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Economia

Intesa alza a 9 miliardi le stime dell’utile per il 2025

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Intesa Sanpaolo batte le attese e mette a segno i “migliori nove mesi di sempre” con un utile di 7,2 miliardi di euro. Un risultato che consente al gruppo bancario di alzare a 9 miliardi la stima del risultato netto per il 2025. “Siamo i primi nell’Eurozona per crescita dei ricavi e nel rapporto tra commissioni e attività assicurativa rispetto al totale dei ricavi”, afferma il consigliere delegato e ceo, Carlo Messina (nella foto Imagoeconomica in evidenza) . Intesa tira il calcio d’inizio delle trimestrali delle banche italiane e alza il velo su risultati ad “elevata redditività sostenibile e basso profilo di rischio”. Elementi che consentono al gruppo di svolgere un ruolo “unico in Italia a favore dell’economia reale e sociale”, e che creano ottimismo tra gli investitori, tanto da collocare Ca’ de Sass ai vertici europei per valore di Borsa.

Una posizione che “ci colloca nello stesso raggruppamento di Bnp Paribas e Santander, banche con una dimensione di bilancio ben superiore alla nostra”, aggiunge Messina. Andando a scorrere i numeri dei primi nove mesi emerge una performance in netta crescita. I proventi operativi netti segnano un aumento dell’ 8,5%, grazie ad una crescita dell’11,5% degli interessi netti, del +7,9% delle commissioni nette e del +2,8% delle attività assicurativa. Bene anche il terzo trimestre dove l’utile netto sale a 2,4 miliardi di euro, rispetto a 1,9 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Elementi che dimostrano come l’attuazione del piano d’impresa procede a “pieno ritmo”, e consentono di confermare l’obiettivo di utile netto per il l’anno in corso di oltre 8,5 miliardi, con interessi netti a oltre 15,5 miliardi. In Borsa (Ftse Mib -0,64%) il titolo ha chiuso con una lieve flessione dello 0,19% a 3,94 euro.

Intesa Sanpaolo conta di poter raggiungere risultati di “alto profilo” anche in un contesto di riduzione dei tassi d’interesse. E questo “grazie alla significativa diversificazione del nostro business model – sottolinea il ceo – e al risparmio che ci affidano famiglie e imprese” che ammonta a circa 1.400 miliardi. E sul fronte del wealth management la banca conta di poter avere entro il 2027 un totale di 20.000 persone in Italia dedicate alla crescita del settore. La creazione di un presidio unitario delle “attività del wealth management ne favorisce la crescita e la semplificazione operativa delle fabbriche prodotto”, afferma la banca. Questa serie di valutazioni, aggiunte ad una riduzione dei costi che arriverà anche grazie ad un consistente numero di uscite volontarie e nuovi assunzioni, sono alla base della revisione al rialzo dell’obiettivo di risultato netto per il 2025. Buone notizie arrivano per gli azionisti che potranno contare su una forte distribuzione del 70% dell’utile netto.

Dall’inizio dell’anno sono stati già accumulati dividenti per 5 miliardi, di cui circa 3 miliardi, pari a 17 centesimi di euro per azione, verranno verranno messi in pagamento il 20 novembre, come acconto sui risultati del 2024. Delle cedole già maturate nei primi nove mesi, il 40% è destinato alle “famiglie italiane e alle Fondazioni azioniste”, spiega la banca sottolineando inoltre che “le imposte per Intesa Sanpaolo sono pari a 4,6 miliardi di euro, in crescita di 700 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2023”. E ci sarà poi spazio per significativi piani di riacquisti di azioni. Bisognerà attendere fino alla “fine dell’anno prima di proporre la quantità, ma sono convinto che si potranno considerare buyback significativi”, spiega Messina agli analisti finanziari. Sul fronte dell’esposizione verso la Russia, intanto, si riduce ulteriormente di oltre l’87%, pari a circa 3,2 miliardi, rispetto a fine giugno 2022 e scesa allo 0,1% dei crediti a clientela complessivi del gruppo.

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Economia

Monte dei Paschi prepara il nuovo statuto e punta a dividendi record per gli azionisti

Monte dei Paschi verso la revisione dello statuto per ridurre gli accantonamenti e favorire dividendi più generosi. Il piano di Lovaglio mira a distribuire il 100% degli utili del 2025 e consolidare l’alleanza con Mediobanca.

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Il Monte dei Paschi di Siena si prepara a modificare il proprio statuto societario per adattarlo al nuovo profilo di banca ad alta redditività per gli azionisti. Tra le principali novità allo studio del consiglio di amministrazione figura la revisione dell’articolo 29, che attualmente obbliga l’istituto ad accantonare almeno il 25% dell’utile in una speciale “riserva statutaria”.

L’obiettivo è ridurre la quota al 5%, allineandosi così agli standard delle altre grandi banche italiane. Questa modifica consentirebbe al Monte di liberare risorse da destinare alla distribuzione di dividendi più consistenti, confermando la strategia del rilancio che ha trasformato l’istituto senese in un protagonista competitivo nel sistema bancario nazionale.

Le altre modifiche in arrivo

La revisione rientra in un più ampio pacchetto di aggiornamenti statutari che il consiglio di amministrazione potrebbe portare all’assemblea dei soci all’inizio del 2026. Tra le proposte figurano anche la possibilità per il Cda uscente di presentare una propria lista e l’abolizione del limite dei tre mandati per gli amministratori.

Le novità andrebbero incontro, da un lato, alle esigenze dei principali azionisti Delfin e Caltagirone, oggi impossibilitati a presentare una lista di maggioranza, e dall’altro permetterebbero la ricandidatura del presidente Nicola Maione.

La politica dei dividendi e la strategia di Lovaglio

L’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha annunciato che nel 2025 sarà distribuito ai soci il 100% degli utili sotto forma di dividendo, in linea con la cedola di 0,86 euro per azione dello scorso anno. L’obiettivo dichiarato è di incrementare progressivamente il dividendo per azione, introducendo anche un acconto sui dividendi, come già avviene nelle principali banche europee.

A sostenere questa politica è un cuscinetto patrimoniale di 770 punti base oltre i requisiti minimi fissati dalla Bce, garanzia di solidità e sostenibilità per la remunerazione degli azionisti.

Il rally in Borsa e la fiducia del mercato

La prospettiva di dividendi generosi ha innescato un rally del titolo Mps a Piazza Affari, con un guadagno del 10% in due sedute e un rialzo del 5,5% a 8,18 euro nell’ultima chiusura. Gli analisti hanno accolto positivamente i segnali di stabilità e trasparenza arrivati dal management.

Kepler ha alzato il target price da 7,6 a 8 euro, citando i “messaggi rassicuranti sui dividendi”, mentre Intermonte lo ha portato da 10,5 a 11 euro, riconoscendo la “positiva sorpresa” di un capitale superiore alle attese. Anche Deutsche Bankha lodato la chiarezza del piano, sottolineando che il rendimento dell’11% del dividendo Mps rappresenta “una delle remunerazioni più alte in Europa”.

Per gli analisti, il lavoro di Lovaglio ha restituito alla banca quella visibilità e solidità che possono favorire una nuova valutazione del titolo e consolidare le basi per una futura integrazione con Mediobanca.

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Economia

Legge di bilancio, tra emendamenti e limiti di spesa: flat tax giovani, affitti brevi e aiuti alle famiglie al centro del confronto

La maggioranza prepara gli emendamenti alla legge di bilancio: flat tax al 5% per i giovani, revisione sugli affitti brevi, misure per natalità e forze dell’ordine. Giorgetti avverte: “Saldi da rispettare, ma ci saranno aperture”.

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La legge di bilancio entra nella fase calda delle modifiche. Entro venerdì 14 novembre i partiti della maggioranza presenteranno i propri emendamenti in Senato, in un contesto di margini finanziari estremamente ridotti. Tuttavia, su alcuni temi — come affitti brevi, flat tax giovani, dividendi, natalità e aumenti per le forze dell’ordine — potrebbero arrivare correzioni significative.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già avvertito che ogni proposta sarà sottoposta a “un’attenta valutazione”, per non alterare i saldi di bilancio, ma ha anche aperto ad alcune modifiche “necessarie e sostenibili”.


La proposta della Lega: flat tax al 5% per i giovani

La Lega punta forte sul fronte dell’occupazione giovanile. Sta infatti studiando una flat tax al 5% per i giovani fino a 30 anni assunti a tempo indeterminato, con decontribuzione per tre anni per le aziende che assumono. L’incentivo verrebbe esteso fino ai 36 anni per i “rientri di cervelli” dall’estero.

Il partito di via Bellerio è al lavoro anche per bloccare l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%, e per ampliare la rottamazione delle cartelle, includendo anche quelle emesse per vizi formali.


Le mosse di Forza Italia e Noi Moderati

Forza Italia presenterà emendamenti su tre fronti: difesa della casa e della proprietà privata, sicurezza e forze dell’ordine, e riduzione della tassazione su dividendi, compensazioni dei crediti e Irap.

Noi Moderati propone di ridurre la tassazione sui contratti di locazione di lungo periodo dal 21% al 15%, di alzare a 200 mila euro il tetto per l’esclusione della prima casa dal calcolo dell’Isee, e di incrementare le detrazioni per i libri scolastici delle scuole superiori.


Fratelli d’Italia e la fase post-Sismabonus

Fratelli d’Italia concentrerà i propri emendamenti su un obiettivo specifico: garantire un’uscita ordinata dal Sismabonus per le zone colpite dai terremoti del 2009 e del 2016, per evitare il rischio di blocchi nei cantieri e difficoltà per i cittadini coinvolti.


Le aperture di Giorgetti: affitti, dividendi e crediti

Sul fronte degli affitti brevi, Giorgetti ha lasciato intendere che il governo valuterà la possibilità di non aumentare la cedolare secca, o al massimo di fissarla al 23%.

Per quanto riguarda i dividendi, il ministro ha ammesso che la norma “ha dei problemi” e che si sta lavorando per ridurre la soglia di partecipazione dal 10% al 5%, vincolando però il mantenimento delle quote in portafoglio per un periodo minimo.

Aperture anche sul blocco delle compensazioni dei crediti, che potrebbe essere rivisto per salvaguardare comparti strategici come l’autotrasporto.


Misure per natalità e forze dell’ordine

Nel pacchetto di possibili aggiustamenti rientrano anche nuove misure per sostenere la natalità, tema su cui il governo intende rafforzare le risorse.
Inoltre, si valuta un intervento aggiuntivo per le forze dell’ordine, richiesto sia dalla maggioranza che dall’opposizione, per adeguare stipendi e indennità in un contesto di forte inflazione.


La partita sulla manovra resta complessa, ma il confronto politico è ormai entrato nel vivo. Giorgetti, pur richiamando tutti alla prudenza, sembra disposto ad ascoltare le istanze dei partiti. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra rigore contabile e risposte concrete, senza compromettere la sostenibilità dei conti pubblici.

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Economia

Acqua, spesa in aumento del 40% in dieci anni: cresce il consumo di minerale e resta alto lo spreco

In dieci anni la spesa media per l’acqua è salita del 40%. Una famiglia spende 384 euro l’anno. Crescono i consumi di acqua minerale (+35%) e resta alto lo spreco idrico, con il 42% di perdite nella rete.

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Una famiglia italiana spende in media 384 euro all’anno per l’acqua, calcolando un consumo di 150 metri cubi. In dieci anni la bolletta idrica è aumentata del 40%, secondo i dati della nuova ricerca di Consumers’ Forum, ente indipendente che riunisce associazioni di consumatori e imprese, presentata a Rimini insieme a Utilitalia durante Ecomondo.

Nonostante il rincaro, gli italiani consumano meno acqua potabile rispetto al passato, ma comprano molte più bottiglie di minerale, con un impatto economico e ambientale negativo.


L’acqua del rubinetto costa 10.000% in meno della minerale

Secondo lo studio, nel 2024 il consumo medio di acqua potabile si è ridotto a 215 litri al giorno per abitante, in calo del 10,8% rispetto ai 241 litri del 2012.
Parallelamente, il consumo di acqua minerale è aumentato del 35,2%, passando da 190 a 257 litri pro capite all’anno.

Il problema, però, è nei costi:

  • 1 litro di acqua potabile costa in media 0,00256 euro,

  • 1 litro di acqua minerale arriva a 0,26 euro,
    cioè 10.056% in più.

“Gli italiani spendono sempre di più per l’acqua, sia del rubinetto sia imbottigliata”, osserva il Consumers’ Forum, “ma nonostante il calo dei consumi domestici, gli sprechi restano elevati, sia in casa sia lungo la rete di distribuzione”.


Perdite idriche al 42% e 2.000 gestori

Un altro dato allarmante riguarda le dispersioni della rete idrica, che arrivano al 42% dell’acqua distribuita.
Nonostante gli investimenti dei gestori siano cresciuti dai 51 euro per abitante del 2012 agli 80 del 2024 (pari a 8 miliardi complessivi), la frammentazione del servizio idrico, con oltre 2.000 società attive, continua a rallentare il miglioramento delle infrastrutture.

“Molto è stato fatto negli ultimi anni per migliorare la qualità delle acque e gli investimenti — afferma Furio Truzzi, presidente di Consumers’ Forum — ma la frammentazione del sistema non aiuta a risolvere il problema delle perdite”.


Sprechi domestici: fino a 20 mila litri d’acqua all’anno

Non solo infrastrutture: anche i consumi domestici non accorti pesano sull’ambiente e sulle bollette.
Un appartamento può arrivare a sprecare fino a 20 mila litri d’acqua all’anno per cattive abitudini quotidiane.

Ecco alcuni esempi:

  • un rubinetto che gocciola fa perdere 5 litri al giorno;

  • una vasca da bagno richiede fino a 160 litri, contro i 40 litri della doccia;

  • lavarsi i denti con l’acqua aperta comporta 30 litri di spreco;

  • uno sciacquone senza doppio tasto può arrivare a consumare 100 litri al giorno.


Tra rincari e sprechi, l’acqua resta un bene da proteggere

Il quadro delineato da Consumers’ Forum mostra un’Italia in cui l’acqua potabile resta tra le più economiche d’Europa, ma la tendenza a preferire l’acqua minerale e la scarsa efficienza della rete rendono urgente un cambio di rotta.
Risparmiare acqua, a casa e nei sistemi pubblici, non è solo una questione economica ma ambientale, in un Paese dove l’acqua continua a essere un bene prezioso ma troppo spesso sprecato.

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