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Economia

Unipol: accordo sindacale per 750 uscite e 300 assunzioni

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Il gruppo Unipol ha sottoscritto con tutti i sindacati un accordo relativo al ‘Fondo di Solidarieta” e ad altre forme di incentivazione all’esodo che offre l’opportunita’ a circa 750 dipendenti in possesso degli specifici requisiti di valutare su base volontaria la possibile uscita anticipata e incentivata dal lavoro. L’intesa, che riguarda i dipendenti della controllata UnipolSai, prevede anche politiche attive per l’occupazione che riguardano la valorizzazione delle risorse umane e l’assunzione di circa 300 risorse con nuove competenze, allo scopo di contribuire allo sviluppo e alla evoluzione del gruppo. Lo si legge in una nota.

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Economia

Al via il Btp Valore, il Mef punta al successo bis

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Il debito, il lascito dei bonus edilizi, e la correzione dei conti che chiederà Bruxelles, da quadrare con 20 miliardi di euro. Il Governo deve trovarli se vuole confermare per il prossimo anno l’Irpef a tre aliquote e la decontribuzione per i redditi fino a 35.000 euro. E’ l’incastro complicato in cui Fitch conferma il rating dell’Italia, mentre il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si aspetta “fiducia” dai risparmiatori in vista della nuova emissione del Btp Valore della prossima settimana, puntando a un altro maxi-collocamento che metterebbe al sicuro una fetta consistente del fabbisogno.

L’agenzia di rating conferma il suo giudizio BBB con outlook positivo. Per prevedendo un’ “incerta traiettoria di bilancio”, Fitch constata come il “sostegno al governo Meloni resta solido, offrendo una piattaforma di pianificazione economica e di bilancio di medio termine. Il limitato spazio fiscale in seguito alle spese più alte del previsto per il Superbonus, potrebbe aumentare la tensione fra i partiti della coalizione”. Fitch è la seconda delle tre maggiori agenzie di rating a pubblicare la sua revisione di primavera, dopo che S&P Global aveva mantenuto il suo analogo ‘BBB’ lo scorso 19 aprile. Moody’s, che invece ha un più insidioso ‘Baa3’ un gradino sopra il livello ‘spazzatura’, è attesa il 31 maggio. Il filo conduttore delle valutazioni, nelle grandi linee, è quello già indicato dal Fmi e, ieri, dall’Ocse.

Crescita un po’ sotto l’1% indicato dal Governo, debito in rapida ascesa verso il 140%. In un recente report, proprio Fitch aveva avanzato una previsione al 142,7% per il 2027 dopo il tiraggio-monstre del superbonus nel 2023. Numeri che rischiano di “complicare le politiche economiche e fiscali e inasprire le tensioni nella maggioranza”, ragionavano gli economisti di Fitch. Fra la possibile correzione che Bruxelles chiederà nella ‘traiettoria pluriennale’ di rientro del debito dopo il voto europeo, e i desiderata del Governo sulle due misure-bandiera della maggioranza, l’unica quadra rischia di essere una spending review, una svolta sull’evasione fiscale, un rilancio della crescita con le riforme del Pnrr a partire dalla concorrenza. Temi rinviati assieme alla parte programmatica del Def. Per l’immediato, il Governo punta su un bis del successo di marzo del Btp Valore, quando aveva raccolto ben 18 miliardi di euro. Oggi il Mef ha annunciato tassi minimi garantiti al 3,35% dal primo al terzo anno, e al 3,90% dal quarto al sesto anno per la nuova emissione 6-10 maggio.

“È un titolo che offre rendimenti interessanti, soluzioni interessanti con il pagamento degli interessi ogni tre mesi. L’abbiamo concepito come uno strumento soprattutto per i pensionati, per coloro che vogliono avere un’integrazione magari modesta ma costante nel tempo alle loro entrate”, spiega Giorgetti.

Le cedole – ragionano gli operatori – restano appetibili per i risparmiatori, che puntano ad accaparrarsi rendimenti prima del taglio dei tassi Bce. Un ‘appeal’ per le famiglie che ancora tiene, e potrebbe portare a una domanda fra i 15 e i 18 miliardi. L’interesse reggerà fino a quando il Btp triennale non scenderà sotto il 3%: meglio dunque, per il Mef, anticipare i tempi e cogliere l’occasione con una nuova asta del titolo retail, accettando di pagare un sovrappiù di rendimento pur di avvicinare l’obiettivo dei 360 miliardi da collocare nel 2024: con 15 miliardi collocati la prossima settimana il direttore del Debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni, avrebbe messo al sicuro, in quattro mesi, una copertura di oltre il 45% del totale.

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Economia

Bonus per assumere giovani e donne e 100 euro a gennaio

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Bonus per le assunzioni di giovani, donne e lavoratori svantaggiati, con sgravi per due anni. E un’indennità di 100 euro a gennaio prossimo per i dipendenti con redditi fino a 28mila euro. La premier Giorgia Meloni insieme a metà governo presenta ai sindacati le novità in arrivo sul lavoro e sul fisco, che andranno in Consiglio dei ministri alla vigilia della festa dei lavoratori. Mettendo sul tavolo un nuovo decreto primo maggio – come già ribattezzato – dopo che l’anno scorso in quella data furono approvate le norme sull’inclusione, con l’addio al Reddito di cittadinanza, sulle causali per i contratti a termine e sul taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti. Ora le nuove misure sono contenute nel decreto Coesione, che riforma le relative politiche in materia, e in un decreto legislativo, nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, domani all’esame del Cdm.

L’obiettivo, come rimarcato da Meloni al tavolo con i sindacati, è quello di continuare a sostenere la crescita dell’occupazione, la riduzione della disoccupazione e degli inattivi, ovvero di coloro che non hanno un lavoro e neppure lo cercano, per farli rientrare nel mercato. E anche di difendere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori, “segnatamente quelli più esposti”. In particolare, per il lavoro sono in arrivo misure per sostenere l’occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati: con la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni. Accanto a queste sono previste disposizioni ad hoc per favorire l’avvio di nuove attività distinte per il Centro-Nord e il Mezzogiorno, spiega la premier. E inoltre si fanno spazio “azioni per riqualificare” i lavoratori di grandi imprese in crisi per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Sul fronte fiscale, sarà invece erogata a gennaio 2025 un’indennità di 100 euro per i lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico.

Da qualcuno già definito “bonus Befana”. Con il decreto Coesione il governo punta ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per l’Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Fondi europei che vengono assegnati al Paese ogni sette anni. E che vanno spesi, destinandoli a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese. Poco prima del confronto con le organizzazioni sindacali in vista del primo maggio, sempre a palazzo Chigi, la presidente del Consiglio e una delegazione del governo hanno incontrato Cgil, Cisl e Uil e la confederazione europea e internazionale dei sindacati per una consultazione in vista del vertice G7, in programma in Puglia dal 13 al 15 giugno.

Come di consueto, il Labour7, il formato che riunisce le organizzazioni sindacali delle nazioni G7 e dell’Ue, partecipa ai lavori formulando raccomandazioni ai leader e ai ministri del Lavoro e presentando le priorità dell’agenda: un’agenda che punti – si legge nella dichiarazione – alla crescita dell’occupazione, verde e di qualità, della sicurezza sul lavoro e dei salari. Presenti agli incontri i segretari generali di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per la Cgil i segretari confederali – non Maurizio Landini a Palermo per un’assemblea contro la mafia. Mercoledì intanto Cgil, Cisl e Uil si preparano a celebrare il Primo maggio sotto lo slogan “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”, che li vedrà prima a Monfalcone (Gorizia) per la tradizionale manifestazione e poi a Roma per il concertone che debutta al Circo Massimo.

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Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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