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Cronache

Ferisce militare in Stazione Milano e urla Allah akbar

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 Al momento l’accusa e’ di attentato per finalita’ terroristiche o di eversione, tentato omicidio e violenza a pubblico ufficiale ma il pool antiterrorismo di Milano, guidato dal pm Alberto Nobili, sta scavando nella sua vita per capire se ci siano davvero legami con cellule terroristiche. Mahamad Fathe, il 23enne yemenita che questa mattina ha ferito con un paio di forbici un militare in stazione Centrale, non avrebbe aggiunto nulla per spiegare il suo gesto. E’ bastata la frase “Allah akbar” urlata dopo l’aggressione a trasformare il caso in un possibile attentato di matrice islamica. Gli investigatori restano molto cauti sul punto, il profilo di Fathe e la modalita’ sgangherata del suo attacco lasciano molti dubbi sulla natura dell’episodio. E’ avvenuto tutto in pochi secondi. Alle 10.45 Fathe – che compira’ gli anni il 25 settembre – ha sorpreso alla spalle Matteo Toia, caporale scelto di 34 anni appartenente al Quinto raggruppamento alpini e in servizio per l’operazione “Strade sicure”. Il militare stava salendo sulla camionetta quando ha ricevuto due fendenti che, miracolosamente, gli hanno provocato solo tagli superficiali alla gola e alla schiena. Toia aveva due colleghi vicini e a pochi metri c’erano i carabinieri del terzo reggimento Lombardia ma il primo a fermare con un placcaggio Fathe e’ stato un 52enne senegalese con un permesso di soggiorno permanente. In questa fase concitata, mentre i militari lo disarmavano, lo yemenita ha urlato “Allah akbar”. Nel 2017 Fathe e’ arrivato in Italia partendo dalla Libia, e’ stato assegnato a un centro di Bergamo ma si e’ allontanato dalla struttura prima che fosse concluso l’iter per la richiesta di asilo politico. Secondo quanto riferito dai carabinieri ha raggiunto la Germania, da dove e’ stato espulso in virtu’ del trattato di Dublino. Il 12 luglio 2019 lo hanno messo su un volo da Monaco diretto a Malpensa e il 23 agosto si e’ presentato a Mantova per formalizzare l’istanza di protezione internazionale. E’ in questa occasione che ha ottenuto un permesso di soggiorno provvisorio che al momento sarebbe ancora valido. In quei giorni e’ stato ospitato nell’ex hotel California a Ostiglia (Mantova) ma ancora una volta e’ scappato e il 13 settembre e’ arrivato a Milano, dove ha dormito in strada attorno alla Centrale. Ieri notte, attorno alle 2, i militari del nucleo Radiomobile sono intervenuti in via Sammartini (accanto alla stazione) su chiamata del custode del rifugio della Caritas. Fathe era salito su una pensilina “armato” di una penna, minacciava tutti e urlava frasi sconnesse. Per farlo scendere un carabiniere ha dovuto utilizzare lo spray al peperoncino e una volta in caserma e’ stato denunciato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. E’ uscito dagli uffici ed e’ tornato in Centrale, dove poco prima delle 11 ha aggredito il militare. L’episodio avviene a poco piu’ di due anni dall’aggressione di Ismail Tommaso Hosni, l’italo-tunisino di 21 anni che il 18 maggio 2017 feri’ con due coltelli due militari e un agente della Polfer all’interno della stazione milanese. Lo scorso dicembre Hosni e’ stato condannato in rito abbreviato in appello a 5 anni e 8 mesi di carcere (il pm chiese 10 anni in primo grado) per tentato omicidio, lesioni e resistenza col vizio parziale di mente. Quest’ultimo accertato da una perizia psichiatrica richiesta dal difensore Giusi Regina, secondo cui la capacita’ di intendere e di volere del giovane era “grandemente scemata al momento del fatto” e inoltre era sotto l’effetto di cocaina. In quel caso il 21enne venne indagato per terrorismo internazionale perche’ sul suo profilo Facebook erano stati trovati video inneggianti all’Isis, ma gli stessi pm hanno poi chiesto l’archiviazione perche’, seppure avesse aderito alle idee dello Stato islamico, non sono stati trovati contatti con terroristi.

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A New York si commemorano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Una giornata speciale per i ragazzi delle medie e delle superiori per commemorare due simboli della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel triste anniversario della Strage di Capaci. L’appuntamento si è svolto presso la Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi, guidata da Michael Cascianelli. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nomi nella storia italiana, ma incarnano valori di coraggio, integrità e impegno civico. Per far comprendere appieno il significato di queste figure agli studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, è stato organizzato un incontro con due esperti del campo: il Professore Antonio Nicaso e il Professore Rosario G. Scalia.

Il Professore Nicaso, storico delle mafie e autore di varie opere sull’argomento, ha condiviso con gli studenti la sua vasta esperienza e aneddoti privati, invitandoli a guardare al futuro con ambizioni elevate e a non scendere mai a compromessi di fronte alle mafie. L’incontro è stato condotto dal Professore Scalia, professore del dipartimento di Italiano alla Rutgers – State University of New Jersey, che ha moderato l’evento e ha portato anche una testimonianza personale, ricordando la sua infanzia a Catania e l’ombra costante della mafia che aleggiava sulla città. Ha evidenziato come frasi dette dai genitori come “stai tranquillo che i mafiosi si uccidono solo tra loro” per tranquillizzare i propri figli, o “ci si uccide solo al sud” o “solo in Italia” abbiano contribuito a creare una distanza emotiva e fisica dalle persone nei confronti della mafia. Ha invitato gli studenti a non voltare le spalle alla realtà, ma ad affrontarla con coraggio e determinazione, senza mai fare un passo indietro.

L’incontro, coordinato dalla Professoressa Cristiana Grassi, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte degli studenti, dimostrando l’importanza di educare le giovani menti alla consapevolezza civica e alla lotta contro ogni forma di criminalità. La morte di Falcone e Borsellino ha avuto un impatto profondo non solo in Italia, ma anche oltre confine. Negli Stati Uniti, Giovanni Falcone è ricordato come un eroe, anche dall’FBI. Una statua eretta a Quantico, sede dell’FBI, testimonia il rispetto e l’ammirazione che gli americani nutrono per il giudice italiano. La relazione tra Stati Uniti e Falcone si consolidò durante il celebre caso “Pizza Connection” durante gli anni del Maxiprocesso di Palermo. Oggi, la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel campo della lotta alla criminalità organizzata prosegue su queste solide basi, dimostrando che l’eredità di Falcone e Borsellino continua a essere una fonte di ispirazione nel cammino verso una giustizia globale e una cooperazione internazionale più stretta.

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Carabinieri: prima confisca e conversione in euro di monete digitali sottratte a napoletani

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La Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria ha completato con successo la prima operazione di conversione in euro di beni confiscati in monete digitali. L’attività è conseguente al sequestro di Bitcoin e Monero, per un controvalore di circa 11mila euro, avvenuto a gennaio 2023, quando la Prima Sezione Operativa di Roma e la Sezione Criptovalute hanno eseguito otto misure cautelari nei confronti di individui, tutti residenti a Napoli, sospettati di appartenere ad un gruppo criminale dedito alla contraffazione valutaria. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte con la collaborazione di Eurojust ed Europol, fanno parte di un ampio contesto investigativo iniziato nel 2018, mirato a smantellare una rete di distribuzione di banconote contraffatte attraverso il Darkweb, canali Telegram e il trasferimento di criptovalute come Bitcoin e Monero su wallet dedicati. Lo rende noto un comunicato dell’Arma.

“Nel corso delle operazioni le criptovalute sequestrate – in particolare Monero e Bitcoin, spiega la nota – erano state trasferite dalla Sezione Criptovalute su portafogli dedicati, attraverso l’uso di tecniche e software sviluppati direttamente dal Reparto Specializzato dell’Arma che consentono la creazione dei wallet garantendo, oltre ad una elevata sicurezza, anche una gestione particolare delle chiavi private e/o seed phrase. L’approccio utilizzato dalla Sezione Criptovalute assicura che nessun singolo operatore possieda la conoscenza completa della chiave privata, eliminando così un punto critico di vulnerabilità e aumentando significativamente la protezione contro gli attacchi informatici”.

“Le criptovalute, oggetto di sequestro, sono state confiscate con decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria di Napoli la quale – prosegue la nota – ha disposto la conversione e il trasferimento al Fondo Unico di Giustizia. Pertanto, i Carabinieri della Sezione Criptovalute unitamente a personale dell’Exchange italiano Young Platform nominato appositamente ausiliario di polizia giudiziaria per procedere alla conversione, hanno provveduto al trasferimento e cambio in euro per il successivo deposito al Fug delle somme oggetto della confisca”. “La peculiarità di questa operazione non risiede solo nel suo successo e nella sua natura pionieristica, ma anche nel modo in cui dimostra l’efficacia dell’Arma dei Carabinieri nello svolgere operazioni altamente specializzate anche con le nuove tecnologie finanziarie. L’Arma dei Carabinieri, sempre attenta e vigile nelle indagini sul sensibile tema del Cybercrime, ha svolto recentemente il primo corso di perquisizione e sequestri di valute digitali presso l’Istituto Superiore Tecniche Investigative di Velletri, con il quale ha formato 25 operatori già specializzati in indagini telematiche”, conclude la nota.

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Reddito cittadinanza, presi altri 63 beneficiari e denunciati per truffa

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Sono 63 le persone che in provincia di Foggia sono state denunciate per aver indebitamente conseguito il reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo di 691 mila euro. Tra quelle individuate dai finanzieri del comando provinciale di Foggia negli ultimi due mesi ci sono i componenti di un intero nucleo familiare, che vive sul Gargano, e che avrebbero presentato istanze per ottenere il reddito di cittadinanza, allegando una dichiarazione sostitutiva mancante dell’indicazione dell’esatta composizione del nucleo familiare, che ha consentito loro di ricevere indebitamente oltre 21.400 euro. I controlli hanno interessato tutto il territorio provinciale, in particolare Cerignola, San Severo, Vieste e San Nicandro Garganico. I 63 beneficiari sono stati segnalati alla direzione provinciale Inps per la sospensione del sussidio. Numerose le irregolarita’ riscontrate dalle Fiamme gialle: dalla mancanza del requisito della residenza effettiva nel territorio nazionale alle mendaci dichiarazioni inerenti alla composizione del nucleo familiare, dall’omessa dichiarazione dello svolgimento di attivita’ lavorative, in diversi casi anche esercitate in nero, alla perdita del diritto al beneficio in conseguenza dello stato di detenzione.

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