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L’addio a Bafana Bafana Phil Masinga, il gigante buono che fece sognare Bari con i suoi gol stroncato dal cancro

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È il passo di addio a Bafana Bafana, il gigante buono, l’idolo dei galletti del Bari. Phil Masinga, ex attaccante della squadra pugliese e della Nazionale sudafricana, è stato stroncato da un tumore che in mese lo ha portato via. È morto a soli 49 anni. “Abbiamo perso un gigante del calcio sudafricano, questo è un giorno triste per tutti noi” le parole del presidente della federcalcio sudafricana, Danny Jordaan, che ha annunciato la morte dell’ex campione. Con la sua nazionale Masinga, centravanti veloce e micidiale nei contropiede, ha disputato 58 gare e vinto la Coppa d’Africa del 1996, ma viene ricordato soprattutto per la rete segnata al Congo nel 1997, un gol pesantissimo perche’ valse la qualificazione ai mondiali di Francia 1998 (dove fu eliminata al primo turno). Il “centro” di Phil fu festeggiato come un evento storico in un paese che si lasciava alle spalle gli anni tristi dell’apartheid e da poco aveva alla presidenza Nelson Mandela. La sua storia nel calcio italiano ha avuto due tappe: la prima nella Salernitana (in B) e la seconda nel Bari, dove in quattro stagioni nella massima serie (75 presenze e 24 gol) si è conquistato la patente di vero incubo dell’Inter, club che ha trafitto ben quattro volte. Era il terminale offensivo del calcio concreto dettato dalla filosofia (“il casino organizzato”) dell’allenatore toscano Eugenio Fascetti. Nelle prime due stagioni in biancorosso, dal 1997 al 1999 segno’ ben venti gol, ma si esalto’ soprattutto contro l’Inter che schierava Ronaldo: firmo’ il gol delle vittorie corsare a San Siro (0-1 il 18 gennaio e 2-3 il 1 novembre 1998), nonche’ il gol salvezza del 10 maggio 1998 al San Nicola (2-1). Dopo gli anni italiani ando’ negli Emirati arabi uniti nell’Al Wahda. L’allenatore e suo mentore Eugenio Fascetti lo ha ricordato postando sulla pagina una foto gioiosa di Masinga dopo un gol. Lo definisce “atleta e gentiluomo”. “Lo voglio ricordare come in questa foto – scrive – vittorioso con le braccia al cielo”. Il capitano del Bari del tempo, Gigi Garzya, lo ha ricordato commosso: “Di quella squadra memorabile il destino ci aveva portato via prematuramente gia’ il portiere Franco Mancini e il centrocampista Klas Ingesson. Adesso apprendiamo della scomparsa di Masinga. Era il classico centravanti che si esaltava in una provinciale: un bonaccione, completo sul piano tecnico e molto intelligente tatticamente. Per noi era un bomber indispensabile. Ci manchera’ anche per la sua umanita’”.

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“Volevano uccidermi”, ritrovata la maestra scomparsa

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Un sequestro di persona. E’ questa l’ipotesi su cui si concentrano le indagini sul caso di Milena Santirocco, la donna scomparsa di casa in Abruzzo per una settimana e ritrovata ieri sera alla periferia di Caserta. “Mi hanno rapito due uomini, volevano uccidermi”, ha detto la donna ai primi soccorritori tra cu una barista di Castel Volturno. “Milena non si è allontanata volontariamente da casa e dai suoi cari.

La Procura della Repubblica di Vasto ha aperto un procedimento penale a carico di ignoti per sequestro di persona e in queste ore sta cercando di fare chiarezza su quanto accaduto a Milena in questi giorni”, spiega il legale della famiglia Antonio Cozza aggiungendo che “i familiari aspettano con ansia il ritorno a casa di Milena e solo dopo aver parlato con lei potranno effettivamente avere contezza e fugare ogni dubbio su quanto realmente successo”. Santirocco, 54 anni, maestra di ballo, è stata ritrovata attorno alle 22.30 ieri sera alla periferia di Caserta in buone condizioni di salute dopo che se ne erano perse le tracce lo scorso 29 aprile: le ricerche, anche in mare, si erano concentrate fra Torino di Sangro e Vasto.

La donna è stata ascoltata per quasi 7 ore dal pm di Vasto Silvia Di Nunzio. Sulla intera vicenda la polizia del Commissariato che indaga dovrà trovare riscontri. Due gli elementi che avevano insospettito gli investigatori nei giorni della scomparsa, il profilo Facebook della donna risultava cancellato e il telefono spento. Inoltre la sua auto era stata trovata a Torino di Sangro con una gomma a terra. Ed era stato accertato che qualche mese fa Milena si era rivolta ad una parroco per una benedizione per un presunto maleficio ricevuto nella palestra dove lavorava.

A partecipare alle ricerche della donna, originaria di Lanciano, un folto gruppo coordinato dalla Prefettura di Chieti e costituito oltre che dai vigili del Fuoco, da tutte le forze dell’ordine, unità cinofile molecolari, sommozzatori della Guardia di Finanza e numerosi volontari della Protezione civile. Dopo alcune segnalazioni giunte all’associazione per le persone scomparse ‘Penelope’ le perlustrazioni si erano spostate più a sud, anche a Vasto, e in mare fino a Termoli dove pattuglia una motovedetta della Guardia Costiera. Era stata perlustrata anche la vasta lecceta di Torino di Sangro dove la donna andava spesso e dove domenica scorsa il suo telefono cellulare è stato tracciato, alle 18.37, per l’ultima volta. La donna inoltre mandò le ultime foto ai figli alle 15.38.

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Torture al Beccaria, in arrivo 47 guardie carcerarie

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Sono 47 gli agenti di polizia penitenziaria in arrivo entro la prossima settimana nel carcere Beccaria, al centro dell’indagine della Procura di Milano su presunte torture e aggressioni ad alcuni giovani detenuti e che il 22 aprile scorso ha portato in cella e alla sospensione dal servizio di 21 guardie. A inviare i rinforzi per risanare la situazione in cui è precipitato il penitenziario, dove il personale, già ridotto all’osso, è stato falcidiato dagli arresti, è il Dipartimento per la Giustizia Minorile guidato da Antonio Sangermano, il quale fin da subito ha annunciato l’intervento per ripristinare “legalità e dignità umana” Il Dipartimento per la giustizia minorile, nell’immediatezza dell’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, ha inviato una squadra speciale di pronto intervento composta da una quindicina di agenti per tamponare l’emergenza e la grave carenza di organico. Ma dai prossimi giorni, assieme al nuovo direttore, Daniele Alborghetti, che si insedierà già domani, al posto di questa squadra arriveranno 47 unità : 25 ‘dirottate’ nel carcere minorile dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna della Lombardia e altre 22 saranno applicate dal Dap in seguito a un interpello regionale.

Oltre a ciò, nell’istituto milanese, un tempo ritenuto un modello in tutta Italia, verranno potenziati anche gli staff di educatori e psicologi. Intanto, mentre gli investigatori stanno analizzando le cartelle mediche dei ragazzi passati in infermeria dal 2022 fino ai mesi scorsi, da dopodomani il pm Rosaria Stagnaro, titolare del fascicolo assieme alla collega Cecilia Vassena e all’aggiunto Letizia Mannella, sentirà i primi tre dei dieci ragazzi che si ritiene siano stati vittime di ulteriori episodi rispetto a quelli contestati nei provvedimenti cautelari. Si tratta di altre sospette aggressioni su cui si sta indagando non solo grazie a nuove denunce, ma anche a una serie di elementi raccolti e ad approfondimenti sulle immagini di videosorveglianza interna.

“Telecamere che parlano”, per dirla come uno degli agenti intercettati, che avrebbero filmato altre violenze su cui i pubblici ministeri stanno facendo luce. Sarà, infatti, l’incrocio tra le testimonianze che i pm raccoglieranno, secondo la tabella di marcia, in un paio di settimane, i filmati, gli esiti delle analisi della documentazione clinica e altri elementi, a confermare o meno le ipotesi. Dalla nuova attività istruttoria potrebbero essere individuati altri pestaggi o altre manipolazioni di referti e relazioni di servizio al fine, come si ricostruisce, di cancellare le botte e quelle che sono ritenute torture. Sempre per martedì mattina, davanti al tribunale del Riesame, sono state fissate le udienze in cui si discuterà la richiesta di scarcerazione di due degli arrestati. La linea di difesa generale smentisce le violenze.

Parla invece di “interventi di contenimento”, decisi in autonomia, di ragazzi difficili. E poi di carichi di lavoro massacranti, turni non stop per carenza di personale, e assenza di una linea direttiva. Tanti anche alle prime armi o con alle spalle mansioni di ufficio, come hanno spiegato durante gli interrogatori, si sono sentiti “abbandonati” e costretti a lavorare in condizioni critiche. Una linea non condivisa dal gip Stefania Donadeo, la quale, sebbene abbia concesso i domiciliari a tre di coloro che sono finiti in carcere e reintegrato, ma con altre mansioni, cinque di coloro che sono stati sospesi, con i provvedimenti da lei depositati due giorni fa non ha scalfito l’ipotesi accusatoria.

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Le forbici e l’acido per uccidere l’amico

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Decine di coltellate e colpi di forbici hanno ucciso sabato sera, Stefano Iurigh, 43enne friulano, mentre si trovava nella sua abitazione di Bicinicco (Udine). Non paga, la sua assassina, Silvia Comello, una coetanea di Reana del Rojale, ha spruzzato sul volto dell’amico dell’acido muriatico. Un’azione giunta al culmine di un acceso diverbio. Ai carabinieri ha detto di essere stata lei a commettere l’omicidio farfugliando richiami a Satana come mandante del delitto. Una morte violenta che al momento non ha ancora una spiegazione, anche se gli investigatori si stanno orientando nel mondo della tossicodipendenza: i due si erano conosciuti al Sert di zona. Entrambi da anni erano prigionieri della droga.

L’omicidio è avvenuto ieri sera attorno alle 21.30. L’uomo – manutentore nel settore della cantieristica navale, spesso all’estero – era stato visto rientrare a casa, a piedi, poco prima. Nessuno dei vicini ha sentito urla o richieste di aiuto. È stata la stessa Comello, dopo aver ripetutamente colpito a morte l’amico, a comporre il 112 ammettendo le proprie colpe e chiedendo l’arrivo immediato di soccorsi e forze dell’ordine. I carabinieri sono giunti in pochi minuti e hanno trovato la donna in strada, con gli abiti sporchi di sangue che pronunciava frasi sconnesse.

Non era lucida e non riusciva a fornire una spiegazione plausibile dell’accaduto. Per tutta la notte i militari dell’Arma del Nucleo investigativo provinciale e della Compagnia di Palmanova hanno provato a ricostruire l’accaduto con l’obiettivo di risalire al movente di un delitto così violento. Tentativi vani. All’arrivo dell’avvocato di fiducia, alla donna è stato consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere. Saranno gli esami tossicologici – già eseguiti su Comello e in programma anche sulla salma nel corso dell’autopsia – a fornire risposte forse definitive all’inchiesta.

Per ora gli investigatori non tralasciano alcuna pista sul movente, ma hanno già escluso il coinvolgimento di altre persone nell’evento diretto. Diverso sarà capire chi abbia fornito l’eventuale droga alla donna, nel caso venisse accertato che il crimine è stato compiuto sotto l’effetto di stupefacenti. A Bicinicco il delitto è stato vissuto come una deflagrazione: nella piccola realtà di fatto nessuno conosceva i due. L’uomo si era trasferito di recente dopo il naufragio di una lunga relazione sentimentale da cui aveva avuto anche dei figli, lei non era un volto in alcun modo noto, abitando a chilometri di distanza. Un crimine che resta brutale e che in queste ore ha sconvolto la piccola comunità del Friuli rurale.

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