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Napoli prima dell’alba era così come oggi la si vede alle 9 di sera

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Non ho mai amato uscire il sabato sera, forse perché sono cresciuto negli anni in cui in questo giorno si sviluppava una forte febbre. Non ricordo fosse  snobismo, forse solo impegno sociale e politico che mi faceva leggere altri aspetti della società o forse il fatto che non sapevo assolutamente ballare, poca differenza passava tra me e un tronco secolare immobile sulle sue radici. Mi piaceva e mi piace tuttora uscire negli altri giorni della settimana, a qualsiasi ora della sera e della notte, proprio per questo, le foto che sono in galleria, riprese dal fotogiornalista napoletano  Salvatore Laporta non mi impressionano più di tanto, io la città cosi vuota, cosi asettica e ordinata, con le pattuglie della polizia che controllano le vie la conosco, l’ho vista, mi è familiare. L’ho vista alle 5 del mattino di ogni nottata di qualsiasi giorno infrasettimanale, non il sabato, io la città cosi la conosco questa è la città che piano piano si risveglia e aspetta l’alba che arriverà nel giro di pochi minuti al massimo dopo una mezz’ora. Io l’ho vista in quegli attimi, ma mai si è presentata cosi alle 21, alle 9 di sera, praticamente in prima serata. Immagini che ora divengono spettrali, immagini identiche a quelle dell’alba nella città, dove speriamo ci accompagnino.

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Dalle macerie turche continua a spuntare la vita

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Dieci giorni schiacciati sotto i resti di un palazzo sbriciolato, poi il miracolo. Una madre e i suoi due bambini sono stati estratti vivi oggi dopo essere rimasti sepolti per 228 ore sotto le macerie di uno degli edifici che è crollato a causa del terremoto ad Antiochia, una delle città del sud est della Turchia più colpite dal sisma. La donna viene trasportata in barella da sei persone che camminano in punta di piedi tra i detriti dei palazzi sventrati, poi i soccorritori si abbracciano e riprendono le ricerche. Quasi contemporaneamente è stata tratta in salvo, dopo 227 ore sotto le macerie, una donna di 74 anni, Cemile Kekec, a Kahramanmaras, un’altra delle città più colpite dal sisma, dove in mattinata era stata salvata anche una 45enne. Sono oltre 8.000 le persone che in Turchia sono state estratte vive dai resti dei palazzi crollati con l’urto delle due scosse di terremoto che hanno colpito il sud est del Paese e varie province nel nord della Siria, dove oggi sono arrivati camion carichi di materiale medico inviati dall’Organizzazione mondiale della Sanità. “Molto più sostegno è necessario per soddisfare i bisogni sanitari essenziali di tutte le persone”, ha comunque fatto sapere il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il bilancio delle vittime per ora ha superato le 41mila persone ma è destinato ad aumentare quando le ricerche si fermeranno mentre, in Turchia, i feriti sono in tutto più di 105mila.

I soccorritori continuano a lavorare anche mentre cala la notte, ma la zona colpita dal terremoto è incessantemente interessata da scosse di assestamento, ne sono state registrate 3.858 dal giorno del sisma, il 6 febbraio, di cui quasi 400 di magnitudo tra 4 e 5, e l’agenzia turca per l’emergenza e i disastri Afad ha definito la situazione “fuori dall’ordinario”. Gli edifici in parte crollati o rimasti fortemente danneggiati a causa del violento terremoto sono 50.576 e devono essere demoliti con urgenza, ha affermato il ministro dell’Ambiente turco Murat Kurum facendo sapere che le autorità hanno ispezionato finora più di 387.000 palazzi nelle dieci province del sud est anatolico colpite dal terremoto. La città di Gaziantep ha il maggior numero di edifici che necessitano di essere demoliti subito, quasi 12.000, seguita da Hatay (10.991) e Kahramanmaras (10.777). Mentre le ricerche vanno ancora avanti, la Turchia continua a ricevere solidarietà a livello internazionale dopo che oltre 100 Paesi hanno inviato aiuti fin dal primo giorno.

Il Regno Unito si è impegnato a fornire un nuovo pacchetto di aiuti da 25 milioni di sterline (28 milioni di euro) per le popolazioni della Turchia e della Siria colpite dal sisma, portando il totale stanziato da Londra a 42,8 milioni di sterline (48 milioni di euro). Domani il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si recherà nella capitale turca per esprimere solidarietà da parte dell’Alleanza Atlantica mentre oggi il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha visitato Ankara per mostrare vicinanza dopo il sisma. La Turchia ha ringraziato l’Armenia definendo la visita “significativa”. Yerevan ha mandato 100 tonnellate di aiuti umanitari per la popolazione turca colpita dal sisma mentre una squadra di 28 soccorritori armeni è al lavoro nelle zone terremotate. Già la scorsa settimana, per permettere l’arrivo di aiuti alle regioni turche colpite, era stato aperto un valico sul confine turco-armeno, chiuso da 30 anni a causa delle relazioni problematiche tra Ankara e Yerevan per varie questioni, tra cui la negazione del genocidio armeno da parte della Turchia.

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Cultura

‘Ndocciata Agnone Patrimonio Unesco, il Governo ci crede | Fotogallery di Mario Laporta

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La ‘Ndocciata di Agnone (Isernia) ha incantato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il sottosegretario Vittorio Sgarbi, entrambi ieri hanno assistito all’antico rito del fuoco impegnandosi a sostenere la proposta del comune, della Proloco e dell’Unimol affinché esso sia riconosciuto come patrimonio immateriale dell’Unesco.

“Una bella proposta – ha detto ieri Sangiuliano – sulla quale possiamo ragionare e, insieme, disegnare un percorso, ma si può fare anche molto di più per il Molise, per Agnone, per questo territorio, ma soprattutto per coloro i quali vengono da qui perché questo è un luogo di cultura, questo è un luogo che ha grandi tradizioni che meritano di essere valorizzate”. Poi è intervenuto Sgarbi con un post: “Il fascino della ‘Ndocciata di Agnone, in Molise. Cittadini sfilano, in una sorta di rito propiziatorio, con le fiaccole. Il bagliore dei fuochi squarcia il buio della notte e anima i vicoli. Tradizione che merita il riconoscimento dell’Unesco”. La ‘Ndocciata è già riconosciuta, dal 2011, Patrimonio d’Italia per la tradizione dal Ministero del Turismo. L’evento attira, infatti, migliaia di turisti e ieri, secondo i dati forniti dagli organizzatori, erano oltre 10mila nonostante il maltempo. Per le strade principali di Agnone hanno sfilato 1200 ‘ndocce portate in corteo da ‘ndocciatori e figuranti, circa 320 persone.

La preparazione delle grandi torce comincia nel mese di marzo, con la ‘martellata’, ovvero quando i carabinieri Forestali segnano gli abeti bianchi da abbattere: essi, dopo l’essiccazione, diventano parte della ‘ndoccia assieme ai rami di ginestra. Il rituale, pagano e cristiano, è sempre lo stesso dal 1956: i bambini aprono il corteo portando le fiaccole più piccole e poi è un crescendo, fino ad arrivare alle ‘ndocce a ventaglio alte fino a tre metri. Gli ‘ndocciatori arrivano dalle Contrade del paese: Sant’Onofrio, Guastra, Colle Sente, San Quirico e dai quartieri agnonesi Capammonde e Capaballe e indossano un mantello a ruota di panno nero. Durante il percorso sono incitati dai turisti, che si affollano ai lati delle strade, e loro regalano momenti di folklore. Il rito si conclude in Piazza Plebiscito con il grande falò della Fratellanza: ciò che resta delle ‘ndocce viene lasciato bruciare per cancellare tutte le cose negative dell’anno che sta per concludersi e accogliere la positività del solstizio. Si replica il 24 dicembre con la ‘Ndocciata ai cui partecipano tutti gli agnonesi prima del cenone della Vigilia.

La fotogalleria che ci propone Mario Laporta, ci traccia alcuni momenti della ‘Ndocciata un evento tradizionale che si svolge ad Agnone, comune dell’Alto Molise in provincia di Isernia noto per la sua millenaria produzione di campane, La ‘Ndocciata è la “tradizione natalizia legata al fuoco” più imponente che si conosca al mondo, una  suggestiva processione di fiamme e scintille, che parla di una lunga, eterna emozione che si deve vivere, per poterla capire e apprezzare nel suo senso più profondo. Come recita anche il sito ufficiale della manifestazione “L’origine della tradizione del fuoco che “infiamma” la Vigilia di Natale ad Agnone si perde nella notte dei tempi.

Da principio la ‘Ndoccia (fonema dialettale che sta per ”grande torcia”) faceva parte certamente della ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21 dicembre. E’ noto infatti l’antico legame che l’uomo ha con il fuoco, ritenuto sin dall’alba della sua comparsa come fonte primaria di vita, elemento fecondatore e purificatore della natura; al pari sono noti agli studiosi i fuochi rituali che dalla Persia alla Normandia, dalla Russia al Galles, gli antichi abitatori dell’Europa e del vicino Oriente accendevano in onore del Dio Sole durante la notte più lunga dell’anno. Anche gli antenati degli attuali abitanti di Agnone, gli Osci e i temibili Sanniti che per secoli contesero a Roma il dominio dell’Italia centro meridionale, erano legati al fuoco, ai suoi significati e alle sue suggestioni. E’ da questo legame che deriva certamente la tradizione ultra millenaria del fuoco solstiziale che in Agnone, nel cuore dell’Appennino abruzzese-molisano, si è evoluta nella “‘Ndocciata”.

Rito dedicato al sole ed al suo ciclo annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per questo fuoco in onore al Dio che nasce, al Cristo Luce e Salvatore del mondo. Da documenti scritti si hanno testimonianze di questa tradizione magico-rituale fin dai primi anni dell’ ‘800. I padri-protagonisti di questa tradizione erano i contadini, un rito agreste dunque colmo di significati simbolici, parte del linguaggio della semplicità contadina. Ad esempio: “Mentre la ‘Ndoccia ardeva” si traevano auspici: se soffiava la “borea” si prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il “vento” .

Se schioppettava andava bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe, considerate un vero e proprio male della società rurale. Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si svolgeva nella tarda serata del 24 Dicembre. Le maestose fiaccole, infatti, servivano con molta probabilità anche ad illuminare il cammino dei contadini che dalle zone rurali si portavano sino al paese per assistere alla messa natalizia di mezzanotte. Ma in che modo nei tempi più recenti si è arrivati a quello che è oggi la ‘Ndocciata?

Negli anni trenta del novecento ancora i contadini solevano sfilare spontaneamente per le vie del centro cittadino con in spalla ognuno la grande torcia fatta spesso con le proprie mani. Ma il secondo conflitto mondiale portò anche alla fine – o meglio ad una sospensione che rischiava di preannunciarla – di questa antica abitudine. La tradizione fu felicemente ripristinata nei primi anni cinquanta dalla Pro Loco di Agnone che, per incentivare la partecipazione all’iniziativa, organizzò una gara con premi. Da allora possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un crescendo continuo in imponenza del rito e attaccamento degli Agnonesi ad esso. Oggi il 24 Dicembre è un giorno simbolo della tradizione Agnonese e un appuntamento irrinunciabile per migliaia di turisti che provengono da ogni dove.”

 

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Cultura

La scuola di Scultura dell’ABANA insieme all’Orientale ospitano tre artiste Giapponesi al parco archeologico dei Campi Flegrei

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La Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ha ritenuto proficuo apporre una riflessione laterale allo studio dell’antico, invitando tre artiste che meglio si contraddistinguono in ambito internazionale per la produzione scultorea e performativa oggi. Con il progetto Magma vivo nell’arte contemporanea giapponese si intende condividere l’attività scultorea di tre talenti che in pratiche differenti hanno narrato negli ultimi 40 anni le dinamiche sociali e politiche in terra nipponica. Le artiste Noriko Ambe, Aoki Noe e Yoshiko Shimada interagiranno con gli studenti della scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli per la creazione di site specific da inaugurare al Parco Archeologico di Cuma e al Tempio di Serapide di Pozzuoli. Le artiste avranno il sostegno di un gruppo selezionato di studenti di lingua e cultura giapponese dell’Università di Napoli L’Orientale, che, oltre a facilitare la comunicazione dal punto di vista linguistico, parteciperanno al processo creativo. Noriko Ambe ha individuato nel materiale cartaceo la continuazione divinatoria del valore simbolico affidato alla carta: del resto, foneticamente, in giapponese la parola carta e la parola dio si equivalgono. Le opere di Ambe sono stratificazioni che si innestano fino a diventare nervature, modellate metaforicamente da uno stato di lavorazione capillare, come fossero emerse dagli eventi naturali, fino a diventare oracolo e premonizione, salvezza sperata e radicamento di virtù culturali ed estetiche. L’opera di Ambe installata al Parco Archeologico di Cuma. Aoki Noe tratta il ferro come la pratica fine della creazione a cesello, in cui ogni singolo pezzo, forgiato alla misura stabilita, crea una composizione monumentale senza trascurare mai il dettaglio. Ologramma reale di una costruzione precaria, ma al tempo stesso profonda e forte. Radicate ed eteree, le sue opere trafiggono lo sguardo dello spettatore e sconfinano oltre la forma intesa, per aprire nuovi campi e nuove interferenze scultoree mai viste o percepite. L’opera di Aoki è visibile al Tempio di Serapide di Pozzuoli. Yoshiko Shimada è una Performer di lunga data, che analizza la storia recente per recuperare e riscattare le pagine strappate alla memoria collettiva. Una dinamica ricostruzione, una potente rappresentazione del reale, che restituisce alla storia, svelandole, le verità occultate. Senza mai lasciare al caso o omettere un singolo frammento dell’esistenza umana, Shimada conferisce materialità e potenza alle lotte per l’eguaglianza e per i diritti. La Performance è in mostra al Parco Archeologico di Cuma. Il progetto proposto dall’Accademia di Belle Arti di Napoli è realizzato con la collaborazione dell’Università di Napoli L’Orientale, l’ISMEO — Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente, il Parco Archeologico dei Campi flegrei, il MANN e l’Altro Giappone. Sono importanti partner nella realizzazione del progetto la Camera di Commercio Italiana a Tokyo, Fonderia Nolana, Berni spa, Le Associazioni Aporema onlus, Napoli è donna, Tempio Macellum e la Scuola di Fotografia e Didattica dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Il progetto si svolge sotto forma di workshop nei laboratori della Scuola di Scultura dal 24 al 28 Ottobre e sarà inaugurato il 29 Ottobre all’auditorium del Mann alle ore 10:00,  al Parco Archeologico di Cuma alle ore 12:00 e al Tempio di Serapide di Pozzuoli alle ore 15:00.

Le opere saranno fruibili al Parco Archeologico di Cuma e al Tempio di Serapide di Pozzuoli dal 30 Ottobre al 29 Novembre 2022.

 

 

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