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Caso Gregoretti, è scontro sulla data del voto in Giunta per l’autorizzazione a processare Salvini

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La maggioranza abbandona i lavori sul caso Gregoretti. I 10 senatori di M5s, Pd, Leu e gruppo Misto hanno lasciato, per protesta, la riunione della Giunta delle immunita’ del Senato dopo che e’ stata respinta la richiesta del M5s di avere ulteriori documenti sulla salute dei 131 migranti bloccati l’estate scorsa per 4 giorni sulla nave della Guardia costiera. Contestano inoltre la decisione di convocare l’ufficio di presidenza per decidere l’eventuale rinvio del voto a dopo le Regionali del 26 gennaio, nonostante l’assenza annunciata del capogruppo di Leu Pietro Grasso. Sono sempre piu’ in bilico i tempi del verdetto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini: verdetto richiesto dal tribunale dei ministri di Catania e previsto, al momento, entro il 20 gennaio (a meta’ febbraio, quello definitivo dell’Aula). Ad accendere i toni sono state le parole del premier sulla vicenda del ritardato sbarco. In un’intervista al Corriere della sera, Conte chiarisce: “Tutta la fase decisionale è stata gestita dall’allora ministro dell’Interno, che l’ha anche rivendicata”, mentre si attribuisce un ruolo nella trattativa sulla redistribuzione dei migranti in Europa e afferma: “Non posso affermare di essere stato coinvolto”.

Durissima la replica di Salvini: “A me la gente che perde l’onore e sacrifica la sua dignita’ per salvare la poltrona, fa un’immensa tristezza”, urla da un comizio nell’Emilia che sta girando da giorni. Nel pomeriggio scoppia il caos in Giunta. A innescare la prima miccia, la richiesta del senatore M5s Mattia Crucioli di chiarimenti sul rinvio del voto, proposto la settimana scorsa proprio dalla maggioranza, dato lo stop dei lavori del Senato dal 20 al 24 gennaio per la campagna elettorale per le regionali. Il presidente della Giunta, l’azzurro Maurizio Gasparri, risponde affidando il responso all’ufficio di presidenza. E cio’ nonostante l’assenza di Grasso, in missione negli Stati Uniti con la commissione antimafia. Con lui, sempre per motivi di missione, e’ assente anche il 5S Mario Giarrusso. In questa situazione di alta tensione si aggiunge l’istanza di maggiori approfondimenti, attraverso la richiesta di documenti sanitari dei migranti che, secondo Crucioli, mancano all’appello. E invece sarebbero utili per la decisione finale. A quel punto Gasparri ricorre ai voti: finisce 10 a 10 (sui 23 senatori della Giunta, 3 sono assenti) compreso il ‘no’ del presidente, che dunque respinge la richiesta. Troppo per la maggioranza che, compatta, lascia la riunione e attacca Gasparri e il resto delle opposizioni gridando al “colpo di mano”.

“Il presidente ha detto fino a ieri che questo e’ un organo giurisdizionale ma si e’ comportato in maniera piu’ politica degli altri”, rilancia la capogruppo del M5s nella Giunta Elvira Evangelista che insiste: “Non e’ stato un presidente imparziale”. Le fa eco la senatrice Dem Anna Rossomando: “E’ un’evidente forzatura, oggi non avremmo dovuto votare. Gasparri non ha rispettato una prassi di garbo istituzionale”. Il presidente si difende ricordando: “Ho facolta’ di votare, in quanto componente della Giunta”, anche perche’ da relatore del caso, osserva, “se avessi ritenuto ch mancavano determinati documenti e c’era bisogno di un approfondimento l’avrei detto io, per primo”. Inoltre, sull’ufficio di presidenza convocato alle 19, precisa che “non e’ un organo in cui si vota” E taglia corto: “Ci sara’ una proposta prevalente. Se non verra’ raggiunta l’unanimita’, la questione verra’ posta in Giunta”. Insomma, tra poche ore la parola passa alla quinta riunione della commissione.

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Inchiesta Doppia Curva, altri 7 arresti: ombre su Inter, Milan e il ruolo di Zanetti. Rapporti tra curva e dirigenza sotto i riflettori

L’inchiesta Doppia Curva porta a nuovi arresti tra gli ultrà di Inter e Milan. Emergono rapporti tra Bellocco, Beretta, Scarfone e il vicepresidente Zanetti.

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La nuova tranche dell’inchiesta Doppia Curva ha portato oggi all’arresto di sette persone legate alle tifoserie organizzate di Inter e Milan, rivelando una rete di intrecci tra criminalità organizzata, imprenditoria e ambienti dirigenziali calcistici.

Il ruolo di Antonio Bellocco e la rete di contatti

Nel provvedimento cautelare si legge dell’esistenza di un rapporto diretto tra Antonio Bellocco, figura di spicco della curva Nord e affiliato alla ’ndrangheta, e la società Inter. Bellocco, ucciso nel settembre scorso da Andrea Beretta, ex capo ultrà interista oggi collaboratore di giustizia, avrebbe avuto “concrete entrature” nella multinazionale QFort, attiva nella produzione di infissi e dichiarata estranea all’inchiesta.

Il legame passava attraverso Davide Scarfone, oggi in carcere, amministratore unico della QFort Como srl e rappresentante di altre due società del gruppo. Scarfone era vicino sia a Bellocco che a figure centrali della curva Sud del Milan, come Luca Lucci e Marianna Tedesco, già coinvolti nel maxi blitz del settembre 2023.

L’evento QFort e la presenza di Zanetti

Secondo le intercettazioni, Bellocco si era attivato per ottenere la partecipazione del vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti a un evento organizzato da QFort l’11 novembre 2023, rilevante per gli affari di Scarfone. Il 17 novembre Zanetti partecipò effettivamente all’iniziativa, su quella che viene descritta dal gip come “espressa volontà di Bellocco”, per rafforzare il prestigio di Scarfone.

Durante l’evento, Zanetti avrebbe elogiato pubblicamente l’imprenditore, che a sua volta si sarebbe vantato del riconoscimento ricevuto. Beretta, interrogato, ha ammesso di aver contattato Zanetti direttamente: “C’era proprio un rapporto di amicizia con Javier”.

Minacce e usura: gli affari sporchi del clan

Scarfone, sempre secondo l’ordinanza, avrebbe anche minacciato un imprenditore comasco, costretto a subire tassi usurari fino al 400% per prestiti ricevuti dal clan Bellocco. Un quadro che, per la magistratura, dimostra la pervasività dei legami tra criminalità e mondo ultras, con gravi implicazioni per le società calcistiche coinvolte.

La sanzione della Figc a Zanetti

La Figc ha recentemente multato Javier Zanetti per 14.500 euro, dopo aver analizzato gli atti dell’inchiesta. Una sanzione che certifica l’interesse della giustizia sportiva per i rapporti intercorsi tra la dirigenza nerazzurra e ambienti ultrà poi finiti in carcere.

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Inchiesta Doppia Curva, altri arresti per usura ed estorsione con finalità mafiosa legati alle tifoserie di Inter e Milan

Nuovi sviluppi nell’inchiesta Doppia Curva: sette arresti per usura ed estorsione, coinvolto Mauro Russo, ex socio di Maldini e Vieri. Contestata l’aggravante mafiosa.

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L’inchiesta Doppia Curva della Procura di Milano si allarga: altri sette arresti sono stati eseguiti nelle scorse ore per reati di usura ed estorsione legati al mondo del tifo organizzato. Per alcuni degli indagati la magistratura contesta l’aggravante della finalità mafiosa, per aver favorito la potente cosca calabrese dei Bellocco, uno dei clan più influenti della ‘ndrangheta.

Ai domiciliari Mauro Russo, legato ai parcheggi di San Siro

Tra i nomi finiti in manette figura anche Mauro Russo, personaggio noto per essere stato socio in affari con due ex stelle del calcio italiano: Paolo Maldini e Christian Vieri, entrambi completamente estranei alle indagini in corso. Russo è accusato di aver estorto 4mila euro al mese all’imprenditore Gherardo Zaccagni, ex gestore dei parcheggi dello stadio di San Siro, per un totale stimato in circa 60mila euro.

Secondo quanto riportato nell’ordinanza del gip Domenico Santoro, Russo avrebbe svolto attività opache anche in altri ambiti calcistici, come la tentata acquisizione dei parcheggi dello Stadio San Nicola di Bari. In quell’occasione, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato di ottenere il via libera da parte di famiglie mafiose locali, confermando un modus operandi consolidato.

Rapporti con società di calcio e istituzioni: un sistema da decifrare

Il giudice Santoro sottolinea nella misura cautelare come Mauro Russo sia in grado di intessere relazioni trasversali, che vanno dal mondo delle curve a quello delle istituzioni, passando per ambiti societari legati al calcio professionistico. Una rete definita “chiaramente evocativa della sua capacità di reiterare condotte analoghe” a quelle oggetto dell’indagine.

Questi nuovi arresti arrivano dopo quelli dei capi ultras di Inter e Milan, già coinvolti nella prima fase dell’inchiesta. Il quadro che emerge è quello di un sistema radicato e tentacolare, dove il confine tra tifo organizzato, business e criminalità appare sempre più sfumato.

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Nicoletta Romanoff: «Ho perso mio fratello, ma la fede mi ha salvata. Oggi sono felice anche nel dolore»

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Dall’apparente vita da principessa alla quotidianità vissuta con concretezza, passando per un dolore profondo che ha segnato la sua esistenza: Nicoletta Romanoff, attrice e oggi anche scrittrice, si racconta in un’intervista intensa al Corriere della Sera in occasione dell’uscita del suo primo libro, Come il tralcio alla vite (Rizzoli).

Una principessa con i piedi per terra

«Sarà che per dieci anni ho fatto ginnastica artistica, avevo un bel portamento… ma mamma mi tagliava i capelli corti e pratici», racconta Romanoff, smontando con autoironia l’immagine di nobile algida. Figlia di Giuseppe Consolo e discendente degli zar di Russia, dice: «Il sangue blu è più culturale che reale. Mio nonno Nicola parlava sempre di storia. Diceva: se non hai letto un libro almeno otto volte, lo hai solo sfogliato».

Il dolore indicibile per la perdita del fratello

Per la prima volta, Nicoletta racconta la morte del fratello Enzo Manfredi, che a 21 anni si tolse la vita nel 1997. «Con lui se n’è andata una parte di me. Avevo 18 anni e 12 giorni. Da allora mi sono sentita divisa». La ferita è ancora aperta: «Non ci sono risposte, ma da quel momento la fede è diventata parte fondamentale della mia vita. Dio è la mia ancora».

Una maternità precoce che l’ha salvata

A soli 19 anni è diventata madre. A 21 ha avuto il secondo figlio. «Mi ha salvata. Mi ha ridato speranza». La maternità ha significato anche rinunce: «Ho detto tanti no. I registi non ti aspettano. Ma non mi sono mai pentita». Anche quando ha rinunciato a un ruolo importante in un film francese con Daniel Auteuil: «C’era troppo eros. Ho pensato ai miei figli».

Il cinema arrivato per caso

Romanoff non cercava il cinema. «Ero a Parigi, volevano modelle alte e magre. Ma mi dicevano: con quella parlantina andrai lontano». E così è stato. Scelta tra 600 candidate per Ricordati di me di Muccino: «Ero talmente preparata da sapere le battute al contrario». Con Gabriele Muccino ha imparato a lasciarsi andare, con Carlo Verdone ha scoperto la leggerezza sul set: «Un maestro gentile».

L’amore, la famiglia, il presente

Conobbe Giorgio Pasotti durante una fiction nel 2004: «Con lui ho avuto mia figlia Maria. È stata una storia importante e voglio proteggerla». Oggi è sposata con Federico, un amore ritrovato dopo trent’anni. «Ci conoscevamo da sempre, i nostri nonni abitavano nella stessa palazzina».

La fede come bussola di vita

«La fede è come mangiare bene e allenarmi. Ci parli con Dio, ti confidi». Un equilibrio interiore costruito anche grazie al dolore, come dopo la perdita recente del padre, morto in mare nel luglio 2024. «Credevo di essere vaccinata alla sofferenza. Ma lo strazio è l’amore che non puoi più dare».

Una felicità costruita anche nel dolore

Oggi Nicoletta Romanoff si dice serena, felice, nonostante tutto: «La felicità la trovi anche nel dolore. Basta saperla vedere nelle piccole cose. E anche la sofferenza, alla fine, si trasforma in amore».

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