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Coronavirus, nelle regioni colpite ci sono reparti di ospedali solo per malati di Covid-19

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Reparti sgomberati e riallestiti in fretta e furia, pazienti non urgenti dimessi velocemente, vecchi ospedali chiusi da anni riaperti in quattro e quattr’otto per fare spazio ai posti letto necessari per i contagiati da Covid-19. Una vera e propria corsa contro il tempo quella messa in atto dalle strutture sanitarie delle zone piu’ colpite dal nuovo Coronavirus in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Liguria. Dove i medici riferiscono di aspettarsi a distanza di pochi giorni da regione a regione “un’esplosione di contagi”. “In Emilia Romagna si stanno usando tutte le strutture possibili per il Covid-19, vengono riaperti ospedali che erano stati chiusi da tempo, a Bologna stanno trasformando il vecchio ospedale Bellaria, a Parma, Piacenza e in parte Rimini ormai si occupano solo di pazienti con Covid-19. Qui si e’ smesso di fare ricoveri ordinari, per le urgenze che non si possono rinviare i pazienti vengono mandati anche nel privato convenzionato. Ma il dramma nel dramma e’ che non ci sono dotazioni di protezione individuale a sufficienza per gli operatori sanitari, eccetto nei pronto soccorso e le terapie intensive”, dice Ester Pasetti, segretario regionale di Anaao Emilia Romagna. La situazione e’ molto pesante, continuano i medici, “non penso che esista in Lombardia un ospedale che non abbia ricoverati per Coronavirus, basta guardare i numeri per capirlo. E solo nei grandi ospedali, quelli da mille posti letto come il papa Giovanni XXIII di Bergamo per intenderci, riescono ancora a tenere aperti dei reparti per patologie diverse”, afferma Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao Assomed. E spiega che negli ospedali delle zone piu’ colpite – Bergamo, Cremona, Brescia, Lodi – tutta l’attivita’ sanitaria ordinaria e’ abolita cosi’ come e’ interamente sospesa l’attivita’ ambulatoriale. per quanto riguarda invece gli interventi oncologigi che non possono essere rinviati, il paziente viene mandato in strutture diverse da quelle dove era seguito originariamente ed e’ l’intera equipe medica a spostarsi per le operazioni. Anche le liste d’attesa vengono rivalutate. Stessa cosa avviene in Piemonte, dove sono stati sospesi tutti gli interventi non urgenti compresi quelli oncologici, “anche se quanto si parla di tumori e’ obiettivamente difficile pensare a urgenze maggiori e urgenze minori”, commenta la segretaria di Anaao Piemonte Chiara Rivetti. Che aggiunge: “Nella nostra regione i posti letto di terapia intensiva sono 270, ma si stanno aumentando velocemente del 50% attraverso la riorganizzazione dei reparti e delle sale operatorie. Sono stati sospesi tutti gli interventi non indifferibili per avere piu’ letti con supporti respiratori a disposizione per i malati di Covid-19”. Rivetti sottolinea inoltre che i medici e gli altri operatori sanitari vengono posti in quarantena solo se sviluppano sintomi o se il tampone risulta positivo. “Qui in Piemonte escluse le terapie intensive lavoriamo solo con le mascherine di tessuto perche’ mancano le dotazioni di sicurezza individuali, pure per i medici di pronto soccorso, cosi’ finisce che un medico che si infetta diventa un vettore per i pazienti”. Intanto in Veneto il grido d’allarme del sindacato dei medici e’ stato accolto questo pomeriggio dalla Regione. “Nonostante i Dpcm che tengono la gente in casa per il pericolo di contagio fino ad oggi l’attivita’ ambulatoriale per visite e prestazioni differibili era proseguita normalmente con conseguente sovraffollamento nelle sale d’attesa ed evidente rischio per tutti”, riferisce Adriano Benezzato, segretario regionale d Anaao. “Qui sta arrivando un’onda di tsunami, i casi di Covid raddoppiano da un giorno all’altro, per questo abbiamo scritto all’assessore regionale di emanare immediatamente disposizioni per limitare il piu’ possibile il rischio”. In seguito alle richieste, la Regione ha deciso di chiudere gli ambulatori per le prestazioni non urgenti.

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Esteri

Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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Economia

Inflazione, Codacons: con record cacao e caffè rischi rincari

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E’ boom per le quotazioni di cacao e caffè, con i prezzi delle due materie prime che sui mercati internazionali stanno raggiungendo nuovi preoccupanti record, aumenti che potrebbero portare a breve a forti rincari dei listini al dettaglio per una moltitudine di prodotti venduti in Italia. L’allarme arriva oggi dal Codacons, che ha monitorato l’andamento delle quotazioni negli ultimi mesi. A inizio gennaio il prezzo del cacao era pari a circa 4.250 dollari la tonnellata, mentre ieri, mercoledì 24 aprile, le quotazioni sui mercati avevano raggiunto quota 10.800 dollari, con un incremento del +154% da inizio anno, riporta il Codacons. Trend analogo si registra per il caffè, con il Robusta che è passato dai 2.800 dollari la tonnellata dello scorso gennaio ai 4.250 dollari del 24 aprile, segnando un +51,8%, mentre l’Arabica nello stesso periodo sale da 190 a 224 centesimi alla libbra (+18%).

Quotazioni alle stelle che interessano materie prime utilizzate per prodotti molto consumati in Italia, e che rischiano di determinare rincari a raffica per i prezzi al dettaglio di una moltitudine di alimenti, lancia l’allarme il Codacons. Basti pensare che solo per i prodotti a base di cacao e caffè gli italiani spendono oltre 10,2 miliardi di euro all’anno, circa 392 euro a famiglia: il giro d’affari del cioccolato nel nostro Paese è di circa 2 miliardi di euro, con un consumo procapite di circa 2 kg. Cialde e capsule valgono 595 milioni di euro annui, mentre il caffè per moka registra vendite per 640 milioni di euro. 7 miliardi di euro il business del caffè espresso consumato al bar. I prezzi al dettaglio hanno già risentito nell’ultimo periodo dell’andamento delle quotazioni, con i prezzi di prodotti a base di cacao e caffè che sono aumentati sensibilmente rispetto allo scorso anno – aggiunge il Codacons. Ipotizzando un rincaro medio dei listini al dettaglio del +5% come effetto dei rialzi delle materie prime, i consumatori andrebbero incontro ad una nuova stangata da 510 milioni di euro solo per i consumi di caffè e cioccolato.

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Esteri

Sconosciuti uccidono sette giovani nel sud dell’Ecuador

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Sette giovani, che la polizia sospetta facessero parte di una banda dedita al furto di veicoli, sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti a Petrillo, località del sud dell’Ecuador. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, riferisce il portale di notizie Primicias, sei dei giovani, tutti fra i 15 e i 21 anni, sarebbero caduti in un’imboscata mentre stavano riportando una moto rubata al proprietario per incassare il riscatto. Il cadavere di un settimo giovane è poi stato ritrovato ore dopo poco lontano dal luogo del massacro. Gli inquirenti hanno comunicato che praticamente tutte le vittime avevano precedenti penali per furti di vario genere, ed in particolare di veicoli, formulando l’ipotesi che le persone che hanno sparato da un’auto sarebbero membri di una banda rivale o residenti del luogo stanchi delle ripetute estorsioni.

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