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Cronache

Bufera procure, mailing list toghe “dovevamo capire”

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Magistrati disorientati, divisi tra chi si sente “vittima” e chi ritiene che “poteva fare di piu'” in quella che definiscono, senza giri di parole, la “deriva personalistica” e “clientelare” che ha portato alla “debacle morale” colpevole di aver travolto la magistratura. Nelle mailing list frequentate dalle toghe e’ un gran parlare del terremoto che ha colpito il Csm. A dare un’idea del clima, le parole di un magistrato che cita anche Fabrizio de Andre’: “… anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”, “perche’, volenti o nolenti, colpevoli o innocenti, siamo con sicurezza tutti coinvolti”. Lo smarrimento e’ forte, c’e’ chi si sente “piu’ vittima che colpevole” per aver operato sempre nel rispetto delle leggi “ma, ex post, evidentemente non ho fatto abbastanza per contrastare le derive personalistiche e clientelari che mi scorrevano sotto gli occhi”, e conclude che “bisogna avere il coraggio morale di ammettere gli errori e di fare in modo che non si ripetano”. Non mancano invettive e mea culpa sulle correnti all’interno del Csm, viste da alcuni con le stesse caratteristiche dei partiti politici: “Che senso ha lanciare continui lamenti contro lo strapotere delle correnti, per poi rivolgersi a quelle stesse correnti per ricoprire da qualche parte un posto direttivo?”, si chiede un magistrato. C’e’ anche chi, per “eliminare le mele marce”, ritiene che sarebbe necessario sorteggiare i consiglieri, metodo che recide “alla base la possibilita’ che giungano al Csm magistrati succubi delle indicazioni delle segreterie delle correnti”. Ma non tutti sono d’accordo: “Insistere sul sorteggio e’ lo stesso che dire tutto deve cambiare, affinche’ alla fine tutto resti come prima”. Sconfortata, un’ altra toga ricorda che “per un magistrato la capacita’ di cogliere la differenza tra lecito e illecito e’ l’abbicci’, senza del quale evidentemente fu sbagliata all’inizio la scelta di questa professione. E pensavo che bastasse chiedere ai nostri rappresentanti di smetterla, una buona volta, con simili ‘modalita’ alternative'”.

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Cronache

Un farmacista di Napoli sfida i ladri: “Non mi arrendo, vi aspetto”

A Napoli il dottor Giovanni Russo, dopo tre furti nella sua farmacia, risponde ai ladri con un cartello: “Non mi arrendo, ho installato l’impianto di nebbia”.

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Furti ripetuti nella sua farmacia di via Simone Martini. Il dottor Giovanni Russo reagisce con un cartello indirizzato direttamente ai rapinatori.

Non si arrende, non scappa, non si piega. Il dottor Giovanni Russo, titolare di una farmacia in via Simone Martini, nel cuore del Vomero, ha deciso di rispondere ai ladri con la fermezza di chi ama il proprio lavoro e la propria città. Dopo aver subito almeno tre furti documentati – il 14 agosto, il 4 gennaio e il 4 maggio – ha affisso un cartello all’interno dell’attività per mandare un messaggio chiaro, diretto e ironico: “Vi avevo avvisato, le casse sono vuote e stavolta siete dovuti scappare come conigli”.

Il cartello, scritto tutto in stampatello blu acceso su sfondo chiaro, è diventato virale. Non solo perché si rivolge esplicitamente ai ladri, ma perché racconta molto di più: una resistenza civile fatta di amore per il proprio mestiere, rispetto per i cittadini onesti e rifiuto della rassegnazione.

Il farmacista racconta di aver installato un impianto di “nebbia artificiale”, un sistema che confonde e disorienta i malintenzionati durante le effrazioni. Una scelta costosa ma necessaria, dice Russo, che aggiunge con amarezza e orgoglio: “Mantengo sempre le promesse”, e poi ancora: “Non sarete voi con questi atti vili e meschini a farmi cambiare idea o peggio ancora ad indurmi a lasciare la professione che amo”.

Il cartello è anche un atto d’amore verso Napoli, che chiude con uno slogan che è quasi una firma di resistenza e passione: “Forza Napoli, sempre!”

Un messaggio che in molti hanno condiviso sui social, facendo del dottor Giovanni Russo un simbolo di chi a Napoli decide di non cedere al degrado ma di rimanere, combattere e difendere il proprio lavoro e la propria dignità.

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Cronache

A 250 km orari la Porsche in cui sono morti tre ragazzi

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Viaggiavano a più di 250 chilometri orari i tre ventenni che sono morti nella tarda serata di sabato, in provincia di Brindisi: la Porsche a bordo della quale si trovavano si è ribaltata, è finita contro un albero e ha preso fuoco. I vigili del fuoco hanno dovuto estrarli dalle lamiere. Dalle indagini coordinate dalla procura di Brindisi è emerso che l’auto aveva raggiunto la folle velocità diversi minuti prima dell’incidente.

La Porsche era stata noleggiata poche ore prima da una delle tre vittime, il 22enne Luigi Perruccio, da un’agenzia di Brindisi. A bordo c’erano anche le 21enni Sara Capilunga e Karina Ryzkhov, anche loro decedute nell’impatto. Karina era arrivata in Italia dall’Ucraina pochi mesi dopo l’inizio della guerra, viveva a Torchiarolo con una famiglia di italiani che ha ricevuto un alert sullo smartphone dopo l’impatto. Il gps li ha poi portati sul luogo dell’incidente, la strada provinciale che collega Torchiarolo a Lendinuso.

“Per la comunità di Torchiarolo – ricorda il parroco don Antonio De Nanni – è una storia che si ripete. Già nel 2007 ci fu il dramma di cinque giovani bruciati in una macchina per un incidente stradale”. Il parroco racconta che “due dei tre giovani hanno frequentato l’azione cattolica. La ragazza ucraina si è integrata negli anni nella nostra comunità. Dopo la guerra ha voluto rimanere qui perché si era legata tanto alla famiglia che la ospitava. Adesso lavorava qui”. “Ragazzi – spiega – felici, spensierati, tutti e tre lavoratori, con principi sani. Giovani educati che si facevano volere bene. Dobbiamo sfruttare in maniera positiva questo evento drammatico, imparando anche da questa situazione”.

Il sindaco Elio Ciccarese ha parlato di una “tragedia immane” e ha annunciato il lutto cittadino il giorno dei funerali, non ancora stabilito. “Ora – ha aggiunto – è il tempo della preghiera e della vicinanza alle famiglie. Luigi, Sara, Karina, splendidi ragazzi nel fiore della giovinezza, sarete sempre nei nostri cuori”. Anche questa domenica in Puglia si sono registrati diversi feriti: nella sola provincia di Foggia, in due distinti incidenti, se ne contano 17, tra cui cinque bambini. Feriti non gravi, tranne una donna che è in rianimazione.

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Cronache

Si barrica in casa, litiga con la madre e si uccide

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Tutto è iniziato da una discussione che sembrava potesse finire con il rammarico di qualche parola di troppo. Ma poi l’atteggiamento dell’uomo, un agente di polizia di 50 anni, ha iniziato a spaventare sua madre. I due erano soli in casa e lui ha manifestato un atteggiamento aggressivo. La donna ha avuto paura e ha tentato di chiedere aiuto al 118. Il 50enne, a quel punto, si è barricato in casa minacciando di farla finita.

La madre, approfittando di un momento di distrazione del figlio, è riuscita a fuggire. E poco dopo, in quell’appartamento di una zona residenziale di Bari, si è consumata la tragedia: il 50enne ha impugnato la pistola d’ordinanza e si è tolto la vita sparandosi un colpo alla testa. Neppure i colleghi che erano intervenuti sono riusciti a calmarlo. Hanno provato in ogni modo a farlo uscire dall’abitazione ma lui non ha voluto. Chi lo conosceva, nel quartiere, parla di un uomo riservato, che non aveva problemi. “Nessuno – hanno detto – avrebbe potuto immaginare una cosa simile”. Qualche vicino di casa ha puntato il dito “sull’eccessivo stress a cui sono sottoposte le forze dell’ordine: nessuno pensa mai al loro lavoro e a quello che passano ogni giorno a fronte di quanto guadagnano”.

Tra i colleghi giunti sul posto tanto sconforto e tristezza. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco. Il personale del 118 ha tentato di salvargli la vita ma non c’è stato nulla da fare. Momenti di paura si sono vissuti anche a Margherita di Savoia, nella provincia Barletta-Andria-Trani, dove un altro uomo si è barricato in casa armato di coltello, minacciando di fare del male ai suoi parenti e di uccidersi. L’uomo, un 47enne, ha problemi con le dipendenze da alcol e droghe. I carabinieri sono riusciti a fare uscire subito i parenti dall’abitazione e poi si sono fatti consegnare il coltello. Le operazioni di negoziazione sono durate ore. Poi, quando si sono accorti che c’era un fiamma accesa nella stanza, hanno fatto irruzione ed il 47enne è stato affidato al personale sanitario.

“L’intervento è durato sei ore con una negoziazione molto lunga a cura del militare specializzato negoziatore”, ha detto al termine delle operazioni il comandante provinciale dei carabinieri di Trani, il colonnello Massimiliano Galasso. La palazzina è stata cinturata e sotto la finestra da cui l’uomo lanciava oggetti in strada è stato sistemato un gonfiabile. Per Galasso, “l’intervento è stato da manuale: mi congratulo pubblicamente con i militari che sono intervenuti perché sono stati bravissimi”.

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