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Esteri

Caracas nella morsa di Trump, Maduro sarà strangolato con i dazi se non si riprende i migranti

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La decisione del presidente Usa, Donald Trump, di colpire con dazi del 25% i Paesi che importino greggio e gas dal Venezuela rappresenta un duro colpo per l’economia in declino del Paese sudamericano, eroso dall’inflazione già proiettata oltre il 100%, e i cui proventi dipendono in larga parte proprio dal petrolio. Il capo di Stato, Nicolás Maduro, ha cercato di minimizzare l’impatto della misura, che entrerà in vigore il 2 aprile, e la cui applicazione è largamente nelle mani del Segretario di Stato, Marco Rubio. In una nota il ministero degli Esteri di Caracas ha già annunciato iniziative a livello internazionale per denunciare “la violazione dell’ordine economico”, e Pechino, con cui l’amministrazione Maduro continua a fare affari, si è già espresso parlando di “interferenze Usa”.

Di fatto si tratta di una nuova tegola che si aggiunge agli ultimi sviluppi sui rimpatri dei migranti illegali dagli Usa, con 238 di questi trasferiti da Washington nel carcere di massima sicurezza Cecot in El Salvador, con l’accusa – senza prove, e senza processo – di essere membri del Tren de Aragua, la pericolosa organizzazione criminale nata nelle carceri venezuelane, con tentacoli ormai in tutte le Americhe. Un caso che ha destato polemiche e proteste anche in modo trasversale, con marce di protesta e i familiari dei detenuti impegnati nella raccolta delle firme. Una situazione a cui Caracas sta cercando di far fronte con un ricorso legale, e la ricerca – in parallelo – di un negoziato col presidente ultraconservatore Nayib Bukele.

D’altra parte, Washington ha avvertito a chiare lettere: il nuovo dazio è stato introdotto anche per la repressione politica e la violazione dei diritti umani delle opposizioni, che si è andata intensificando dopo le elezioni presidenziali, oltre all’incoraggiamento all’emigrazione di massa che ha portato nuova criminalità negli Stati Uniti. “I Paesi che permetteranno alle aziende di produrre, estrarre o esportare petrolio dal Venezuela saranno soggetti a nuovi dazi e le aziende a sanzioni”. Secondo gli analisti si tratta del più duro embargo commerciale contro il Paese da quando, nel 1902, le potenze europee bloccarono i porti per esigere il pagamento del debito estero al governo di allora. Ma l’amministrazione di Maduro vede un altro film e parla di una “misura arbitraria, illegale e disperata” che, “lungi dal far vacillare la determinazione, conferma il clamoroso fallimento di tutte le sanzioni imposte al nostro Paese”.

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Esteri

Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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