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Cronache

Un clan mafioso fondato da un ex carabiniere aveva messo radici sulla costa jonica della Basilicata, i carabinieri del Ros hanno estirpato il cancro: 17 arresti

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– Una vera e propria “cappa” era calata sul Metapontino, feudo di una nuova criminalità organizzata che ha imposto per anni la violenza come strumento per estorsioni, spaccio di droga e racket, a piccoli imprenditori e a grandi aziende ortofrutticole: un clan – quello “fondato” da un ex carabiniere, Gerardo Schettino, di 44 anni, attualmente detenuto nel carcere di Agrigento – sgominato dai Ros e dalla Procura di Potenza, che non disdegnava i cliche’ delle fiction, con loculi e lumini rubati nei cimiteri e lasciati davanti ai cancelli dell’imprenditore da terrorizzare, e post “intimidatori e propagandistici” sui social. Sono alcuni dei particolari dell’operazione condotta oggi dalla Procura di Potenza e dai Carabinieri, che hanno eseguito 21 misure cautelari (nove in carcere, otto ai domiciliari, tre obblighi di dimora e un obbligo di presentazione all’autorita’ giudiziaria). Il clan Schettino, secondo il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, e il pm della Dda, Anna Gloria Piccininni, e’ “ormai decapitato”, anche in relazione a 25 misure cautelari che lo hanno colpito anche lo scorso ottobre. Il tutto “in un clima di omerta’ e di paura” nell’area a sud della Basilicata, che gli investigatori hanno percepito. Spaccio di droga e racket erano quindi le principali attivita’ del gruppo, che utilizzava un metodo mafioso da letteratura. Quando, ad esempio, fiori e lumini venivano lasciati davanti al cantiere per “chiarire” a chi era dovuto il pizzo, o si faceva pestare ripetutamente un uomo solo perche’ aveva involontariamente sporcato il lenzuolo steso al sole del vicino di casa, e affiliato al clan. Oppure quando si postavano su Facebook foto di “uomini d’onore” con armi in mano o tatuaggi alla “Scarface”, per dimostrare – anche sui social – la forza del clan. Il tutto condito dal neomelodico amato dal gruppo, e condiviso ai follower, che nella sua canzone inneggia al padre-padrino che insegna l’onore al figlio. Fra i casi di cui si sono occupati gli investigatori, la rapina a un supermercato, l’incendio in un’azienda agricola, il tentativo di omicidio di un cittadino del Ghana per della droga non pagata e, nel 2018, le minacce a Filippo Mele, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, che aveva denunciato le “infiltrazioni” del clan nella zona. Un clan familiare che, per ora, non ha “pentiti”. Ma che e’ riuscito “a surclassare i gruppi rivali – ha aggiunto il procuratore – e diventare interlocutore dei calabresi”, a un passo dagli stabilimenti balneari dello Ionio e da Matera, Capitale europea della cultura nel 2019, “per ora decapitato” con l’ausilio di 200 carabinieri.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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