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Cronache

Abolito l’esame di Stato, appena laureati si accede alla professione grazie alla laurea abilitante

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Niente più tirocinio post laurea. La pratica professionale? Si farà direttamente durante gli studi universitari. La laurea abilitante è legge. E così lo studente universitario dopo aver discusso la tesi di fine corso, dalla commissione di laurea ottiene titolo di studio e accesso all’esercizio della professione. La commissione giudicatrice dell’esame finale viene inoltre integrata da professionisti esterni, designati da rappresentanti nazionali dell’ordine o del collegio professionale di riferimento per la professione: quindi in commissione di esame siederanno anche rappresentanti dell’ordine dei farmacisti o dei veterinari. In questo modo gli ordini professionali mantengono il loro ruolo anche se tutto si svolge in ambito accademico. Ma non tutti corsi di laurea hanno aderito. La legge, approvata all’unanimità al Senato con 184 voti a favore, dà attuazione ad uno degli interventi di riforma previsti nel Pnrr inviato alla Commissione europea.

La norma segue l’esperienza, ormai collaudata, della facoltà di medicina che nel 2020, in piena emergenza covid, tramite il Cura Italia avviò con urgenza la laurea abilitante perché gli ospedali e i laboratori erano al collasso. Servivano medici e allora, senza aspettare il tirocinio e poi l’esame di Stato, i laureati avevano già l’abilitazione per lavorare. Ora a fare ufficialmente da apripista sono le altre professioni sanitarie di odontoiatria e protesi dentaria, farmacia e farmacia industriale, medicina veterinaria e psicologia e vengono riconosciute abilitanti anche le lauree professionalizzanti in professioni tecniche per l’edilizia e il territorio, in professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali e in professioni tecniche industriali e dell’informazione, per l’esercizio delle professioni di geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e perito industriale laureato. Che cosa cambia? Il fatto che il tirocinio deve essere svolto durante gli anni di studio, senza rimandare al post laurea, evitando così di allungare i tempi dell’accesso al mondo del lavoro. Per le lauree professionalizzanti è previsto il conseguimento di un minimo di 30 crediti formativi relativi al tirocinio pratico valutativo, che sarà quindi interno ai corsi di studio. Il singolo ateneo valuterà poi i regolamenti didattici per definire le modalità di svolgimento della parte pratica, di valutazione finale e poi, infine, della certificazione del tirocinio. L’esame di laurea va quindi a coincidere con l’esame di Stato, semplificando e velocizzando così l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati: viene infatti certificato il superamento del tirocinio pratico-valutativo, che resta interno ai nuovi corsi di studio, e si accede direttamente all’esame di laurea, con cui si consegue il titolo accademico ma anche il titolo di abilitazione, dopo aver superato una prova pratica.

Ma non tutti gli ordini sono d’accordo: è il caso degli avvocati che, per giurisprudenza, non prevedono un percorso accademico professionalizzante. La platea di studenti interessati può comunque ampliarsi ulteriormente: hanno già dato parere positivo i chimici, fisici e biologi con la necessità però di modificare i corsi di laurea attraverso tirocini pratico valutativi. Ma non solo, la possibilità di far aderire altre lauree professionalizzanti è già prevista.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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