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Cronache

Caso Emanuela Orlandi: nuovo colpo scena, vuote le 2 tombe in Vaticano

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Le operazioni erano cominciate di mattina presto intorno a quelle due tombe nel piccolo cimitero vaticano. C’erano i magistrati, i periti, i medici legali, la gendarmeria, la famiglia. Nessuno si aspettava che le due tombe fossero completamente vuote. Il caso Emanuela Orlandi ha cosi’ registrato oggi un nuovo colpo di scena. Ma se per il fratello, Pietro Orlandi, il risultato e’ “incredibile”, “inquietante”, il Vaticano usa toni diversi e fa sapere che effettuera’ “verifiche documentali riguardanti gli interventi strutturali avvenuti nell’area del Campo Santo Teutonico, in una prima fase alla fine dell’Ottocento, e in una seconda piu’ recente fase tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso”. Come a dire che le salme delle principesse li’ sepolte in quelle occasioni potrebbero essere state spostate. Anche mons. Gianfranco Girotti, reggente merito della Penitenzeria, da anni attento al caso, parla di “ennesima pista che non ha portato a niente” e di “una leggenda alla quale bisognerebbe mettere la parola fine”. La magistratura vaticana aveva autorizzato l’apertura di due tombe nel Cimitero Teutonico per verificare, dopo alcune segnalazioni, se nel luogo di sepoltura di due principesse potessero esserci anche i resti della ragazza scomparsa 36 anni fa. Sono passate da poco le 11 quando Pietro Orlandi esce dalla Porta adiacente al Sant’Uffizio con una espressione incredula: “Le tombe sono vuote, e’ incredibile”, dice ai giornalisti riferendo di avere provato “sollievo” ma allo stesso tempo di trovarsi, ancora una volta, a ricominciare daccapo. “Credo che si dovra’ andare avanti e spero in una collaborazione onesta del Vaticano che, facendo aprire le tombe, aveva ammesso la possibilita’ di una responsabilita’ interna. Finche’ non trovero’ Emanuela – dice Pietro – e’ mio dovere cercare la verita’”. Il portavoce vaticano Alessandro Gisotti conferma: “Le ricerche hanno dato esito negativo: non e’ stato trovato alcun reperto umano ne’ urne funerarie”. E la Santa Sede coglie l’occasione per ribadire che “ha sempre mostrato attenzione e vicinanza alla sofferenza della famiglia Orlandi e in particolare alla mamma di Emanuela. Attenzione dimostrata anche in questa occasione nell’accogliere la richiesta specifica della famiglia di fare verifiche nel Campo Santo Teutonico”. Ma il giallo resta, come i tanti interrogativi rimbalzati questa mattina nella ressa di telecamere e giornalisti davanti al colonnato del Bernini. E’ Pietro a dire: “Anche i familiari delle principesse a questo punto dovrebbero chiedere che fine hanno fatto le ossa. Noi comunque andiamo avanti”.

Nell’immagine tratta dal sito internet di “Chi l’ha visto?” Emanuela Orlandi mentre suona un flauto.

Sulle prossime iniziative della famiglia, l’avvocato Laura Sgro’ dice: “La nostra azione prosegue. Questa mattina tutto ci aspettavamo meno che di vedere due tombe vuote. Chi sa qualcosa ci aiuti, questo e’ il momento per farlo”. Sul caso di Emanuela Orlandi e’ di fatto la terza ricerca che viene fatta in luoghi di sepoltura. Nel 2012, spostando la salma di Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, dalla Chiesa di Sant’Apollinare, fu disposta anche l’analisi delle ossa custodite nella cripta. Ma nulla che riconducesse a Emanuela fu trovato. Un copione che si e’ ripetuto di recente, dopo il ritrovamento, a fine ottobre 2018, di resti ossei sotto la Nunziatura apostolica in via Po a Roma. Ma anche in quel caso non si trovo’ nulla relativo al caso della ragazza. “Ci basavamo sulle segnalazioni, non solo su una lettera anonima – prosegue Pietro -, segnalazioni che partivano dal 2017, interne al Vaticano e non anonime che ci segnalavano come fosse quello il luogo di sepoltura di Emanuela. Adesso non puo’ finire cosi'”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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