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Cronache

Decreto sicurezza Salvini non è retroattivo, la Cassazione ha riformato la sentenza su una richiesta di permesso umanitario rigettato in base alla nuova normativa dal Tribunale di Napoli

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Il decreto sicurezza Salvini, che ha imposto una stretta ai permessi di soggiorno per i migranti, è irretroattivo: le domande già presentate dovranno essere esaminate con la vecchia normativa sui permessi per motivi umanitari. Se vi sono i presupposti, il permesso rilasciato avra’ la dicitura ‘casi speciali’, come previsto dal dl, e durata di due anni, e alla scadenza operera’ il nuovo regime. Lo ha stabilito la Cassazione. In base a quanto precisato dalla Suprema Corte, quindi, le nuove e piu’ restrittive regole volute dal ministro dell’Interno Salvini sui permessi di soggiorno non si applicano a quei migranti che prima del 5 ottobre del 2018 (giorno di entrata in vigore della nuova normativa) abbiano fatto domanda di protezione. In questo senso, la portata del provvedimento, che ha circoscritto i permessi al rischio individuale di persecuzione o tortura, alla necessita’ di cure mediche e ad eccezionali calamita’, viene in qualche modo ridimensionata, anche se alla scadenza dei permessi gia’ in vigore si applicheranno le nuove regole. La Corte (sentenza n. 4890) per la prima volta ha affrontato la questione. Lo ha fatto esaminando il ricorso di un cittadino della Guinea cui il tribunale di Napoli aveva detto no alla domanda di protezione internazionale o umanitaria. Si è posto per la Cassazione il problema di quale normativa applicare, visto che la nuova legge, al momento dell’udienza era gia’ entrata in vigore. Per arrivare alla decisione, la Cassazione ha preso atto che il decreto sicurezza (n.113 del 2018) ha previsto espressamente due commi che disciplinano i permessi gia’ rilasciati (che rimangono in vigore, anche se alla scadenza saranno applicate le nuove disposizioni) e quelli non ancora rilasciati, ma per i quali la commissione territoriale ha gia’ accertato i presupposti per il rilascio del permesso umanitario (in questo caso, visto che tale permesso non e’ piu’ previsto, al termine dell’iter sara’ rilasciato il permesso per ‘casi speciali’). Rimangono dunque fuori i casi ancora da decidere o per i quali c’e’ stata una prima decisione negativa per il migrante. La prima sezione civile della Cassazione ha quindi applicato il principio giuridico che “la legge non dispone che per l’avvenire” anche a questo caso, per non creare “disparita’ ingiustificate e irragionevoli di trattamento dovute esclusivamente ad un fattore del tutto estrinseco e accidentale quale la durata del procedimento di accertamento”. Il cittadino straniero, sulla base delle norme modificate dal decreto del 2018 – scrive la Corte – “ha diritto a un titolo di soggiorno fondato su ‘seri motivi umanitari’ desumibili dal quadro degli obblighi costituzionali ed internazionali assunti dallo Stato, che sorge contestualmente al verificarsi delle condizioni di vulnerabilita’, delle quali ha chiesto l’accertamento con la domanda. La domanda, di conseguenza, cristallizza il paradigma legale sulla base del quale deve essere scrutinato”. Precisa inoltre, che “il potere-dovere delle commissioni territoriali di accertare le ragioni che possano residuare dal diniego delle cosiddetti protezioni maggiori”, come lo status di rifugiato, resta, “ancorche’ rimodulato alla luce della significativa compressione delle ragioni umanitarie realizzata dal decreto legge 113 del 2018”. La Corte ha anche rigettato il ricorso del migrante, che dunque, anche con le vecchie regole non ricevera’ la protezione umanitaria.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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