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Addio a Montagnier, il Nobel diventato guru dei No Vax

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 Dal Premio Nobel per la Medicina alle piazze dei No Vax: il percorso del ricercatore francese Luc Montagnier e’ arrivato al termine martedi’, in un ospedale di Neuilly-sur-Seine, la zona piu’ residenziale e chic dei dintorni di Parigi. Per 24 ore sulla sua morte – annunciata soltanto da un sito vicino alla galassia che ultimamente lo idolatrava, quella di negazionisti e complottisti anti-vax – e’ stato giallo, in assenza di conferme ufficiali. Soltanto oggi il certificato di decesso arrivato in Comune ha confermato tutto. Aveva 89 anni e sulla sua fine in queste ore si sta facendo furiosa la guerra di notizie e illazioni: prima – soprattutto dall’Italia, dove Montagnier era diventato uno dei punti di riferimento assoluti del pianeta degli scettici sulla medicina e sui vaccini – messaggi, tweet, post di dolore, di ringraziamento o di accuse deliranti del tipo ‘E’ stato ucciso da Big Pharma’. Poi la reazione di chi non accetta illazioni e ricorda il percorso tortuoso del Montagnier scienziato, fatto di riconoscimenti internazionali ma anche di clamorose sconfessioni da parte del mondo scientifico. Infine il sospetto avanzato da piu’ parti che il professore – che in un incontro a Milano proprio 20 giorni fa si era rivolto ai No Vax proclamando “voi salverete l’umanita’” – sia morto di Covid. Contattato, il medico Ge’rard Guillaume, considerato tra i piu’ fedeli collaboratori del ricercatore scomparso, ha risposto cosi’: “Non spetta a me dare informazioni, spetta alla famiglia decidere se esprimersi o meno. Io posso dire che se n’e’ andato in pace, con dignita’, accanto ai propri cari. Era molto anziano, malato da tempo, fragile. Questa volta il cuore ha ceduto”. All’inizio degli anni Ottanta, all’arrivo dell’Aids, Montagnier ha 50 anni e dirige il reparto di Oncologia Virale all’istituto Pasteur. Nello spazio di pochi mesi e’ un’equipe da lui guidata a scoprire le prime tracce del retrovirus Hiv e Montagnier – nonostante una guerra che si scatena con l’americano Robert Gallo – si afferma come l’uomo che ha scoperto il flagello del secolo. Diventa una star della medicina, il suo carisma lo rende vincente anche quando elogia i meriti del cetriolo cinese nella cura dell’Aids. Accanto a trovate originali a ripetizione, Montagnier continua ad essere un grande ricercatore, fra l’altro uno dei primi a denunciare i pericoli dell’ormone della crescita contaminato, uno scandalo in Francia. Ma con il passare degli anni, le ‘trovate’ diventano sempre piu’ frequenti e il mondo della ricerca francese comincia a snobbarlo. Soprattutto dopo il 2008, l’anno della consacrazione con il Nobel della Medicina, ex aequo con Francoise Barre’-Sinoussi, che aveva lavorato anni con lui. Arriva ad affermare che “il nostro sistema immunitario puo’ sbarazzarsi del virus in qualche settimana se e’ robusto” e che “il problema delle popolazioni africane” che lo hanno subito come una terribile piaga e’ “la loro alimentazione non equilibrata”. Comincia ad insistere su teorie nutrizioniste, antiossidanti e misure di igiene invece della ricerca di un vaccino. In una rivista americana sostiene la teoria mai dimostrata della “memoria dell’acqua”, del francese Jacques Benveniste. Vanta i meriti della papaya nella cura del Parkinson. Poi, dal 2017, la crociata anti-vaccini, che Montagnier vede all’origine delle morti bianche dei neonati e di molto altro. Segnale del suo declino, il documento di 106 ricercatori che ne definiscono “pericolosi per la salute” i messaggi, lanciati “nel disprezzo dell’etica”. In piena pandemia di coronavirus, il suo messaggio ai No Vax nelle piazze d’Italia, che oggi lo piangono: “Chiedo a tutti i miei colleghi di fermare le vaccinazioni contro il Covid con questo tipo di vaccini. Ne va di mezzo il futuro dell’umanita’. Il dopo dipende da voi, soprattutto dai non vaccinati, che un domani potranno salvare l’umanita’, mentre i vaccinati dovranno essere salvati dai centri medici”.

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Zelensky a Roma per i funerali di Papa Francesco, forse incontra Trump

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato a Roma per partecipare ai funerali di Papa Francesco. Lo ha confermato il suo portavoce, Sergei Nykyforov, spiegando che anche la First Lady Olena Zelenska prenderà parte alla cerimonia funebre.

Incertezza fino all’ultimo sulla presenza

Fino a poche ore prima dell’annuncio, Zelensky aveva espresso dubbi sulla possibilità di raggiungere la capitale italiana, affermando di non essere certo di “avere il tempo” per partecipare all’evento e per rivedere il presidente americano Donald Trump, anch’egli atteso ai funerali. Alla fine, il presidente ucraino ha scelto di essere presente per rendere omaggio a Papa Francesco.

Un momento solenne di rilievo internazionale

La partecipazione di Zelensky e della First Lady alla cerimonia sottolinea l’importanza del momento, che vede la presenza di numerosi capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo.

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Sondaggio Nyt, tasso di approvazione per Trump crolla al 42%

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Il consenso di Donald Trump crolla al 42%, secondo un sondaggio New York Times-Siena college condotto tra il 21 e il 24 aprile su 913 elettori registrati: il 42% approva il suo operato, mentre il 54% lo disapprova (il 5% non sa o non risponde). E solo il 36% pensa che gli Usa siano nella giusta direzione, il 53% crede il contrario (l’11% non sa o non risponde). Quanto al suo secondo mandato, il 66% del campione lo definisce caotico, il 59% preoccupante e solo il 42% eccitante.

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Trump, Mosca e Kiev si incontrino per concludere accordo

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“Appena atterrato a Roma. Una buona giornata di colloqui e incontri con Russia e Ucraina. Sono molto vicini a un accordo e le due parti dovrebbero ora incontrarsi, ad altissimo livello, per ‘concluderlo’. La maggior parte dei punti principali è stata concordata. Fermate lo spargimento di sangue, ora. Saremo ovunque sia necessario per contribuire a porre fine a questa guerra crudele e insensata!”: lo scrive Donald Trump su Truth dopo essere arrivato a Roma per i funerali del Papa.

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