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Gabrielli, Salvini con maglie Polizia? Io non mi sono mai sentito offeso

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La “gente non è idiota”, lo capiva che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini indossava le magliette della Polizia per “farsi sentire come parte” dell’istituzione, ma “non ho mai vissuto come una situazione negativa” questo fatto, “bensì come un segno di vicinanza alla Polizia. Non mi sono mai sentito offeso”. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a Napoli, in occasione della inaugurazione della nuova sala operativa, e’ tornato su uno dei temi che ha accompagnato i 14 mesi del leader leghista al Viminale, rispondendo a domande su alcuni aspetti anche del passaggio di consegne al ministero dell’Interno. “Ho sempre detto: ma signori miei, un ministro dell’Interno che e’ l’unica autorita’ di pubblica sicurezza, vertice politico della Polizia di Stato ha bisogno di una t-shirt per riaffermare questa sua funzione? Perche’ cosi’ facendo si rischia di immaginare che i cittadini siano una banda di idioti, che hanno bisogno di una t-shirt, di un vessillo per riaffermare una cosa di questo genere. Se mi sono sentito offeso? No”, ha detto Gabrielli parlando con i giornalisti e aggiungendo: “Lui veramente lo utilizzava come una modalita’ per farsi sentire come parte”. Il capo della Polizia ha ribadito di non aver “mai vissuto come una situazione negativa il fatto che il ministro dell’Interno indossasse polo o giacche della Polizia, bensi’ come un segno di vicinanza alla Polizia. Non mi sono mai sentito offeso. E, contrariamente a chi ha sostenuto che si trattava di una forma di intimidazione, ho sempre sostenuto che il ministro dell’Interno non ha certo bisogno di indossare una maglietta per affermare il suo status”. Questo peraltro, ha sottolineato Gabrielli, “e’ il pensiero esplicitato anche durante il ministero Salvini e quindi non puo’ essere interpretato come una postuma resipiscenza o come sassolini da togliersi dalle scarpe ora che non e’ piu’ ministro”. Gabrielli ha anche affrontato il tema del cambio al Viminale, con l’arrivo del neo ministro dell’Interno, l’ex prefetto Luciana Lamorgese: “Senza fare retropensieri, e’ piu’ facile parlare e farsi comprendere con chi parla il tuo stesso linguaggio ma questo non puo’ essere interpretato come un giudizio di valore. L’ho sempre detto, anche quando venivo additato a mia insaputa, il ministero dell’Interno ha forse piu’ bisogno di un ministro politico che tecnico, ma questa e’ un’altra storia”. A chi, poi, gli ha chiesto se la percezione della sicurezza viene condizionata anche dalla narrazione, Gabrielli ha spiegato: “Certo, la percezione e’ condizionata dalla narrazione ma e’ legata moltissimo al depauperamento delle risorse che ci ha progressivamente allontanato dal territorio. Dobbiamo rioccuparlo, che puo’ essere anche una immagine militare anche se non e’ mia intenzione. C’e’ tema di paure, di narrazione, del ruolo che la rete provoca amplificando le paure ma c’e’ un tema legato alla nostra presenza sul territorio”.

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Oltre 100 intossicati alla marcia del primo maggio a Valdagno: sospette due fontane non collegate all’acquedotto

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Salgono a oltre 100 le persone rimaste intossicate dopo aver partecipato a una marcia podistica tenutasi lo scorso primo maggio a Valdagno. Nessuno dei pazienti risulta in condizioni gravi, ma l’improvviso e massiccio afflusso al pronto soccorso dell’ospedale cittadino ha fatto scattare immediatamente l’allarme tra le autorità sanitarie locali.

Dalle prime verifiche condotte dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss 8 Berica, è emerso un elemento comune tra i partecipanti: tutti si erano abbeverati in alcune fontane private, non collegate all’acquedotto pubblico. Sospettate di essere all’origine dell’intossicazione sono due fontane: quella dei Masteghini (o fontana del Cengio) e quella della Fanana.

Vietato l’uso di due fonti: ordinanza del sindaco

In via precauzionale, il sindaco di Valdagno ha firmato un’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua delle due fontanein questione, in attesa dei risultati delle analisi. L’origine della possibile contaminazione potrebbe essere riconducibile alle piogge intense delle scorse settimane, che avrebbero compromesso la qualità delle acque sorgive non protette.

Nel frattempo, campioni d’acqua sono stati prelevati e inviati ai laboratori per essere analizzati. I risultati sono attesi nei prossimi giorni e chiariranno se vi sia presenza di agenti patogeni o sostanze contaminanti.

L’Ulss 8 invita la popolazione a non utilizzare acqua proveniente da fonti non controllate, specialmente durante eventi pubblici. Le persone che dovessero manifestare sintomi gastrointestinali sono invitate a rivolgersi immediatamente al proprio medico o al pronto soccorso.

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Settala, orrore in casa: uccide la moglie a coltellate, la figlia di 10 anni chiama i soccorsi: papà ha ucciso mamma

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“L’ho ammazzata, l’ho ammazzata”. Con queste parole, ubriaco e in stato confusionale, un uomo di 50 anni ha confessato ai carabinieri l’omicidio della moglie, accoltellata nella loro abitazione di Settala, alle porte di Milano. A lanciare l’allarme è stata la figlia di 10 anni, che ha telefonato al 118 intorno alle 23, dicendo: “Papà ha ucciso la mamma”. Una chiamata disperata che ha permesso ai soccorritori e alle forze dell’ordine di intervenire rapidamente.

Una tragedia avvenuta in camera da letto

Secondo una prima ricostruzione, la donna – 43 anni, di origine marocchina – sarebbe stata uccisa nel tardo pomeriggio, alcune ore prima della chiamata, mentre si stava preparando per andare a dormire. Indossava il pigiama e si trovava in camera da letto, dove il suo corpo è stato ritrovato senza vita, vicino a un materasso poggiato sul pavimento. L’uomo l’avrebbe colpita con una dozzina di coltellate. Il coltello è stato rinvenuto nell’abitazione, che è ora sotto sequestro.

L’uomo era ubriaco e già noto per comportamenti molesti

Quando è stato bloccato dai militari, il 50enne era in evidente stato di ebbrezza. Alcune testimonianze raccolte dai carabinieri, tra cui quella di una vicina, parlano di un uomo spesso molesto e incline all’alcol. Sul posto è intervenuto anche il pm di turno a Milano, Antonio Pansa, che nelle prossime ore chiederà al gip la convalida dell’arresto per omicidio aggravato.

La figlia sarà affidata a uno zio materno

Al centro di questa tragedia resta la piccola di 10 anni, testimone diretta dell’orrore. La bambina verrà ascoltata nelle prossime ore in un’audizione protetta, assistita da uno psicologo, come previsto dalle procedure della magistratura minorile. Sarà affidata a uno zio materno, già attivatosi per accoglierla.

Un delitto che scuote la comunità di Settala e rilancia con forza la necessità di intervenire con strumenti efficaci per la prevenzione della violenza domestica, a tutela delle donne e dei minori coinvolti.

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Lite tra giovani nel Trevigiano, un morto e un ferito grave

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Una lite tra una decina di giovani nel Trevigiano si è conclusa con la morte per accoltellamento di un 20enne, Lorenzo C.,  e il ferimento di un 22enne ricoverato in gravi condizioni all’ospedale. Due coetanei sono stati fermati dai carabinieri e portati in caserma per chiarire il loro coinvolgimento nella vicenda. Il fatto è avvenuto alle 4 di oggi nei pressi della discoteca Baita a Lago di Castelfranco Veneto. Secondo una pima ricostruzione dell’Arma i ragazzi si trovavano tutti nel locale e non si esclude che i dissapori siano nati sulla pista d ballo e poi degenerati all’esterno. Accertamenti sono in corso per ricostruire la dinamica dell’aggressione e dei motivi che hanno scatenato la lite tra un numero di giovani ancora in fase di identificazione. La vittima era residente in provincia di Padova.

I soccorsi sono stati attivati dal personale della discoteca che ha chiamato il pronto soccorso dell’ospedale. Sul posto sono quindi arrivati un’ambulanza e i carabinieri, ma al loro arrivo non è stata trovata nessuna delle persone coinvolte. I giovani feriti, infatti, si erano recati nell’ospedale castellano con mezzi propri. Il più grave è stato subito portato in sala operatoria ma è morto poco dopo. L’altro è stato anch’esso trasferito in sala operatoria e poi portato in rianimazione in prognosi riservata. Un terzo giovane ha invece riportato una ferita alla gamba e sta facendo la consulenza ortopedica al nosocomio di Montebelluna. Un quarto ragazzo ha una ferita lieve che è stata suturata e dimesso.

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