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Economia

Manifattura italiana, resiste l’industria: nel 2025 calo lieve, ma dal 2026 riparte la crescita

Secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia, la manifattura italiana chiuderà il 2025 con un lieve calo dell’1%, ma dal 2026 tornerà a crescere. Bene farmaceutica ed elettrotecnica, in difficoltà moda e automotive.

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La manifattura italiana mostra una tenuta sorprendente nonostante l’incertezza internazionale e i dazi commerciali che stanno condizionando i mercati globali. Secondo l’analisi dei settori industriali condotta da Intesa Sanpaolo e Prometeia, il fatturato industriale si ridurrà nel 2025 solo dell’1%, ma tornerà alla crescita nel biennio 2026-2027.


Il commento di Intesa Sanpaolo: “Un sistema che incoraggia”

«Viviamo una fase di grandi cambiamenti. In questo scenario, il sistema manifatturiero italiano ci incoraggia», ha spiegato Gregorio De Felice, chief economist e responsabile del Research Department di Intesa Sanpaolo.

Il calo previsto per il 2025 sarà comunque meno intenso rispetto alla contrazione media del 2,6% annuo registrata nel biennio 2023-2024. Il fatturato industriale italiano si manterrà su livelli elevati, attestandosi intorno ai 1.120 miliardi di euro, con un incremento di oltre 200 miliardi rispetto al 2019.


I settori più dinamici e quelli in crisi

Dall’analisi emerge un quadro eterogeneo tra i diversi comparti produttivi.
In crescita si confermano:

  • il farmaceutico, con un +3% del fatturato,

  • l’elettrotecnica, con +1,7%,

  • e il settore alimentare e bevande, in aumento dell’1,1%.

Restano invece in difficoltà il sistema moda, in calo del 3,5%, e il comparto autoveicoli e moto, che registra una flessione del 9%.


Investimenti e innovazione trainano la ripartenza

Dopo la contrazione del 2024, gli investimenti torneranno a crescere nel 2025, sostenuti dal calo dei tassi e dalla revisione del programma Transizione 5.0.

De Felice sottolinea come la vera sfida per l’Italia sia l’accelerazione sull’innovazione tecnologica e sull’intelligenza artificiale, elementi chiave per la competitività futura.


Export e prospettive europee

Dopo una prima metà del 2025 positiva, con un +2,4% delle esportazioni, il settore ha rallentato per effetto dei dazi, chiudendo l’anno con un incremento limitato allo 0,9% rispetto al 2024.

Guardando avanti, Intesa Sanpaolo e Prometeia prevedono un graduale miglioramento della domanda europea, trainato dal rientro dell’inflazione e dalla ripartenza dell’economia tedesca.

Entro il 2027, il saldo commerciale manifatturiero italiano è atteso a 113 miliardi di euro, vicino ai massimi registrati nel 2023: un segnale della solidità e della resilienza del sistema produttivo nazionale.

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Economia

Fusione tra Bper e Popolare di Sondrio: nasce il nuovo colosso bancario italiano

I cda di Bper e Popolare di Sondrio approvano la fusione per incorporazione. Sinergie da 290 milioni e 800 uscite volontarie. Via libera definitivo previsto per aprile 2026.

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Via libera dei consigli di amministrazione di Bper e della Popolare di Sondrio alla fusione per incorporazionedell’istituto valtellinese in Bper. La banca modenese, che già detiene l’80,7% del capitale della Sondrio dopo l’OPA lanciata a inizio 2025, diventa così protagonista di una delle operazioni più rilevanti del sistema bancario italiano degli ultimi anni.


Una fusione strategica per crescita e valore

“La fusione costituisce una leva strategica coerente con il percorso di crescita sostenibile e di creazione di valore per tutti gli stakeholder”, si legge nella nota congiunta diffusa dalle due banche.

L’operazione rappresenta il naturale completamento dei piani industriali autonomi approvati dai due istituti e ne accelera la realizzazione. Il nuovo gruppo punta a rafforzare la propria presenza sul mercato, migliorare l’efficienza operativa e ottimizzare gli investimenti.


Sinergie da 290 milioni e costi per 400 milioni

Le sinergie complessive a regime sono stimate in 290 milioni di euro, di cui 190 milioni derivanti da riduzione dei costi e 100 milioni da maggiori ricavi. I costi una tantum per la fusione ammonteranno invece a circa 400 milioni di euro, il 75% dei quali sarà sostenuto nel 2025 e il resto entro la fine del 2026.

“La maggiore scala operativa permetterà al nuovo gruppo di realizzare appieno le economie di scala, incrementare la produttività e migliorare la redditività”, ha commentato Bper in una nota.


Rapporto di cambio e struttura azionaria

Il rapporto di cambio è stato fissato in 1,45 azioni Bper per ogni azione Popolare di Sondrio, senza conguagli in denaro. Saranno emesse fino a 126,9 milioni di nuove azioni ordinarie Bper, da assegnare agli azionisti della banca valtellinese, che non avranno diritto di recesso.

Una volta completata la fusione, prevista per la seconda metà di aprile 2026 dopo le approvazioni assembleari e regolamentari, la nuova struttura azionaria vedrà:

  • Unipol, regista dell’operazione, come primo azionista con il 18,7%;

  • la Fondazione di Sardegna al 7%;

  • BlackRock con il 4,7%;

  • J.P. Morgan con il 3,3%;

  • e un flottante pari al 66,3% del capitale.


Riorganizzazione e 800 uscite volontarie

Bper ha già annunciato che, a seguito della fusione, verranno accorpati 90 sportelli e avviato un piano di 800 uscite volontarie, gestite attraverso l’accesso al fondo di solidarietà.

Il percorso di riorganizzazione sarà condiviso con i sindacati, ha assicurato il CEO Gianni Franco Papa, che ha definito l’operazione “una tappa cruciale per costruire una banca più forte, efficiente e competitiva sul mercato nazionale”.


Con l’unione tra Bper e Popolare di Sondrio, il panorama bancario italiano si prepara ad accogliere un nuovo grande gruppo con una rete capillare, solidità patrimoniale e ambizioni di leadership, capace di competere con i maggiori player del Paese e dell’Europa.

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Economia

Firmato il nuovo contratto scuola 2022-2024: aumenti fino a 185 euro per i docenti e 240 per i ricercatori

Firmato all’Aran il contratto scuola 2022-2024: aumenti medi di 150 euro mensili per i docenti e fino a 240 per i ricercatori. Soddisfazione dei sindacati, tranne la Flc Cgil.

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Dopo mesi di incontri e trattative, è arrivata la firma sul contratto collettivo nazionale 2022-2024 del comparto Istruzione e Ricerca, che riguarda 1 milione e 286mila lavoratori, tra cui 850mila docenti. La firma è avvenuta nel pomeriggio all’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni).


Gli aumenti: da 150 a 240 euro mensili

Il nuovo contratto prevede aumenti medi di circa 150 euro mensili per 13 mensilità, con punte fino a 185 euro per gli insegnanti, in base all’anzianità di servizio, e 240 euro mensili per ricercatori e tecnologi.

Sono previsti anche arretrati che, per i docenti, potranno arrivare a circa 2.000 euro. I sindacati hanno chiesto di avviare subito la trattativa per il rinnovo del contratto 2025-2027, con l’obiettivo di consolidare gli incrementi salariali e recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione.


Le posizioni dei sindacati

La firma è stata accolta con soddisfazione da Cisl, Uil, Gilda, Anief e Snals, mentre Flc Cgil ha scelto di non firmare, ritenendo insufficienti gli aumenti:

«Gli incrementi coprono meno di un terzo dell’inflazione del triennio – ha dichiarato il sindacato – e sanciscono la riduzione programmata dei salari del comparto».


Valditara: “Rispetto e dignità per chi lavora nella scuola”

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha definito l’accordo «un risultato storico»:

«Gli stipendi erano fermi da anni, dal 2009 al 2018. Oggi diamo rispetto e dignità a chi lavora per l’istruzione dei nostri giovani».

Valditara ha ricordato che, tra i contratti 2019-2021 e 2022-2024, gli aumenti medi per i docenti sono stati rispettivamente di 123 e 150 euro, mentre per il personale Ata di 89 e 110 euro. Con il prossimo rinnovo 2025-2027, il totale dei rialzi raggiungerà 416 euro lordi mensili per gli insegnanti e 303 euro per il personale Ata.

Soddisfatto anche il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, che ha parlato di “un segnale concreto di attenzione verso un comparto fondamentale dello Stato”.


Un impegno economico da 4,1 miliardi di euro

Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha sottolineato che con la firma dei contratti di Enti Locali e Istruzione e Ricerca, si completa un percorso che coinvolge oltre 1,6 milioni di dipendenti pubblici, pari a metà della platea del pubblico impiego, per un impegno complessivo di 4,1 miliardi di euro a regime.


Verso il rinnovo 2025-2027

L’Aran ha già anticipato che il nuovo contratto 2025-2027 potrebbe prevedere ulteriori incrementi medi di 135 euro mensili, con 142 euro per i docenti e 104 euro per il personale Ata, a partire dal 1° gennaio 2027.

Con la firma di oggi, il governo e i sindacati segnano una tappa fondamentale per la valorizzazione del personale scolastico e universitario, ponendo le basi per una stagione di rinnovi contrattuali all’insegna della stabilità e del riconoscimento professionale.

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Economia

Stellantis richiama 375mila Jeep ibride per rischio incendio: “Non parcheggiate al chiuso”

Stellantis richiama 375mila Jeep ibride plug-in in tutto il mondo dopo 19 incendi segnalati. L’azienda raccomanda di non parcheggiare i veicoli al chiuso e di non ricaricarli finché non verranno riparati.

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Stellantis ha annunciato un maxi richiamo di 375.000 SUV ibridi plug-in dei modelli Jeep Wrangler 4xe e Jeep Grand Cherokee 4xe a causa di guasti alle batterie che in alcuni casi hanno provocato incendi spontanei.

La notizia, diffusa da Reuters, riferisce che il richiamo riguarda Jeep Wrangler 4xe prodotte tra il 2020 e il 2025 e Jeep Grand Cherokee 4xe tra il 2022 e il 2026.


La causa: batterie difettose e rischio incendio

La casa automobilistica ha invitato i proprietari dei veicoli coinvolti a non parcheggiare al chiuso e a non ricaricare le batterie fino al completamento delle riparazioni, per evitare il rischio di incendio.

Stellantis ha dichiarato che una soluzione tecnica è imminente, ma che nel frattempo “i veicoli dovranno essere parcheggiati lontano da edifici e altri mezzi”.

Secondo quanto comunicato alla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), l’azienda ha ricevuto 19 segnalazioni di incendi e una di infortunio collegata al problema.


Il precedente del 2024 e il ruolo di Samsung Sdi

Le batterie difettose sono prodotte da Samsung Sdi, partner tecnologico di Stellantis. Un’indagine congiunta tra le due società ha rivelato che un incendio avvenuto a inizio anno era causato dallo stesso difetto segnalato in un precedente richiamo del 2024, che aveva interessato 154.000 Jeep ibride plug-in dopo due casi di feriti.


Interventi anche sui veicoli già riparati

Secondo la NHTSA, anche i veicoli già sottoposti a intervento nel 2023 e nel 2024 dovranno essere nuovamente controllati e riparati, poiché il difetto può ripresentarsi.

Dei 375.000 SUV coinvolti, circa 320.000 si trovano negli Stati Uniti, ma il richiamo riguarda anche veicoli venduti in Europa e in altri mercati internazionali.


La casa automobilistica ha assicurato che il piano di riparazione sarà comunicato “a breve” e che i proprietari riceveranno istruzioni dirette per l’assistenza gratuita presso la rete Jeep.

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