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Coronavirus, la mobilitazione del Napoli: Insigne incontra il governatore De Luca e con i calciatori azzurri dà un contributo all’ospedale Cotugno

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Lo stadio San Paolo vuoto postato sui social da Nikola Maksimovic (“Sarà triste vederti vuoto”) è stato il simbolo di un momento di smarrimento vissuto dai calciatori,  non solo quelli napoletani. E prima di interrompere Campionato e Coppa Italia, quando si pensava di continuare i giochi a porte chiuse. Adesso in attesa di una surreale partita di Champions  Barcellona, con il Camp Nou senza pubblico, i ragazzi del Napoli si compattano di fronte all’emergenza e con Lorenzo Insigne che ha fatto da apripista dopo un colloquio con il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, stanno portando la loro solidarietà a chi opera in questo momento difficile controlli Coronavirus. Una solidarietà concreta, fatta attraverso i versamenti di denaro per aiutare l’ospedale Cotugno che è in prima linea nella guerra al COVID-19. Così Insigne ma anche Giovanni Di Lorenzo, Sebastiano Luperto, Josè Maria Callejon e pure l’ex Lorenzo Tonelli hanno messo mano ap portafogli,come si dice, e sostenuto questa campagna di aiuto.

Certo il Coronavirus ci tiene alle corde, anche per il solo fatto di aver cambiato le abitudini della nostra vita. E’ il momento della prudenza, del rispetto delle regole e degli altri. Prevenzione e massima attenzione senza se e senza ma. È il momento più difficile per Napoli, unita a tutta l’Italia nell’osservare le misure drastiche di sicurezza nella speranza che non sia lontano il giorno in cui si potrà tornare alla normalità.
Non c’è nessuno spazio per le passioni adesso , quelle vissute in condivisione con gli altri, nella spensieratezza e nella gioia che può regalarci ad esempio il calcio. Travolto e annullato anch’esso dal periodo che stiamo attraversando e dalle restrizioni in corso. Lo sport per eccellenza che unisce i tifosi sugli spalti e i giocatori in campo nei loro abbracci al momento del goal, azioni naturali oggi vietate perché pericolose. Assurdo e inimmaginabile ma assolutamente vero.

Con il decreto firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 9 marzo e il paese in “zona rossa” il messaggio più diffuso è diventato per i cittadini #iorestoacasa, l’arma più potente per arginare il contagio . Tutto fermo in Italia – anche il calcio – almeno fino al 3 aprile prossimo. Unica eccezione sarà appunto il match di ritorno per gli ottavi di finale di Champions League a Barcellona mercoledì 18 marzo. Nel frattempo il Napoli si allena, perde Maksimovic per infortunio muscolare (stop per un mese)e recupera Kalidou Koulibaly.


E mentre Ospina, Callejon e Llorente sono immortalati in alcune foto in coda notturna al supermercato aperto H24 per le scorte alimentari – in realtà loro fanno sempre la spesa in notturna per evitare la ressa che provoca la loro presenza-  la mobilitazione mostrata dai giocatori azzurri fa da traino anche per i tifosi azzurri. Alcuni di loro infatti hanno deciso di destinare il rimborso per la mancata trasferta Champions a Barcellona proprio al Cotugno. Andrea Petagna, neo tesserato del Napoli, in forza alla Spal, ha lanciato una campagna di crowfunding a favore degli ospedali pubblici italiani #NonLasciamoIndietroNessuno.
Significato il messaggio lanciato da Matteo Politano #distantimauniti “È il momento di fermarci tutti. Ascoltiamo le raccomandazioni, c’è bisogno di tutti per fermare i contagi. Restiamo a casa, limitiamo gli spostamenti. Solo così, uniti, ne usciremo presto”. Ma lo slogan che dona un bel sorriso e al tempo stesso infonde coraggio è quello legato all’immagine che ritrae il giocatore più forte al mondo di tutti i temi: “Il Covid-19 si può fermare. Non è Maradona…”.

 

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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