “la grotta”, che è comunque lontano dall’idea cattolica della Natività. I russi però amavano anche quel sound della lingua, oggi nella Mosca occidentalizzata lo chiamerebbero il “Neapolitan sound”.

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Cultura

San Carlo, Manfredi nomina Maria Grazia Falciatore: il ministero ora deve muovere i suoi pezzi

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Si sblocca – almeno parzialmente – la delicata partita della governance del Teatro di San Carlo. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che per legge presiede la fondazione lirica, ha firmato il decreto con cui nomina Maria Grazia Falciatore nel consiglio di indirizzo, in rappresentanza della Città metropolitana, completando così la parte di sua competenza. Ora la palla – definita “avvelenata” nei corridoi istituzionali – passa al Ministero della Cultura, che deve indicare i suoi due rappresentanti per permettere finalmente la discussione sul nuovo sovrintendente, dopo l’uscita di scena di Stéphane Lissner.

Una nomina di peso: Falciatore al posto di Mariano Bruno

Con il nuovo decreto, Maria Grazia Falciatore subentra all’imprenditore Mariano Bruno, membro del consiglio per dieci anni. Classe 1963, manager esperta e dirigente di lungo corso nella pubblica amministrazione, Falciatore è attualmente capo di gabinetto del Comune di Napoli, ma ha lavorato per anni anche in Regione Campania. Ha fatto parte del comitato di indirizzo della Fondazione Ravello Festival, esperienza che rafforza il suo profilo culturale.

Subito dopo la nomina, ha dichiarato:

“Frequento il San Carlo da quando ero bambina. Per me, come per tanti napoletani, è un pezzo di storia. Ora attendiamo il completamento del consiglio per procedere, nei termini di legge, rapidamente con il lavoro”.

Attesa per le nomine del Ministero: riflettori su Schifone e Faraone Mennella

Il consiglio di indirizzo è composto da cinque membri: il sindaco (che lo presiede), due nomi del Ministero, uno della Regione e uno della Città metropolitana. Dopo la conferma di Riccardo Realfonzo da parte della Regione e l’ingresso di Falciatore, mancano solo i due rappresentanti del Ministero della Cultura: gli uscenti Alessandro Barbano e Marilù Faraone Mennella potrebbero essere riconfermati, ma Roma starebbe pensando di inserire l’avvocato Luciano Schifone come nuovo ingresso.

Senza queste nomine, la scelta del nuovo sovrintendente resta ferma. E intanto gli altri teatri lirici italiani si sono già mossi, con la recente nomina a Cagliari e la prossima chiusura del dossier Petruzzelli a Bari.

Una sfida politica: i nomi sul tavolo e il duello Manfredi–Mazzi

Lo scontro, nemmeno troppo velato, tra il sindaco Manfredi e il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi è tutto sulla gestione delle nomine. Mazzi ha più volte invitato Manfredi a muoversi, accusandolo di ritardi. Ma oggi è il ministero a essere atteso al varco.

Sulla successione di Lissner, i due principali nomi circolati sono:

  • Fulvio Macciardi, ex sovrintendente del Comunale di Bologna e attuale presidente Anfols, figura gradita al centrodestra.

  • Emmanuela Spedaliere, manager interna al San Carlo da quasi trent’anni, oggi direttrice generale, rappresenta la linea della continuità.

Non si esclude, però, l’ipotesi di un terzo nome a sorpresa, che potrebbe spuntare per mediare tra i fronti politici contrapposti.

Come ha dichiarato Manfredi:

“Chi sarà sovrintendente dovrà essere in grande sintonia con il territorio. Il San Carlo è patrimonio di Napoli, non di altri”.

Parole nette, che fanno da contraltare alla pressione politica che arriva da Roma. Intanto, il tempo stringe.

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Cultura

Africa nei media italiani: la grande assente dell’informazione nel 2024

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Nel 2024, l’Africa e gli africani sono sempre più invisibili nei media italiani. A denunciarlo è il nuovo rapporto L’Africa Mediata, a cura dell’Osservatorio di Pavia per Amref, l’organizzazione che lavora per migliorare l’accesso alla salute nelle comunità africane. Il dato più allarmante: le notizie sull’Africa sono calate del 50% rispetto al 2023.

Prevale l’“Africa qui”: immigrazione e cronaca nera

Dei 590 articoli pubblicati nel 2024 su quotidiani e reti televisive, il 77,3% riguarda vicende ambientate in Italia o in Europa, e solo il 22,7% si riferisce a fatti accaduti effettivamente in Africa. A dominare sono i temi dell’immigrazione, della cronaca nera, delle visite istituzionali e delle performance di italiani afrodiscendenti, come precisa Paola Crestani, presidente di Amref Italia.

Notizie rare e quasi sempre negative

Nei telegiornali di prima serata, l’Africa passa dall’1,9% del 2023 all’1,2% del 2024 sul totale delle notizie. Quando viene trattata, l’Africa è spesso associata a conflitti, terrorismo, o emergenze sanitarie. Il Paese più citato è stato l’Egitto, principalmente per vicende legate a Gaza, il caso Regeni o fatti di cronaca come la morte di un turista aggredito da uno squalo.

Rappresentazione riduttiva anche in tv

L’indagine ha coinvolto anche 587 puntate di programmi di informazione e infotainment. Su oltre 5.000 presenze televisive, solo 62 ospiti erano africani o afrodiscendenti. In gran parte dei casi, erano coinvolti in dibattiti su immigrazione, religione o sicurezza, con un approccio difensivo e ruoli marginali.

Un continente giovane, creativo e innovativo

«Questa rappresentazione riduttiva — sottolinea Crestani — dimentica l’altra Africa, quella dove il 50% della popolazione ha meno di 20 anni, la più giovane al mondo, che nel 2050 rappresenterà oltre il 40% dei giovani globali». Un continente in fermento, dove tecnologie mobili, istruzione digitale, arte, cinema e letteratura stanno costruendo un nuovo futuro.

Arte, cultura e imprenditoria: un volto diverso

Nel 2024 sono aumentate del 40% le opere di artisti africani vendute all’asta nel Regno Unito, cresce l’editoria, e Nollywood, l’industria cinematografica nigeriana, è tra le più prolifiche al mondo. Eppure, in Italia, quando si parla positivamente dell’Africa si citano solo parchi e fauna.

Gli italiani vogliono un’informazione più equilibrata

Secondo un’indagine Ipsos del 2023, gli italiani associano l’Africa a povertà, malattie, guerra, immigrazione. Ma, sorprendentemente, l’82% degli intervistati chiede più informazioni positive e complete sul continente. Il messaggio è chiaro: serve un nuovo racconto sull’Africa, più reale, umano e giusto.

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Cultura

Napoli accoglie Pinocchio: l’arte contemporanea arriva in piazza Mercato con «Oh!» di Marcello Jori

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A Napoli l’arte contemporanea scende in piazza, anzi entra nel cuore popolare della città. Dopo piazza Plebiscito e piazza Municipio, è piazza Mercato ad accogliere per la prima volta una grande installazione artistica: si tratta di «Oh!», una scultura in bronzo alta quattro metri, firmata da Marcello Jori, artista poliedrico noto fin dagli anni Ottanta.

L’opera, che rappresenta Pinocchio nel momento esatto del passaggio da pezzo di legno a marionetta, è stata pensata appositamente per Napoli e sarà visibile fino al 5 ottobre, all’interno del progetto «Napoli contemporanea 2025», promosso dal Comune di Napoli con la cura di Vincenzo Trione, consigliere per l’arte contemporanea del sindaco Gaetano Manfredi.

Un’opera tra meraviglia e identità popolare

«Oh!», come spiega l’artista, vuole evocare lo stupore che ha provato di fronte all’anima viva e porosa di Napoli. E non è un caso che sia proprio Pinocchio, figura universale e intramontabile, a incarnare questa meraviglia: un personaggio infantile, trasformativo, amato da tutti e perfetto per dialogare con i bambini e gli abitanti della zona. Una scelta che strizza l’occhio anche a chi, come Edoardo Bennato, ha riletto in musica l’epopea collodiana.

Un nuovo tassello per una piazza da rigenerare

Piazza Mercato non è solo il palcoscenico di questa nuova installazione, ma un luogo-simbolo della Napoli verace e multiculturale. Un tempo cuore pulsante di mercati, teatro di spettacoli popolari e crocevia di storie. «L’obiettivo è innescare un processo di riqualificazione urbana, restituendo centralità a un’area troppo a lungo marginalizzata», ha dichiarato Trione.

Tra polemiche e speranze

Negli anni le opere d’arte pubblica a Napoli hanno spesso acceso dibattiti, come dimostrano la Venere degli stracci bruciata e poi ricostruita, il discusso Pulcinella fallico di Gaetano Pesce o il collage “Chi sei, Napoli?” del francese JR sul duomo. Anche in questo caso le opinioni saranno divise, ma il sindaco Manfredi accoglie tutto con serenità: «Le polemiche aiutano a promuovere la città».

L’impegno del territorio

Fondamentale, per la riuscita dell’installazione, il coinvolgimento delle associazioni locali, come Altra Napoli e AssoGioca. «L’opera è un simbolo di speranza, un ponte con il mondo dell’infanzia e un segnale di rinascita per tutta la piazza», hanno dichiarato Antonio Roberto Lucidi e Gianfranco Wurzburger.

Prossimo appuntamento del cartellone «Napoli contemporanea» è fissato al 5 giugno in piazza Municipio con «Silent Hortense» dello scultore catalano Jaume Plensa.

 

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