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Coronavirus, dopo l’isolamento di Ariano Irpino altri 24 comuni irpini chiedono di diventare “zona rossa”

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Posti di controllo delle forze dell’ordine a cominciare dalla Statale 90 delle Puglie. Siamo a 8 chilometri dal centro di Ariano Irpino (Avellino), dichiarata da ieri “zona rossa” dall’ordinanza del presidente della Regione Vincenzo De Luca. I controlli filtrano  le auto dirette o provenienti dal secondo comune della provincia di Avellino. Molti vengono fermati e rimandati indietro in assenza di giustificati e comprovati motivi. Le uniche eccezioni riguardano chi presta servizio presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie o svolge attivita’ legate alla gestione dell’emergenza Coronavirus. Nel centro della citta’ circolano poche auto e gli spostamenti dei cittadini sono limitati alla necessita’ di approvvigionarsi di beni alimentari, dopo essersi messi infila all’esterno dei supermercati e a distanza di sicurezza. Le associazioni di volontariato e la Protezione Civile comunale sono impegnati a rifornire di beni di prima necessita’ e medicinali quelle famiglie, soprattutto quelle composte da persone anziane che abitano nelle frazioni rurali, che hanno maggiori difficolta’ di spostamento. Le principali strade della citta’ vengono costantemente monitorate da pattuglie di carabinieri e Polizia che effettuano controlli sulle auto in transito. Chiusi tutti gli uffici pubblici, salvo le attivita’ considerate indispensabili e comunque non aperte al pubblico. Su disposizione del Commissario prefettizio, Silvana D’Agostino, personale della Protezione Civile comunale, a bordo di auto munite di altoparlanti, invitano i cittadini a non uscire di casa. Ariano sempre un luogo sospeso, una città irreale.

L’ordinanza regionale che di fatto ha messo in quarantena i 22 mila abitanti del secondo comune della provincia di Avellino, con una estensione territoriale maggiore di quella di Napoli e 6 volte superiore a quella di Avellino, e’ stata largamente condivisa dagli arianesi che peraltro si erano gia’ sottoposti autonomamente a comportanti prudenziali e preventivi rispetto ai numeri del contagio: 29 delle persone ammalate sulle 47 complessive registrate fino a stamattina in provincia di Avellino sono di Ariano Irpino e una delle due persone decedute in Irpinia a causa delle complicanze provocate dal contagio risiedeva nello stesso comune. Un altro paziente di Ariano Irpino, un sacerdote di 85 anni risultato positivo al test, e’ ricoverato in gravi condizioni al “Moscati” di Avellino. La richiesta che pero’ sale dai cittadini, supportata da tutte le forze politiche e dai sindacati, e’ quella rivolta al potenziamento delle strutture, dei macchinari e del personale dell’ospedale “Frangipane”. Ieri sera si è dimesso il direttore sanitario ad interim, Gennaro Bellizzi, nominato due mesi fa. Bellizzi, che e’ tornato a svolgere le mansioni di primario del reparto di cardiologia, ha spiegato che le sue dimissioni non hanno alcuna intenzione polemica, ritenendo piu’ utile che in questa fase di alta emergenza questa funzione venga svolta a tempo pieno. Al suo posto, la manager della Asl, Maria Morgante, ha nominato Angelo Frieri che sara’ affiancato da Maurizio Ferrara, direttore di anestesia e rianimazione, per la gestione dei posti letto di rianimazione intensiva e sub intensiva. I timori del possibile allargamento del contagio, “in un territorio da tempo caratterizzato per carenze di strutture sanitarie”, hanno spinto 23 sindaci dell’Alta Irpinia a chiedere al prefetto di Avellino, Paola Spena, al presidente della Regione, De Luca e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte l’adozione di ulteriori misure restrittive per contenere e gestire l’emergenza Coronavirus. In pratica, chiedono di diventare “zona rossa”, con divieto di entrata e di uscita dai rispettivi territori comunali; la sospensione delle attivita’ di tutti gli uffici pubblici, tranne quelli che erogano servizi essenziali e di pubblica utilita’; la sospensione di tutte le attivita’ imprenditoriali, ad eccezione di quelle indispensabili ed ogni altra misura opportuna. “L’isolamento -scrivono i sindaci- si rende necessario per evitare il peggio. I comuni che hanno sottoscritto la richiesta sono: Andretta, Aquilonia, Bagnoli Irpino, Bisaccia, Cairano, Calabritto, Calitri, Caposele, Cassano Irpino, Conza della Campania, Guardia dei Lombardi, Lacedonia, Lioni, Montella, Monteverde, Morra De Sanctis, Rocca San Felice, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Teora, Torella dei Lombardi, Villamaina.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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