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Cronache

Dimissioni del vescovo di Verdun, il Vaticano chiarisce: alla base relazioni con alcune donne

La Nunziatura apostolica in Francia chiarisce le vere ragioni delle dimissioni del vescovo di Verdun, Jean-Paul Gusching: relazioni con alcune donne. Aperta un’inchiesta canonica.

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Le relazioni con alcune donne sarebbero alla base delle dimissioni di monsignor Jean-Paul Gusching, ex vescovo di Verdun. Lo ha precisato la Nunziatura apostolica in Francia, che ha chiarito come le ragioni ufficialmente indicate — problemi di salute — siano state solo una parte della vicenda.


Le dimissioni e il chiarimento della Nunziatura

Monsignor Gusching si era dimesso alla fine di settembre, parlando di “motivi di salute”. Tuttavia, secondo la Nunziatura, la realtà è diversa: il prelato sarebbe stato invitato dal Papa a lasciare l’incarico a causa di comportamenti inappropriati nei confronti di alcune donne, considerati contrari ai voti sacerdotali.

La Nunziatura spiega che, nonostante le smentite e le versioni contraddittorie, Gusching aveva promesso al Dicastero per i Vescovi di evitare in futuro condotte simili. Tuttavia, vista la persistenza della situazione, papa Francesco ha deciso di accettare le sue dimissioni, entrate in vigore il 27 settembre 2025.


Le misure adottate dal Vaticano

L’ex vescovo vive ora in isolamento, in un luogo lontano sia dalla diocesi di Amiens, sua diocesi di origine, sia da quella di Verdun. Gli è vietato celebrare messa in pubblico o svolgere attività pastorali.

La Nunziatura ha inoltre precisato che le motivazioni di salute “sono state solo uno dei fattori” che hanno portato all’accettazione delle dimissioni, ma che il vero motivo era legato ai comportamenti personali del prelato.


Inchiesta canonica e segnalazione alle autorità civili

A seguito delle informazioni raccolte, è stata aperta un’inchiesta canonica preliminare, affidata a monsignor Stanislas Lalanne, vescovo emerito di Pontoise, assistito da monsignor Philippe Ballot, arcivescovo di Metz e amministratore apostolico di Verdun.

Contestualmente, un rapporto è stato trasmesso anche alle autorità civili francesi.
L’inchiesta canonica è tuttora in corso.

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Cronache

Maltempo in arrivo al Sud: l’estate di San Martino lascia spazio alla pioggia da domani

Dopo giornate di sole e temperature miti, da domani arriva una nuova perturbazione: piogge su Sardegna, Sicilia e Calabria e maltempo nel weekend anche al Centro.

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L’estate di San Martino, arrivata in anticipo e accompagnata da giornate soleggiate e temperature sopra la media, è pronta a lasciare spazio a una nuova perturbazione.
Secondo Lorenzo Tedici, meteorologo de iLMeteo.it, il bel tempo durerà ancora per poche ore, con cieli sereni su gran parte d’Italia e valori termici primaverili.

«Il cielo continuerà ad essere terso da Nord a Sud, salvo qualche foschia in Pianura Padana e qualche isolato addensamento tra Calabria e Sicilia», spiega Tedici.
«Le temperature massime toccheranno i 21-22 gradi nelle Isole Maggiori e i 20 gradi anche a Roma, Napoli, Latina, Rieti, Terni e L’Aquila».


Da giovedì tornano piogge e temporali

Da domani, giovedì 6 novembre, la situazione inizierà a cambiare. Le prime piogge arriveranno in Sardegna nel tardo pomeriggio, per poi estendersi venerdì 7 alla Sicilia, dove potranno risultare localmente intense, e successivamente a Calabria, Campania e Lazio.

Sul resto del Paese, invece, il tempo rimarrà ancora stabile ma con nubi in aumento.


Weekend tra sole e rovesci

Il fine settimana sarà bagnato, con il maltempo che risalirà gradualmente verso il Centro Italia.
Sabato le precipitazioni raggiungeranno le Marche e le regioni del versante adriatico, mentre Nord e Toscana resteranno al riparo dalla pioggia.
Il tempo sarà variabile, con acquazzoni a macchia di leopardo alternati a schiarite.


Le previsioni nel dettaglio

  • Mercoledì 5 novembre: cielo sereno ovunque, salvo nebbie mattutine in Pianura Padana.

  • Giovedì 6 novembre: nubi in aumento al Nordovest, bel tempo altrove; peggiora in serata in Sardegna.

  • Venerdì 7 novembre: piogge su Sardegna, Sicilia e Calabria, nubi al Centro, piovaschi su cuneese e imperiese.


Italia divisa in due

La tendenza per i prossimi giorni è chiara: Nord stabile e Sud sotto la pioggia.
L’autunno, dopo una breve parentesi di tepore, torna a far sentire la sua voce con una nuova ondata di maltempo, che riporterà pioggia e qualche temporale soprattutto sulle regioni meridionali.

L’estate di San Martino, per ora, può dirsi ufficialmente finita.

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Cronache

Il Grande Fratello diventa un Grande Flop: ascolti ai minimi storici per il reality di Canale 5

Il Grande Fratello crolla sotto i 2 milioni di spettatori e segna il peggior risultato della sua storia. Dopo 25 anni, il reality di Canale 5 è un format svuotato e senza idee.

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Da Grande Fratello a Grande Flop. Venticinque anni dopo il suo esordio, il reality che aveva rivoluzionato la televisione italiana mostra tutti i segni del tempo. Il programma di Canale 5, un tempo esperimento sociale e fenomeno mediatico, è oggi un format stanco, incapace di rinnovarsi e di conquistare il pubblico.

L’ultima puntata ha registrato meno di 1,9 milioni di spettatori, con uno share del 14,7%, tra i risultati peggiori di sempre. L’effetto curiosità della prima puntata — che aveva superato i 2,8 milioni di telespettatori — è svanito in poche settimane, lasciando il programma su livelli minimi di ascolto.


La crisi di un format che non parla più al suo tempo

Quando debuttò nel 2000, il Grande Fratello era un evento: un gruppo di persone comuni chiuso in una casa sotto l’occhio costante delle telecamere, nessun contatto con l’esterno, nessun filtro. La rivoluzione del voyeurismo televisivo aveva catturato l’immaginazione di milioni di spettatori e lanciato carriere, da Cristina Plevani a Pietro Taricone, fino a Rocco Casalino.

Ma oggi, quella formula appare superata. I social network hanno reso pubblica ogni forma di intimità e quotidianità: la gente comune, un tempo protagonista della casa, ora si mostra spontaneamente ai propri follower.

Il Grande Fratello, in fondo, è già tutto su Instagram e TikTok.


Ascolti in caduta libera e doppio appuntamento cancellato

Il tentativo di raddoppiare l’appuntamento settimanale si è rivelato un fallimento. La puntata del giovedì ha toccato un disastroso 13,1% di share, costringendo Mediaset a toglierla dal palinsesto.
Nemmeno Simona Ventura, alla guida del programma, è riuscita a invertire la tendenza: entusiasmo e professionalità non bastano a salvare un format che il pubblico percepisce come vecchio e ripetitivo.

Gli “sconosciuti” fanno peggio dei vip, ma anche le edizioni condotte da Alfonso Signorini, con personaggi noti, avevano già mostrato segnali di crisi.


Un titolo svuotato, un’eredità da archiviare

Il problema non è solo negli ascolti, ma nel vuoto di idee. Il format, prodotto da Endemol Shine Italy, è rimasto identico a sé stesso, privo di spunti autorali e incapace di raccontare un’Italia che, nel frattempo, è cambiata profondamente.

Il Grande Fratello oggi somiglia a una telenovela in diretta, ma con una trama meno interessante delle soap turche.

Con un pubblico che non supera più i 2 milioni di spettatori, la sensazione è che sia arrivato il momento di mettere in pausa il programma e ripensarne radicalmente la formula.


Un’eredità che appartiene al passato

Dalla “gatta morta” Marina La Rosa al carisma indimenticabile di Pietro Taricone, il primo Grande Fratello resta nella memoria collettiva come una fotografia di un’epoca televisiva irripetibile. Ma oggi, nel mondo iperconnesso dei social, quella stessa formula appare obsoleta.

Per Mediaset, la sfida è ora immaginare un nuovo linguaggio televisivo, capace di parlare a un pubblico che non ha più bisogno di guardare dentro una casa per sentirsi parte della storia.
Perché il Grande Fratello — così com’è — non è più un reality, ma un replay del passato.

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Cronache

Il mistero del De Chirico rubato a casa Goria: il quadro sparito nel 1968 e riapparso a Londra

Amedeo Goria denuncia il furto del De Chirico rubato nel 1968 e rivenduto da Christie’s nel 2015. I carabinieri sospettano un riciclaggio d’arte. Il giornalista chiede giustizia e la restituzione del dipinto.

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Un quadro di Giorgio de Chirico, scomparso nel 1968 dalla casa della famiglia Goria a Chiaverano, nell’alto Canavese, è riemerso dopo più di cinquant’anni.
A denunciarne la vicenda è Amedeo Goria, ex giornalista Rai, che ha scoperto solo di recente che la tela — Venezia, 30 per 40 centimetri — è stata venduta all’asta da Christie’s a Londra nel 2015 per 35 mila sterline.

Per Goria, però, non è solo una questione economica.

«In quel quadro c’è tutta la mia famiglia — racconta —. Mio padre lo aveva comprato per mia madre Irene, come gesto di riconciliazione in un momento difficile. È stato rubato pochi mesi dopo, nel marzo 1969. Voglio solo che torni a casa».


Il furto del 1968 e la lunga sparizione

Il padre di Goria, Aldo, medico condotto a Chiaverano, acquistò il dipinto in una galleria di Torino nell’ottobre 1968, pagandolo quasi otto milioni di lire, una cifra considerevole per l’epoca.
Pochi mesi dopo, i ladri entrarono nell’abitazione e rubarono solo il quadro, lasciando tutto il resto intatto.

«Ho sempre pensato fosse un furto su commissione — ricorda Goria —. Mio padre presentò denuncia ai carabinieri di Ivrea, ma da allora non se ne seppe più nulla».

Del dipinto non si ebbero tracce per decenni, finché nel 2023, dopo la morte dei genitori, Goria scopre che era stato autenticato dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico nel 2013 e battuto all’asta due anni più tardi.


L’inchiesta dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio

Assistito dall’avvocato Paolo Mendolicchio, Goria ha presentato denuncia al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri.
Le indagini hanno portato all’individuazione di un nuovo proprietario, M.G., un professionista di Ivrea, che avrebbe posseduto il quadro sin dal 2010.

Gli investigatori hanno sottolineato la “contiguità dei luoghi”, ipotizzando che il dipinto non abbia mai lasciato la zona del furto.
Secondo gli atti, il proprietario avrebbe tentato di venderlo a Christie’s, che chiese alla Fondazione De Chirico di verificarne l’autenticità.
La prima richiesta fu respinta perché l’opera risultava «profondamente ridipinta», ma dopo un restauro autorizzato, nel 2013 arrivò il certificato di autenticità, preludio alla vendita del 2015.


I sospetti dei carabinieri: “Un riciclaggio in attesa della morte del proprietario”

Per i militari, i tempi e le modalità sono sospetti.
Nel loro rapporto scrivono che l’asta di Londra si tenne “un anno prima della morte dell’originario proprietario, come se si fosse atteso il crepuscolo della sua vita per riciclare il dipinto”.

Parlano inoltre di una “conservazione maldestra e clandestina” e di “ridipinture scellerate” atte a rendere difficile l’identificazione del quadro.
Per questo, i carabinieri hanno chiesto alla Procura di Ivrea una perquisizione del nuovo possessore e una rogatoria internazionale per ottenere documenti dalla casa d’aste.


Il rischio archiviazione e la battaglia di Goria

La Procura ha ipotizzato i reati di riciclaggio di beni culturali, ricettazione ed esportazione illecita di opere d’arte, ma ha annunciato l’intenzione di chiedere l’archiviazione per prescrizione.
Goria non ci sta e ha presentato opposizione tramite il suo legale. L’udienza è fissata per il 2 aprile.

«Non è giusto che finisca così — protesta il giornalista —. Quel quadro è stato rubato a casa nostra e qualcuno non ha vigilato, nonostante fosse evidente la sua provenienza illecita. Voglio sapere dov’è finito: lo devo ai miei genitori».

Una vicenda che unisce l’arte, la memoria familiare e la giustizia, nel tentativo di restituire al legittimo proprietario un frammento di storia e di affetti perduti.

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