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Cronache

Omicidio Cerciello Rega: il pm militare indaga Varriale, era disarmato

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“Violata consegna” per non aver portato al seguito la pistola d’ordinanza: e’ il reato che la procura militare contesta ad Andrea Varriale, il carabiniere che si trovava insieme a Mario Rega Cerciello la notte in cui questi e’ stato ucciso. Indaga il procuratore militare, Antonio Sabino, il quale parla tuttavia di un “atto dovuto” dopo le notizie emerse finora e che gli accertamenti sono ancora “in fase esplorativa”.  Dalle notizie emerse finora – comprese le dichiarazioni dello stesso Varriale agli inquirenti di piazzale Clodio, in parte diverse da quelle rese “a caldo” – e’ emerso che il carabiniere e Cerciello erano in servizio entrambi disarmati la notte del 26 luglio scorso, quando si sono presentati all’appuntamento con gli americani Natale Hjort e Finnegan Lee Elder, in carcere con l’accusa di aver ucciso il vicebrigadiere. Secondo la procura militare questa condotta potrebbe configurare il reato di “violata consegna” in quanto i carabinieri, cosi’ come gli altri militari, sono obbligati a portare al seguito l’arma d’ordinanza ogni qual volta sono in servizio, anche se “in borghese”. Il procuratore Sabino spiega tuttavia che l’iscrizione nel registro degli indagati, “e’ un atto dovuto”, alla luce di quanto emerso finora, “anche a tutela dello stesso indagato”, che non e’ stato ancora ascoltato dai pm con le stellette. “Faremo tutti gli accertamenti del caso e poi prenderemo le decisioni conseguenti”, aggiunge il magistrato. La procura militare di Roma indaga anche su un altro aspetto della vicenda. Nel registro degli indagati risulta infatti iscritto un altro carabiniere (di cui non e’ stato reso noto il nome) con riferimento esclusivamente alla diffusione della foto di Natale Hjiort bendato nella caserma dell’Arma di via In Selci, a Roma. Il reato ipotizzato, in questo caso, e’ quello previsto dall’art.127 del codice penale militare di pace (Divulgazione di notizie segrete o riservate).

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Cronache

Ancora una forte scossa di terremoto all’alba a Pozzuoli, in centinaia in strada per paura ma nessun danno

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Questa mattina, alle 6:30, una scossa di terremoto di magnitudo 3.7 della scala Richter è stata avvertita in provincia di Napoli, precisamente nella zona dei Campi Flegrei. L’epicentro del sisma è stato localizzato a Pozzuoli, tra la zona della Solfatara e via Pisciarelli, con un ipocentro a soli 2,8 chilometri di profondità, rendendo il terremoto particolarmente avvertito dalla popolazione locale.

Nonostante la scossa sia stata sentita distintamente, fortunatamente non si registrano danni a persone o strutture. Tuttavia, l’evento ha generato numerose chiamate ai vigili del fuoco e ai servizi di emergenza, segno evidente dell’apprensione tra i cittadini.

Questa recente attività sismica solleva preoccupazioni, in quanto nei giorni scorsi la stessa area ha esperito due eventi sismici simili, entrambi di magnitudo 3.6 e 3.7. Questa sequenza di scosse potrebbe indicare una crescente instabilità geologica nella regione, notoriamente attiva dal punto di vista vulcanico.

L’area dei Campi Flegrei è infatti una delle zone vulcaniche più monitorate d’Europa, data la sua storia e la sua potenziale pericolosità. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) continua a monitorare la situazione, raccogliendo dati e fornendo aggiornamenti per garantire la sicurezza dei cittadini. La comunità scientifica è particolarmente attenta a rilevare qualsiasi variazione che potrebbe suggerire cambiamenti significativi nel sottosuolo.

La popolazione locale è incoraggiata a rimanere informata attraverso i canali ufficiali e a seguire le eventuali indicazioni delle autorità, mantenendo un approccio cauto e preparato in caso di ulteriori sviluppi.

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Cronache

Bimbo di 5 mesi ucciso dal pitbull di famiglia

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Tragedia questa sera a Palazzolo Vercellese, piccolo Comune di un migliaio di abitanti in provincia di Vercelli, dove un bimbo di cinque mesi ha perso la vita dopo essere stato azzannato da un cane di grossa taglia, sembra un pitbull, di proprieta’ dei suoi genitori, una giovane coppia da poco trasferitasi in paese. Secondo quanto si e’ appreso il bimbo si trovava in casa con la nonna. Il fatto e’ avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi. Sul posto e’ intervenuto il 118 di Alessandria con l’elisoccorso, ma per il piccolo non c’e’ stato nulla da fare.

La tragedia è avvenuta in una zona del paese vicino all’ex asilo. A quanto si apprende il bimbo sarebbe stato in braccio alla nonna, mentre la donna passeggiava nel giardino. I genitori, invece, erano usciti a fare la spesa. Sulla vicenda indagano i carabinieri di Vercelli. Il pitbull è stato sequestrato dai militari dell’Arma forestale in attesa degli accertamenti. A quanto pare non c’erano mai stati segnalazioni di aggressività del cane. I genitori, trentenni, hanno portato il bimbo in fin di vita direttamente all’elisoccorso che era atterrato nel campo sportivo del paese.

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Cronache

Tentata estorsione al consigliere regionale Giovanni Zannini, arrestato Tiberio Francesco La Torre

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“Ho fatto io mio dovere. Speravo che condotte del genere non si verificassero più. Ringrazio la DDA di Napoli e i Carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Giovanni Zannini, vittima di un tentativo di estorsione che oggi hanno condotto in carcere Tiberio Francesco La Torre, cugino dell’ex capoclan e collaboratore di giustizia Augusto La Torre, a cui la DDA di Napoli (sostituto procuratore Roberto Patscot, procuratore aggiunto Michele Del Prete) contesta i reati di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo mafioso.

“In quattro giorni – continua Zannini – hanno arrestato il La Torre dimostrando che lo Stato c’è ed è forte. Sono circa 6 mesi che vivo sotto minaccia. La settimana scorsa si è superato ogni limite. Invito tutti a denunciare e a vincere ogni paura”. L’arresto di La Torre – viene spiegato nella nota – si fonda sulla denuncia sporta dal consigliere regionale Giovanni Zannini (al quale La Torre voleva estorcere 50mila euro) e dall’imprenditore Alfredo Campoli (al quale il La Torre ha estorto circa 22 mila euro pretendendo che la consegna avvenisse presso una cappella del locale cimitero).

La Torre – si legge nel comunicato – si è presentato a casa di Zannini più volte senza che nessuno gli aprisse la porta. La famiglia del consigliere regionale è stata anche costretta a chiudersi in casa. Zannini si è quindi recato dai carabinieri “ottenendo l’immediato e risolutivo intervento”. Poi le denunce, poi l’intervento della DDA e poi l’arresto.

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