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Economia

Acqua, dal Pnrr 3,5 mld ma per aziende ne servono 14

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I fondi assegnati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il servizio idrico sono pari a 3,5 miliardi. Ma i progetti che le aziende dell’acqua hanno in cuore di fare (molti dei quali dedicati alla lotta ai cambiamenti climatici), e che sono candidabili a essere finanziati dal Recovery, ne valgono almeno 14 di miliardi. Cioe’ quattro volte in piu’. Con una discrepanza, tra quello che viene messo in campo e quanto dovrebbe essere investito, di circa 10,5 miliardi. Il calcolo e’ il frutto di un’analisi elaborata da Utilitalia (la Federazione delle imprese che si occupano di acqua, ambiente e energia), e presentata al Festival ad hoc dove e’ stato anche lanciato il nuovo ‘Blue book’, da cui emerge una buona notizia: che per esempio gli investimenti nel settore sono in crescita del 17%. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una grande occasione per il comparto idrico, ma le risorse stanziate devono essere accompagnate da alcune riforme – afferma Michaela Castelli, presidente di Utilitalia – occorre agire rapidamente sulla governance favorendo la presenza di operatori industriali al Sud”. In un quadro generale che ancora mostra elementi di forti differenze tra le aree del Paese, tra il Nord e il Sud, e gestioni industriali e comunali (‘in economia’, una gestione che vede gli investimenti fermi in media a 8 euro per abitante all’anno) – come viene raccontato dal ‘Blue book’ – gli investimenti per l’acqua sono in crescita del 17% rispetto al 2017; questo grazie “al trasferimento delle competenze di regolazione e controllo all’Arera, dopo anni di instabilita’”, con un trend in salita a partire dal 2012.

Nel 2019 si sono attestati a un valore pro-capite di 46 euro (piu’ 17% rispetto al 2017 quando erano a 38,7 euro). Gli investimenti riguardano soprattutto interventi per le perdite di rete per il 25%, la depurazione per il 20%, e quelli per l’adeguamento del sistema fognario per il 15%. Soltanto sul clima “le aziende italiane del settore idrico sono pronte a mettere in campo investimenti per quasi 11 miliardi nei prossimi 5 anni”: 7,8 miliardi per interventi per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico delle citta’ e una maggiore resilienza delle infrastrutture; altri 3,1 miliardi sono stimati per interventi sulle perdite di rete (che hanno una media nazionale del 42%). Nel complesso questi progetti dedicati al clima possono avere “un potenziale impatto sull’occupazione pari a 133mila nuovi posti di lavoro”. Per arrivare a 14 miliardi bisogna aggiungere anche i 3 miliardi di investimenti per progetti legati alla fognatura e alla depurazione. “Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali – spiega il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo – non possono piu’ essere considerati eccezionali ma eventi dalla ricorrenza ciclica; devono essere affrontati con processi strutturali sostenibili nel lungo periodo. Serve un massiccio piano di investimenti. Su questo fronte molto bisognera’ fare, puntando sull’opportunita’ storica offerta dal Next Generation EU”.

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Economia

Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Economia

Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

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Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

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