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Politica

Sondaggi dopo la formazione del Governo M5S/Pd, fiducia in Conte e Salvini riprende quota

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Sono sondaggi, non voti nel segreto delle urne. Vanno presi per quello che sono: indicazioni di un sentiment, di una tendenza nell’elettorato italiano. Anche una tendenza di pancia talvolta. Non sono il Vangelo, ma sono indicazioni serie. Dopo aver ottenuto la fiducia in Parlamento, il  governo Conte fa registrare una lieve crescita di gradimento, passando dal 36% di giudizi positivi della scorsa settimana al 38% odierno. Un indice di gradimento che aumenta di due punti salendo a 43. Nel complesso un italiano su due esprime una valutazione negativa e, in questa valutazione, va considerato che lo sconcerto determinato dalla improvvisa crisi politica agostana e dalla sorprendente genesi del nuovo governo ben difficilmente possono essere foriere di un largo consenso che, infatti, è circoscritto quasi esclusivamente all’elettorato delle forze della maggioranza. Le Europee hanno confermato uno scenario frammentato: i partiti di sinistra, centrosinistra e il M5S rappresentano circa 12,8 milioni di elettori, quelli di destra, centrodestra e le altre forze di opposizione circa 14 milioni e a costoro vanno aggiunti gli astensionisti (comprensivi di schede bianche e nulle) che ammontano a circa 22,6 milioni.
Le ipotesi sulla durata del governo fanno segnare un aumento di coloro che non sono in grado di esprimere un pronostico (da 17 a 22%), mentre si conferma la previsione prevalente già la scorsa settimana: durerà pochi mesi, al massimo un anno, secondo il 42% (in calo di 3 punti). Va osservato che tra dem e 5 Stelle diminuisce la fiducia che il governo possa durare per la parte restante della legislatura (rispettivamente di 5 e 6 punti) e per entrambi l’ipotesi prevalente è un lasso di tempo di due anni.
Nel sondaggio abbiamo voluto testare l’apprezzamento per il presidente del Consiglio Conte e, in assenza di vicepremier, per i due principali esponenti di M5S e Pd nell’ esecutivo (Di Maio e Franceschini), nonché per i leader dei partiti.
Conte vede aumentare il proprio gradimento, confermandosi nettamente al primo posto: il 51% esprime una valutazione positiva e l’indice sale a 57 dal 52 di fine agosto.
Il calo tra gli elettori leghisti è più che compensato da quelli della nuova maggioranza, tra gli astensionisti i positivi prevalgono sui negativi (42% a 34%) e tra gli elettori di FI e FdI, che pure sono all’opposizione, uno su tre si esprime positivamente sul premier.
Molto staccati tutti gli altri, compresi Di Maio (gradito dal 24% con un indice pari a 27) e Franceschini (gradito dal 16% con un indice pari a 21).
Dopo Conte, nel gradimento si colloca Salvini, uscito ammaccato dalla decisione di far cadere il precedente governo, ma in ripresa rispetto a fine agosto: oggi il 35% esprime un giudizio positivo, e l’ indice di fiducia passa da 36 a 40. Per lui il consenso è tornato su livelli elevati presso il proprio elettorato (era il 63% oggi è l’84%) e tra gli elettori di FI e FdI (76%).
A seguire Giorgia Meloni, apprezzata dal 27% (indice di gradimento pari a 32, in calo di 1 punto), Nicola Zingaretti, gradito dal 19% (indice stabile, a 23) e Silvio Berlusconi con il 13% (indice 15, in calo di un punto).

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Napoli

De Luca: Manfredi smentisca consulenze a docenti Federico II

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiede al commissario di Bagnoli, vale a dire il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di smentire quanto “sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli in merito alle consulenze a docenti della Federico II”. “Io suggerirei al commissario di smentire queste illazioni oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare e bloccare eventuali speculazioni”, ha sottolineato De Luca.

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In Evidenza

Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

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Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

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Politica

Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

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Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

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