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Politica

Tensione nel M5s, affondo di Di Maio sui rimborsi

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C’è tensione nel Movimento Cinque Stelle sul tema dei rimborsi al centro del dibattito pentastellato dopo il clamoroso addio di Lorenzo Fioramonti al governo e le sue frizioni con i vertici del Movimento. L’ex ministro dell’Istruzione ribadisce le sue critiche al sistema delle restituzioni a carico dei parlamentari Cinque Stelle di parte dei loro emolumenti. Su questo punto – scrive su Facebook – c’e’ “il risentimento dei parlamentari e l’imbarazzo dei gruppi dirigenti per un sistema gestito da una societa’ il cui ruolo rimane a tutti poco chiaro”. Pronta la replica dei vertici del Movimento che, attraverso il blog delle Stelle, lanciano una sorta di ultimatum a chi non restituisce: “per coloro che dopo il 31 dicembre saranno ancora in ritardo si attiveranno i Probiviri”, spiega il post. Difficile, tuttavia, che l’avvertimento abbia affetto. Anche perche’, nei gruppi del M5S, il nodo delle restituzioni unisce malpancisti di varia origine. Sui rimborsi, Fioramonti parla di “metodo farraginoso e poco trasparente con cui si gestiscono le nostre restituzioni”. Ma Fioramonti va oltre, lanciando un appello ai capigruppo 5S per chiedere loro di “chiarire la situazione”, perche’, aggiunge, “gli attacchi di questi giorni nei miei confronti sono davvero inaccettabili”. “Le mie posizioni – rimarca – si conoscevano benissimo quando, a settembre, venni nominato Ministro. Ed erano note anche quando tutti si congratulavano con me, per il lavoro svolto e per chiedermi di non mollare”.

Lorenzo Fioramonti – Istruzione

Parole che per ora si infrangono sul muro dei vertici del Movimento e di Luigi Di Maio. “A partire dal mese di novembre – si legge nel post – tutti i parlamentari in ritardo con le rendicontazioni e le relative restituzioni sono stati raggiunti da mail per ricordare loro gli impegni giuridici e morali assunti, all’atto della candidatura con il M5S”, ricorda il post nell’usuale linguaggio burocratico usato in simili occasioni. Detto questo, chi conosce bene le dinamiche interne al Movimento fa notare che l’ipotesi di sanzione o addirittura di espulsione ai danni dei “morosi” sia poco concreta. Il team di legali che coadiuva il Movimento da settimane sta studiando modalita’ e tempistiche di eventuali azioni. Ma la strada e’ in salita. L’adesione alla regola delle restituzioni e’ basata si’ su un contratto, ma sottoscritto volontariamente, per cui difficilmente la violazione di tale impegno puo’ portare in qualche modo a reali sanzioni giudiziarie. Ne’, in questo momento, a Di Maio preme procedere con nuove espulsioni, dando cosi’ una sponda “preziosa” a chi medita di uscire dal Movimento.

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Europee, Meloni si candida: scrivete Giorgia sulla scheda, sono una del popolo

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“Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di fratelli d’italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo”. Era la notizia che tutti aspettavano e Giorgia Meloni l’ha pronunciata dal palco di Fdi a Pescara.

“Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo” alle europee. “Sono fiera che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me mi chiami Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara…perché loro sono colti….Ma io sono fiera di essere una persona del popolo” ha detto la premier e leader di FdI Meloni. “Se volete dirmi che ancora credete in me scrivete sulla scheda Giorgia, perchè io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena”.

“Io sarò sempre una persona a cui dare del tu, senza formalismi, senza distanza”, ha aggiunto. “Faccio quello che faccio solo ed esclusivamente per gli italiani. Non c’è altra ragione sostenibile per fare questa vita, ve lo garantisco”, ha detto la premier. “Mi interessa solo il giudizio dei cittadini, che rispetto e rispetterò sempre”, ha concluso.

“Quando noi diciamo ‘mai con la sinistra’ non stiamo utilizzando uno slogan buono da campagna elettorale ma da buttare il giorno dopo, parliamo di qualcosa che è nel nostro dna. Vale a Roma e vale a Bruxelles, non ci interessa stare con tutti o dove stanno tutti”. Così Giorgia Meloni dal palco di Fdi di Pescara.

“In queste settimane c’è chi sta confondendo i piani tra la maggioranza in parlamento europeo e la commissione” per “insinuare una sorta di nostra presunta disponibilità ad allearci con i socialisti”, ha premesso Meloni. “Non ci interessa stare con tutti, staremo solo dove le nostre idee si possono realizzare”, ha aggiunto.

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Politica

Fitto: dal 2020 sprecati 300 miliardi in bonus e superbonus

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“Cosa è stato fatto dal 2020 ad oggi con la sospensione del patto di stabilità?” che ha permesso di aumentare la spesa pubblica. Nel 2019 l’Italia ha speso 810 miliardi, nel 2022, fuori dal Patto di stabilità ne ha spesi 1.084 miliardi. “Sono circa 300 miliardi di euro in più. Dove sono andati? Cosa è stato fatto? Si sono fatti investimenti strutturali? Intelligenti? Che hanno cambiato la prospettiva del nostro Paese?. No sono andati tutti in bonus e superbonus che hanno aumentato il debito e che non hanno inciso in nessun modo sullo sviluppo e la crescita del Paese”. Lo ha detto il Ministro degli Affari Europei, del Sud, della Coesione e del Pnrr Raffaele Fitto alla Conferenza Programmatica di Fdi a Pescara.

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Unirai, anche oggi circo mediatico-politico-sindacale

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”Pochi giorni fa qualcuno si stracciava le vesti rilanciando le fake news sull’imminente addio alla Rai da parte di Ranucci e Sciarelli per essere clamorosamente smentito dopo meno 24 ore. A seguire la “bufera” sulla presunta censura a Scurati, smontata anche quella come emerge oggi su alcuni quotidiani di opposti orientamenti. Poi la democrazia in pericolo e l’allarme fascismo, liquidato ieri con poche parole dal portavoce Ue Christian Wigand”.

Lo afferma in una nota il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai. ”Nel menù di oggi dell’ormai ben noto e sempre meno credibile circo mediatico-politico-sindacale spunta il premio di risultato per i giornalisti Rai cancellato e il martire sindacalista e dirigente reo di aver fatto solo delle ironie via social, il tutto condito da una spruzzata di dichiarazioni nel tentativo ridicolo di delegittimare una nuova voce libera presente dentro la Rai. Avviso ai naviganti: Unirai ha tutte le carte in regola per far sentire la sua voce e il suo peso. È stato riconosciuto dall’azienda – ripetiamo – come sindacato significativamente rappresentativo a livello nazionale dei giornalisti Rai. Leggere, studiare, documentarsi. Fare un respiro profondo.

Accettare la realtà. Si fa anche una figura più dignitosa. Per quanto riguarda il premio di risultato l’azienda ha disdetto un accordo siglato nel 1993 con l’intento di sostituirlo con strumenti più vantaggiosi, come già fatto per tutti gli altri dipendenti, sul piano della tassazione. Come abbiamo già detto – concludono – vigileremo perché nessuno sia penalizzato dal nuovo accordo, ma certamente non ci metteremo su questo a fare terrorismo. Sulla questione relativa all’utilizzo dei social, e al rispetto che bisogna avere tra colleghi, infine invitiamo alla lettura della legge sulla professione, del codice etico e del regolamento di disciplina aziendale”.

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