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Addio a nonna Peppina, il simbolo dei terremotati

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Addio a ‘nonna Peppina’, l’anziana di San Martino di Fiastra, in provincia di Macerata, diventata il simbolo dei terremotati, del loro attaccamento alla terra di origine, e anche della loro resilienza di fronte alle difficolta’ della ricostruzione post sisma del Centro Italia. Ma alla fine anche di quelle di tanta gente comune, soprattutto i piu’ fragili e indifesi di fronte alla burocrazia. Lo scorso febbraio il presidente Mattarella l’aveva nominata Commendatore della Repubblica. “Un simbolo per tutta Italia” dice il sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia. Nonna Peppina, al secolo Giuseppa Fattori, avrebbe compiuto 99 anni il 26 novembre e sperava per quella data di tornare nella sua casa ricostruita: dalle rovinose scosse di fine ottobre 2016, che le avevano distrutto l’abitazione nella frazione di Moreggini, dove aveva vissuto tutta la vita, aveva rifiutato di abbandonare quel cumulo di macerie, trovando riparo prima in un vecchio container installato dopo il terremoto del 1997, poi in una ampia e accogliente casa di legno, realizzata dai suoi familiari. Una casa di legno dichiarata abusiva, in quanto in contrasto con le norme urbanistiche dell’area del Parco dei Monti Sibillini, posta sotto sequestro e di cui l’autorita’ giudiziaria aveva anche ordinato la demolizione. Costretta ad andarsene, nonna Peppina aveva lottato, sostenuta dalle figlie Agata e Gabriella e dalle associazioni dei terremotati, e la sua battaglia era arrivata fino in Parlamento con il varo di una legge “Salva Peppina”, che aveva sanato la costruzione, dove alla fine si era potuta stabilire. E’ li’ che e’ morta stamani: “i suoi ultimi giorni sono stati faticosi, ma pieni d’amore” racconta la figlia Agata. “Ormai era molto fragile” dice ancora il sindaco Scaficchia. I funerali si terranno domani nel santuario del Beato Ugolino a Fiegni. Poco meno di un anno fa, ai primi di dicembre 2020 l’avvio dei lavori per la ricostruzione della sua vera casa, quella dove aveva abitato da quando era una giovane sposa. “Spero di poterci andare a vivere almeno per un giorno – aveva raccontato, seduta sul divano nel soggiorno della casetta in legno – per me sono stati 4 anni molto difficili”. Il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini parla di “un grande dolore”. Legnini era andato a trovarla lo scorso anno, appena terminato il lockdown: “mi dispiace molto che non sia riuscita a fare ritorno nella sua casa, dopo aver visto con gioia l’apertura del cantiere, e questo e’ un cruccio per tutti noi, un motivo in piu’ per accelerare la ricostruzione”. Molti i messaggi di cordoglio, soprattutto da politici di centrodestra, con cui la figlia Gabriella si era candidata sindaco a Castelfidardo: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. La sua storia e’ stata oggetto di tesi di laurea e di studi sulla resilienza post disastro dell’universita’ californiana Husting College. Ma anche del tema di una bambina di 11 anni, della vicina San Severino Marche, scritto pochi giorni fa: “mi ha colpito tanto questa nonnina perche’ aveva il coraggio di restare in quel posto isolato e distrutto pur di non lasciare la sua casa. Io non avrei avuto il coraggio della signora Peppina” ha scritto la piccola Sofia. “Il grande insegnamento successivo al terremoto che mia madre lascia e’ quello di una donna tenace e determinata nel rivendicare un suo diritto – e’ il ricordo della figlia Agata -. Mia mamma era una donna semplice, ma non per questo meno intelligente, risoluta e volitiva”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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