Oltre 1.500 persone sono scese in piazza a Ischia per chiedere al governo di fermare le ruspe e trovare una soluzione a quella che sta diventando una vera e propria emergenza sociale. Non si tratta di speculatori o palazzinari, ma di famiglie che hanno costruito una casa per necessità, senza alternative, in un territorio dove per decenni la politica ha ignorato la questione urbanistica, lasciando spazio al caos e impedendo la regolarizzazione.
Il dramma delle demolizioni e lo sfratto di Maria Grazia Buono
Tra i tanti volti della protesta, quello di Maria Grazia Buono, che nei prossimi giorni verrà sgomberata dalla sua abitazione. Sopraffatta dall’emozione, la donna ha avuto un malore durante la manifestazione ed è stata soccorsa dai sanitari presenti. Il suo caso è simbolico: com’è possibile abbattere case in cui vivono persone da oltre 30 anni senza offrire soluzioni alternative? La domanda è riecheggiata lungo tutto il corteo.
Il silenzio dello Stato e l’assurdità giuridica della demolizione dopo decenni
La protesta ha coinvolto anche i commercianti, che hanno spento le luci dei negozi in segno di solidarietà, e la Diocesi di Ischia, che ha rinunciato ai fuochi pirotecnici previsti a Ischia Ponte per mostrare vicinanza alle famiglie colpite.
L’avvocato Bruno Molinaro ha annunciato un’azione legale per bloccare lo sgombero della signora Buono, basandosi su una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani, secondo cui una demolizione che avviene a distanza di molti anni dalla scoperta dell’abuso non è più una misura di ripristino del territorio, ma una vera e propria punizione.
“Un omicidio d’impeto si prescrive in 21 anni, una demolizione no. È un’assurdità giuridica”, ha dichiarato Molinaro, sottolineando l’iniquità di un sistema che lascia in piedi gli ecomostri e le speculazioni milionarie, mentre colpisce solo i più deboli.
Gennaro Savio: “Questa lotta è per i più deboli, non per chi ha speculato”
Tra gli organizzatori del corteo, Gennaro Savio, storico attivista per i diritti civili, ha ribadito che questa battaglia non difende l’abusivismo speculativo, ma il diritto alla casa di chi non aveva altra scelta.
“Per anni i cittadini sono stati costretti a costruire abusivamente perché la politica non ha mai fornito piani regolatori adeguati. Ora pagano solo i più poveri, mentre chi ha costruito ville e hotel di lusso resta impunito”, ha denunciato Savio.
L’appello ai sindaci: “Trovare una soluzione politica”
Al termine della manifestazione, una delegazione ha incontrato i sindaci di Ischia, Barano, Serrara Fontana e Procida, chiedendo loro di promuovere un tavolo tecnico a livello regionale e parlamentare per fermare le demolizioni e studiare una soluzione strutturale.
“Non si può abbattere senza offrire un’alternativa. Stiamo creando una nuova ondata di emigranti, famiglie che saranno costrette ad abbandonare l’isola”, hanno ribadito i manifestanti.
Un dramma che rischia di esplodere
L’assenza di una politica abitativa adeguata sta generando una crisi senza precedenti: 10.000 case a rischio abbattimento, tra 25.000 e 30.000 persone potenzialmente sfollate, comuni sull’orlo del dissesto finanziario per dover rimborsare i costi delle demolizioni e un numero insufficiente di discariche per smaltire i detriti degli edifici abbattuti.
Se il governo non interverrà con un decreto per fermare le ruspe, il rischio è quello di una crisi sociale devastante, con migliaia di famiglie lasciate senza un tetto e senza alternative.
Le istituzioni ascolteranno finalmente la voce di chi non chiede altro che un diritto fondamentale: una casa dove poter vivere?
La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo nei confronti di otto elicotteri riconducibili a quattro soggetti residenti a Pompei, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Torre Annunziata. Le indagini hanno rivelato che, fino a novembre 2024, gli indagati avrebbero svolto attività di air taxi e voli panoramici senza le necessarie autorizzazioni, configurando l’impiego abusivo di aeromobili a scopo di lucro.
Lanci di petali e voli tra ostacoli
Tra gli episodi più eclatanti finiti sotto la lente degli investigatori figura il lancio di petali di rose in volo dopo un matrimonio, un’attività non solo scenografica ma anche potenzialmente pericolosa. Gli elicotteri, secondo gli inquirenti, non risultavano sottoposti ad ispezioni periodiche e le procedure di manutenzione non rispettavano gli standard europei previsti per i mezzi adibiti a scopi commerciali.
Turisti con bagagli sui comandi di volo
Ancora più gravi le irregolarità riscontrate a bordo: in diversi casi i piloti avrebbero trasportato turisti con i bagagli appoggiati sui comandi di volo o non correttamente stivati. Inoltre, le aree di decollo e atterraggio erano spesso collocate in prossimità di ostacoli pericolosi, come scuole, ferrovie e tratte autostradali, con gravi rischi per la sicurezza pubblica.
Tre elicotteri già sequestrati
Le operazioni di sequestro sono ancora in corso. Al momento, sono tre gli elicotteri già posti sotto sequestro, mentre proseguono le attività di accertamento e perquisizione nei confronti degli indagati e delle società riconducibili a loro.
(La foto in evidenza ha solo uno scopo illustrativo ed è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)
Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.
Un nuovo problema dopo due anni e mezzo
Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.
Il silenzio di Anm e la reazione della politica
Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.
La fune da sostituire: spunta un’anomalia
Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.
Riapertura prevista il 30 aprile
La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.
Anche la Linea 6 in tilt
Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.
Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.
La sfida iniziata dai banchi
All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.
Una serie tv per raccontare la sua storia
La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.
Una vocazione totale
Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.
“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”
«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».