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L’Inter pareggia a San Siro con la Juventus, a Nainggolan replica Cristiano Ronaldo

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A Nainggolan replica Ronaldo e il Derby d’Italia fra Inter e Juventus termina 1-1. In un San Siro tutto esaurito, i nerazzurri per un’ora buona dominano i bianconeri, ma non riescono a portare a casa quei tre punti che li avrete avvicinati forse definitivamente alla Champions League. La Juve dimostra invece, pur con lo scudetto già in tasca, di non voler fare regali a nessuno e dopo una partenza da brividi, con il gran gol di Nainggolan, nella ripresa esce alla distanza e prima pareggia con Ronaldo (il più fischiato, ventesimo gol in campionato) e poi nel finale per poco non sfiora il colpaccio con il baby esordiente Matheus Pereira. Un risultato tutto sommato giusto ma che lascia l’amaro in bocca all’Inter, che dovrà penare ancora prima di tagliare il traguardo della qualificazione alla prossima Champions League. Juve che invece deve dire addio alla possibilità di eguagliare il suo stesso record di 102 punti in campionato.Dentro Mauro Icardi e fuori Lautaro Martinez. Spalletti sorprende tutti e rilancia l’ex capitano al centro dell’attacco per il Derby contro la Juve. Alle spalle di Icardi confermati Politano, Nainggolan e Perisic, mentre a centrocampo rientra Brozovic. Diverse le novità nella Juventus, con Allegri che schiera un 3-5-2 con Emre Can in difesa al fianco di Chiellini e Bonucci. A centrocampo c’è Cuadrado mezzala con Cancelo e Alex Sandro sulle fasce. In avanti la coppia Ronaldo-Bernardeschi. San Siro tutto esaurito, pronto a spingere la squadra di Spalletti.Pronti via e dopo 7′ l’Inter è già in vantaggio con un gol straordinario di Nainggolan. Su una respinta della difesa bianconera, il Ninja si coordina da quasi trenta metri e con un esterno destro al volo sorprende Szczesny.

Il repentino vantaggio mette le ali alla squadra di Spalletti, che sfiora il raddoppio nel giro di pochi minuti prima con Icardi e poi con De Vrij. Questa volta, Szczesny non si fa sorprendere e salva la Juve. Dopo un’altra conclusione di Perisic deviata in angolo dal portiere polacco, i bianconeri si fanno finalmente vedere dalla parti di Handanovic con un sinistro potente di Bernardeschi dal limite di poco alto. La squadra di Allegri prova a venire fuori e alla mezzora ci prova anche Ronaldo, fischiatissimo da San Siro, ma il suo destro dalla distanza termina alto. Poco prima, però, era stata ancora l’Inter a sfiorare il raddoppio con un destro in mischia di Icardi respinto alla disperata da Matuidi. Nel finale di tempo la gara si accende e Banti è costretto a tirar fuori tre volte il cartellino giallo nei confronti di Cuadrado, Perisci e Chiellini.Juve in campo con maggior decisione nella ripresa, Allegri manda in campo subito Spinazzola al posto di uno spento Alex Sandro per dare maggior spinta offensiva sulla fascia. Ma a rendersi per prima pericolosa è ancora l’Inter, con un sinistro dalla distanza di Perisic sull’esterno della rete che dà l’illusione del gol.

Allegri si gioca allora anche la carta Kean, al posto di Matuidi per dare una scossa. Al quarto d’ora sale in cattedra Ronaldo: il fuoriclasse portoghese prima sfiora il pareggio con un destro da centro area respinto praticamente sulla linea da De Vrij, poi segna con un micidiale sinistro rasoterra appena entrato in area. Il portoghese ritrova il gol in campionato che mancava dallo scorso 12 febbraio contro il Frosinone. L’Inter sembra accusare il colpo sotto l’aspetto psicologico e fatica a riprendere il gioco in mano. E’ Perisic il primo a suonare la carica, con una bell’uno-due con Icardi concluso da un destro ravvicinato respinto in angolo da Szczesny. Pronta la replica bianconera con un destro al volo dal limite di Pjanic, parato a terra da Handanovic. Con le due squadre lunghe per la fatica e la tensione (interista), la partita va a folate: ci prova ancora la Juve con Emre Can da fuori, replica l’Inter con il neo entrato Joao Mario fermato da Szczesny. Nel finale Spalletti getta nella mischia Lautaro al posto di un fischiassimo Icardi. Il Toro ci prova subito con un sinistro dai venti metri di poco alto. Ma è l’ultimo sussulto nerazzurro; Allegri si prende invece il lusso di far esordire il giovane Matheus Pereira, al posto di Bernardeschi. Ed’ è proprio il nuovo entrato ad avere una clamorosa occasione per segnare, su assist di Ronaldo, ma la sua deviazione fortunosa termina a lato.

 

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La Lega A tira dritto, ‘6 consiglieri e peso 30%’

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La Lega Serie A tira dritto e tiene ferma la sua posizione sulla riforma dello statuto Figc. I club della massima serie, riuniti in mattinata in assemblea, hanno infatti deciso di presentare una controproposta rispetto a quella depositata nella serata di ieri dalla federazione. Ma non solo, perché all’orizzonte c’è anche uno scontro a livello di giustizia (per ora sportiva) sull’assemblea federale che lunedì prossimo sarà chiamata a votare proprio sul testo del nuovo statuto Figc. Nella mattinata di oggi, così, i club di Serie A hanno tenuto la linea: la proposta arrivata da Gravina non piace e va modificata, sia sulla rappresentatività sia sull’autonomia. Il piano che la Lega depositerà (che non è stato approvato con una votazione, ma con una chiamata a cui nessun club si è detto contrario alla proposta) prevede di portare l’area professionistica ad avere 10 consiglieri, di cui 6 per la stessa Lega Serie A, 2 per la Lega Serie B e 2 per la Lega Pro, mentre il numero dei consiglieri della Lega Dilettanti scenderebbe a 4 rispetto ai 6 attuali.

Per quanto riguarda l’assemblea federale, invece, la proposta della Lega Serie A è quella di salire al 30% rispetto all’attuale 12%, con la Lega Serie B e la Lega Pro che avrebbero ciascuna voti pari all’8% (rispetto al 5% della Lega B e al 17% della Lega Pro attuale) e quindi l’area professionistica salirebbe al 46% rispetto al 34% attuale. La Lega Dilettanti invece scenderebbe al 24% (rispetto al 34% attuale), con i calciatori che avrebbero il 20% e gli allenatori il 10% restante. Per quanto riguarda il tema dell’autonomia, la Serie A nella sua proposta continua a ribadire di voler decidere in autonomia reale, senza quindi un parere concorde da parte della Figc, unicamente su tutte le materie di sua competenza, sempre nel rispetto dello Statuto Figc e della legge. Una proposta di cui la Federcalcio potrà tenere conto o meno, andando nell’eventualità ad integrare il proprio documento verso l’assemblea di lunedì, in cui sarà votata unicamente il piano presentato dalla stessa Figc. Intanto, però, la Lega Serie A ha già deciso di affilare le armi: l’assemblea di oggi infatti ha dato il via libera al ricorso contro il regolamento attuale che regola i pesi dell’Assemblea Federale.

La volontà della Lega Serie A è quella di arrivare al voto sul nuovo statuto Figc durante la prossima assemblea federale del 4 novembre con un regolamento che rispetti le indicazioni del cosiddetto Emendamento Mulé. Nel caso in cui lunedì venissero accolte tutte le richieste della Lega Serie A, il ricorso decadrebbe: in caso contrario, i club di Serie A si riuniranno la prossima settimana per stabilire le modalità del ricorso sul testo del nuovo statuto. E sullo sfondo resta la politica, che potrebbe essere nuovamente chiamata in causa sul tema. “Tutto ciò tradisce il principio di Autonomia che definirei ‘Autonomia Truffa’. È una presa in giro!”, ha ribadito, a proposito della proposta Figc, il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, intervenuto a Radio CRC, dove si e’ anche detto convinto che la vicenda giudiziaria del presidente Figc, Gravina, debba restare “fuori da queste dinamiche”.

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Juve allarme difesa, troppi gol presi e mal di pareggio

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Dai complimenti alle prime critiche, Thiago Motta è alle prese con la sua prima flessione da quando si è preso la Juve. E ci sono due aspetti fondamentali a preoccupare l’ambiente bianconero: da una parte questa “pareggite” cronica – 6 in campionato su 10 partite – che ha iniziato ad affliggere Danilo e compagni, dall’altra una solidità difensiva che non c’è più. Sei gol presi nel giro di tre giorni hanno fatto scattare il campanello d’allarme alla Continassa, anche perché tra Inter e Parma poteva addirittura andare peggio. E se fino all’ottava giornata contro la Lazio Di Gregorio era stato bucato in appena un’occasione su rigore e non era stato quasi mai impegnato, tra nerazzurri e gialloblu i suoi compagni hanno concesso addirittura 30 tiri agli avversari, di cui 14 tra i pali. Numeri preoccupanti, che non possono essere spiegati soltanto con la perdita, seppur pesantissima, di un pilastro come Bremer.

“Nel calcio di oggi non è un giocatore soltanto a determinare gli equilibri, ora siamo sotto media e così non va bene, si è verificato un problema di pigrizia” la lettura data da uno dei leader dello spogliatoio, Cambiaso, dopo il 2-2 interno contro il Parma. E anche Thiago Motta ha trovato tanti difetti alla sua Juve, pur mantenendo ottimismo per il futuro: “Per errori nostri siamo stati costretti a correre all’indietro per 60-70 metri, anche psicologicamente è stato un aspetto che ha dato un vantaggio al nostro avversario – la spiegazione dell’allenatore – e dovevamo fare meglio la riaggressione: abbiamo sbagliato tanto tecnicamente, ma in questa squadra ci sono grandi campioni e cresceremo sotto questo aspetto”. E la sua Juve continua ad essere imbattuta, l’unica di tutta la serie A, d’altra parte ha conquistato i tre punti soltanto in quattro delle dieci giornate, vale a dire in meno del 50% del totale. La pareggite ormai è cronica, come sottolineano le statistiche: nell’anno solare, i bianconeri hanno chiuso con il segno X addirittura 16 delle 30 partite disputate, soltanto nel 1956 hanno fatto di peggio con 17 pareggi. Ora per la squadra non c’è tempo per riposare, il giorno dopo il 2-2 contro il Parma è anche l’antivigilia della trasferta di Udine. Thiago Motta pensa alle rotazioni perché martedì ci sarà pure la Champions con il viaggio a Lille. Koopmeiners potrebbe aumentare il minutaggio dopo i 25 minuti al rientro contro il Parma, Kalulu si candida a tornare al centro della difesa e Yildiz può far rifiatare qualche trequartista là davanti. Per Vlahovic, invece, è sempre complicato trovare un eventuale sostituto, ma alla Continassa si lavora anche su questo.

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Udinese avanti di 2 gol, Venezia la ribalta

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Il Venezia ribalta l’Udinese (3-2) dopo essere stato sull’orlo del baratro e conquista tre punti fondamentali nella lotta salvezza. L’Udinese fa harakiri proprio nel momento in cui bastava assestare il colpo del ko agli avversari, contestati dal pubblico dopo un primo tempo da dimenticare. Di Francesco lancia Yeboah dal primo minuto insieme a Busio, per sostenere Pohjanpalo, rinuncia a Zampano e rispolvera Candela sulla destra. Runjaic concede un turno di riposo a Kabasele, inserendo Giannetti nel pacchetto arretrato. Il ballottaggio tra i centravanti è vinto da Lucca preferito a Davis. Al suo fianco, nuova chance per il talento spagnolo Iker Bravo.

L’Udinese la mette sul piano fisico e il Venezia va in difficoltà, ma il primo pericolo lo creano i padroni di casa: errato disimpegno difensivo, Yeboah perde l’attimo con la porta semivuota e Okoye fuori dai pali. Al 19′ gli ospiti passano in vantaggio con un contropiede manovrato di Payero: Iker Bravo dalla destra vede l’inserimento di Lovric che fulmina Stankovic con un rasoterra all’angolino. Il raddoppio arriva dopo soli 5′ e lo mette a segno Iker Bravo, alla prima rete in A, con una sventagliata dal limite su un rilancio senza senso del portiere nella zona centrale, Bijol anticipa Pohjanpalo e serve lo spagnolo che stoppa e insacca di precisione.

Il Venezia è alle corde e Stankovic si riscatta con un colpo di reni che tiene i suoi in partita su girata da pochi passi di Lucca. La partita si riapre al 41′: Duncan mette Pohjanpalo davanti alla porta e Giannetti lo stende evitando la rete e rimediando un giallo. Dal dischetto il bomber lagunare lascia partire una fucilata che Okoye non può intercettare. Di Francesco lascia negli spogliatoi Candela e Yeboah, e lancia l’idolo di casa Zampano e il folletto Oristanio.

E’ proprio l’ex Inter a confezionare un assist clamoroso per Duncan: dopo essersi bevuto mezza difesa avversaria serve il compagno che, liberissimo, due metri dentro l’area, conclude rasoterra a lato per la disperazione del Penzo. La svolta arriva al 7′: Busio mette Oristanio davanti alla porta e Tourè per evitare il peggio lo stende mezzo metro prima dell’area di rigore. Massa non ha dubbi e lo espelle per aver impedito una chiara occasione da rete. Sulla punizione conseguente, Nicolussi Caviglia sorprende Okoye sul proprio palla e insacca il meritato pareggio.

Lo stadio è una bolgia, si gioca a una sola porta e al 15′ Okoye salva in tuffo su conclusione di Busio. Runjaic corre ai ripari e passa alla difesa a 4, inserendo Zemura come laterale di sinistra. Di Francesco si infuria perché i suoi non sfruttano la superiorità numerica e alla mezz’ora si gioca il tutto per tutto affiancando Gytkjaer a Pohjanpalo, più Andersen per l’ammonito Nicolussi Caviglia. L’allenatore tedesco dei friulani cerca di infondere coraggio ai suoi con Davis per uno spento Lucca, e capitan Thauvin – al rientro dopo un mese – per Lovric, per cercare di tenere il pallone lontano dalla propria area. Al 35′ Kabasele su cross non sfrutta un rimpallo da due metri e si divora la chance per il nuovo vantaggio. Al 40′ la rete della vittoria: Duncan calcia a botta sicura e Kabasele la intercetta di mano. Dagli 11 metri – dopo una revisione al Var – Pohjanpalo è glaciale. E la festa del popolo arancioneroverde può cominciare.

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