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Economia

L’Italia è ferma, Pil a zero e calano gli occupati

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Crescita zero per l’Italia nei mesi primaverili, tra aprile e giugno. L’Istat conferma la variazione nulla del Pil trimestre su trimestre. E, se niente cambia, l’economia alla fine dell’anno restera’ ferma. Insomma la stagnazione e’ certificata. Anzi, nel confronto con lo stesso periodo del 2018, le cose peggiorano un po’ rispetto alle prime stime: l’indice da stazionario gira in negativo, -0,1%. Numeri che non passano inosservati nelle consultazioni con il premier incaricato Giuseppe Conte. Di “dati negativi” parla il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, invocando la “una svolta”. Anche l’ex premier Matteo Renzi prende spunto dai ‘conti nazionali’ per twittare: “L’Italia populista lascia con il Pil negativo”. E insistere: “in questo quadro aumentare l’Iva per votare sarebbe una catastrofe”.

Piu’ tardi la deputata dem Maria Elena Boschi si rifara’ al Prodotto interno lordo in replica al M5s: “noi vogliamo evitare recessione e aumento Iva. Ma proprio per questo gli ultimatum e le minacce di Di Maio sono irricevibili”. Preoccupate anche le forze sociali: da Confcommercio e Confesercenti, che temono l’ulteriore gelata dei consumi che potrebbe arrivare dagli aumenti Iva, all’Alleanza delle Cooperative, che chiede un governo in grado di dare nuovo impulso all’economia. Stavolta poi le notizie che arrivano dal fronte lavoro non confortano. A luglio secondo le rilevazioni dell’Istituto di statistica si sono persi 18 mila posti. Un calo dovuto al venire meno di contratti stabili (-44 mila) solo in parte compensati dalla ripresa degli occupati autonomi (+29 mila). Troppo presto per trarre delle conclusioni. Ma di certo sono cifre in controtendenza: l’occupazione cresceva da cinque mesi. Dai dati sul Prodotto interno lordo arriva pero’ un’indicazione che finora mancava. Nei commenti qualcuno l’aveva accennata ma adesso c’e’ la prova scientifica.

Nel secondo trimestre a fronte di una tenuta dell’occupazione c’e’ stato un calo delle ore lavorate dello 0,1%. Dopo mesi di vivacita’, dunque, l’input di lavoro indietreggia. In linea con l’aumento della cassa integrazione e il ricorso al part time forzato. Insomma magari il posto lo si mantiene ma la qualita’ del lavoro e’ diversa, e’ peggiorata. A luglio pero’ si comincia anche a vedere un deterioramento generale del mercato del lavoro. Ecco che la disoccupazione risale, seppure solo di un decimo, attestandosi al 9,9%. Lo stesso accade tra gli under25: quelli alla ricerca di un posto aumentano al 28,9%. Tuttavia tra i ragazzi diminuiscono gli inattivi e salgono coloro che un impiego lo hanno (+15 mila nell’ultimo mese). Un rialzo che supera quello registrato per gli over50 (+7 mila). Troppo poco per parlare di un ringiovanimento dei ranghi ma e’ probabile che si stia esaurendo lo ‘scalone’ dovuto alla Legge Fornero mentre si affaccia Quota 100. Quanto alla comparazione con l’Unione europea, ancora una volta non ci aiuta. Siamo sempre terzultimi, peggio di noi solo Grecia e Spagna, sia se si prende a riferimento il tasso di disoccupazione totale che quello giovanile. Anche l’inflazione in Italia appare piu’ debole. Tra le pieghe della rilevazione dell’Istat emerge come lo stallo dell’economia, in stagnazione da cinque trimestre, risenta del cattivo stato di salute dell’industria. Sempre su base congiunturale l’accelerazione degli investimenti (+1,9%) non riesce a controbilanciare consumi fermi e un export non piu’ in grado di fare da traino, vista la battuta d’arresto della Germania. Magari qualche miglioramento potra’ arrivare dalla revisione straordinaria del Pil annuo che l’Istat ha in programma per il 23 settembre, prima della nota di aggiornamento al Def. Occasione in cui secondo Renato Brunetta di Forza Italia il Tesoro sara’ “costretto” a indicare probabilmente una crescita “a zero per il 2019”. Per le eventuali correzioni del Pil trimestrale la data da cerchiare e’ invece quella del 4 ottobre. Poi sara’ tempo di manovra.

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Economia

Meta sorprende i mercati: boom di utili e scommessa sul futuro con gli occhiali intelligenti

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Meta, la holding a cui fanno capo Facebook, WhatsApp e Instagram, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con numeri superiori alle attese, rafforzando la fiducia degli investitori e rilanciando il proprio impegno strategico nel campo dell’intelligenza artificiale e dei dispositivi wearable.

Nei primi tre mesi del 2025, l’azienda di Mark Zuckerberg ha registrato utili netti per 16,64 miliardi di dollari, pari a 6,43 dollari per azione, con un incremento del 35% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il fatturato è salito del 16%, raggiungendo 42,31 miliardi di dollari, superando ampiamente le previsioni degli analisti, che si attendevano utili per 5,23 dollari ad azione su ricavi pari a 41,34 miliardi.

Gli occhiali intelligenti, la nuova frontiera

Oltre ai conti, Zuckerberg ha colto l’occasione per illustrare la visione futura di Meta. Il focus è sull’intelligenza artificiale e su una nuova generazione di dispositivi: gli occhiali smart, indicati come la futura “piattaforma ideale” sia per l’IA che per il metaverso.

«Gli occhiali – ha spiegato Zuckerberg – permetteranno a un’IA di vedere ciò che vedi, ascoltare ciò che senti e parlarti tutto il giorno. Uniranno il mondo fisico e digitale tramite ologrammi». Un passaggio epocale, secondo il fondatore di Meta, destinato a rimpiazzare gli smartphone entro 5-10 anni, considerando che oggi oltre un miliardo di persone nel mondo indossa occhiali.

La partnership con EssilorLuxottica

Protagonista di questa rivoluzione è EssilorLuxottica, partner di Meta nello sviluppo degli occhiali Ray-Ban Meta AI, che hanno triplicato le vendite nell’ultimo anno. Zuckerberg ha annunciato nuovi lanci imminenti, con tecnologie potenziate e funzioni avanzate.

Una visione condivisa anche dal CEO di Essilux, Francesco Milleri, che durante l’assemblea del gruppo ha dichiarato: «Presto non servirà più lo smartphone. Le nostre montature lasceranno le mani libere e uniranno vista e udito per gestire la quotidianità».

Un esempio concreto? La traduzione simultanea disponibile sugli occhiali Ray-Ban Meta, che consente di ascoltare in tempo reale nella propria lingua conversazioni in inglese, francese, italiano e spagnolo, con trascrizione nell’app Meta AI.

Una nuova industria alle porte

Milleri ha parlato di un «nuovo mercato» che si apre per EssilorLuxottica: il wearable computing, partendo da montature e lenti ma con l’obiettivo di estendersi ben oltre. È il caso dei nuovi Nuance Audio, occhiali per la correzione di lievi deficit uditivi. Sullo sfondo, intanto, il mercato specula su una possibile partecipazione azionaria diretta di Meta in Essilux, a suggello di una collaborazione strategica sempre più solida.

 

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Economia

‘Bezos venderà sino a 4,7 miliardi di azioni Amazon’

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Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, prevede di vendere azioni della società per un valore fino a 4,75 miliardi di dollari nei prossimi 12 mesi, secondo il Financial Time, che cita documenti depositati presso le autorità di regolamentazione. Bezos, che ha lasciato il ruolo di ceo del colosso di Seattle a metà del 2021, intende vendere fino a 25 milioni di azioni attraverso un piano di vendita ordinato che si estenderà fino alla fine di maggio 2026. Al prezzo di chiusura di ieri, pari a 190 dollari per azione, la quota in questione vale circa 4,75 miliardi di dollari. Secondo l’ultimo resoconto trimestrale di Amazon, il piano di vendita è stato avviato all’inizio di marzo. La notizia è arrivata poche ore dopo che Amazon aveva lanciato un avvertimento sull’impatto della guerra commerciale globale di Donald Trump, prevedendo che vendite nette e utili operativi potrebbero risultare inferiori alle stime di Wall Street.

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Economia

Istat: lavoro in frenata a marzo, disoccupazione giovanile al 19%

A marzo l’occupazione cala di 16mila unità e la disoccupazione giovanile sale al 19%. Boom di contratti stabili, ma donne e under35 restano indietro.

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Frena il mercato del lavoro a marzo 2025: secondo i dati diffusi dall’Istat, si registra una riduzione mensile degli occupati di 16mila unità (-0,1%), una flessione che colpisce soprattutto le donne e i giovani sotto i 35 anni. Crescono invece gli occupati tra gli over35, gli uomini e i lavoratori a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione resta stabile al 63%, lo stesso livello record di febbraio, mentre la disoccupazione torna a salire, al 6%, con un’impennata tra i giovani (15-24 anni), che toccano il 19% (+1,6 punti percentuali).

Più persone in cerca di lavoro, ma anche più posti stabili

Nonostante il rallentamento, il bilancio annuo resta positivo: rispetto a marzo 2024, ci sono 450mila occupati in più (+1,9%). A trainare l’occupazione sono soprattutto i lavori stabili: +673mila dipendenti permanenti in un anno, contro una flessione di 269mila contratti a termine. Crescono anche gli autonomi (+47mila). Il lieve aumento della disoccupazione è accompagnato da un calo degli inattivi, segno che più persone tornano a cercare lavoro.

Sindacati in allerta: donne e giovani ancora penalizzati

I dati riaccendono il dibattito politico all’indomani del Primo Maggio. Se da un lato il governo rivendica la crescita dell’occupazione – un milione di posti in più nei due anni e mezzo di governo Meloni –, dall’altro i sindacati sottolineano la persistente fragilità di donne e giovani nel mercato del lavoro. Ivana Veronese (Uil) denuncia il basso tasso di occupazione femminile: «Troppe donne inattive e scoraggiate, costrette a lasciare il lavoro dopo la maternità».

Sicurezza sul lavoro: confronto in arrivo a Palazzo Chigi

Altro tema centrale resta quello della sicurezza nei luoghi di lavoro, con i sindacati che tornano a chiedere maggiori controlli, formazione e prevenzione, ricordando le recenti tragedie come quella di Luana D’Orazio e i cinque operai morti a Casteldaccia. Il governo ha stanziato 650 milioni per la sicurezza e ha convocato le parti sociali per l’8 maggio a Palazzo Chigi. Cisl e Uil vedono l’incontro come un’apertura, ma Maurizio Landini (Cgil) avverte: «Senza risposte sarà mobilitazione».

Calderone: «Patente a crediti anche oltre l’edilizia»

Sul fronte normativo, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha confermato l’obiettivo di estendere la patente a crediti – attualmente prevista per il settore edile – anche ad altri comparti produttivi, come misura di contrasto agli incidenti sul lavoro.

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