Collegati con noi

Salute

Neuromed, al Cadaver Lab la formazione avanzata per la chirurgia spinale

Pubblicato

del

Il Cadaver lab dell’I.R.C.C.S. Neuromed ha ospitato la “Spine school” dedicata alla chirurgia spinale cervicale. Un corso di formazione interamente dedicato alla chirurgia spinale cervicale. La “Neuromed Spine School”, nel Centro di Medicina Necroscopica dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, ha così dedicato due giornate a questo delicato campo della chirurgia, mantenendo l’obiettivo rivolto ai giovani.

Organizzato dal professor Gualtiero Innocenzi, Responsabile dell’Unità di Neurochirurgia 1 del Neuromed, e dai neurochirurghi Paolo di Russo e Nicola Gorgoglione, il “Corso teorico pratico di chirurgia spinale” si è articolato in due giornate. La prima, basata su lezioni teoriche, ha visto gli interventi incentrati sull’anatomia e sugli approcci chirurgici relativi al tratto cervicale della colonna vertebrale. La seconda giornata, interamente focalizzata sull’esperienza pratica, ha permesso ai partecipanti di applicare le conoscenze attraverso l’esplorazione e la dissezione in laboratorio, approfondendo le tecniche chirurgiche attraverso un’esperienza diretta su preparati anatomici.

“La formazione su modelli anatomici reali – ha detto il professor Gualtiero Innocenzi – resta insostituibile. Stiamo assistendo allo sviluppo di tecnologie di simulazione, che sicuramente offriranno nuove opportunità di apprendimento, ma nulla può eguagliare l’esperienza del lavoro su tessuto umano. La realtà virtuale ha i suoi vantaggi ma il contatto con la realtà anatomica è fondamentale”.

Affinare le tecniche in un contesto controllato e sicuro, questa è da sempre la base del Cadaver Lab di Neuromed, che dalla sua nascita mantiene fermo l’obiettivo di fornire una formazione completa e approfondita, combinando l’esperienza pratica con le solide basi teoriche necessarie per affrontare le sfide della chirurgia moderna.

“L’aspirazione – ha detto ancora Innocenzi – è quella di continuare a integrare nuovi metodi didattici senza perdere il valore dell’esperienza manuale. È una combinazione di tradizione e innovazione che forma chirurghi completi e preparati”.

Advertisement

Salute

Hiv, candidato vaccino induce anticorpi neutralizzanti

Pubblicato

del

Sviluppato un candidato vaccino contro l’HIV che ha indotto la produzione di un tipo di anticorpi neutralizzanti altrimenti elusivi in un piccolo gruppo di persone. Il vaccino è stato sviluppato presso il Duke Human Vaccine Institute e reso noto sulla rivista Cell. Il risultato non solo dimostra che un vaccino può suscitare la produzione di questi anticorpi altrimenti difficili da produrre per combattere diverse varianti dell’HIV, ma anche che può avviare il processo in poche settimane, mettendo in moto una risposta immunitaria essenziale. Il candidato vaccino prende di mira un’area sull’involucro esterno dell’HIV-1 chiamata regione esterna prossimale alla membrana (MPER), che rimane stabile nei diversi ceppi di HIV. Gli anticorpi contro questa regione stabile dell’involucro esterno dell’HIV possono bloccare l’infezione da molte diverse varianti circolanti del virus.

“Questo lavoro rappresenta un grande passo avanti poiché dimostra la fattibilità di indurre anticorpi con vaccinazioni che neutralizzano le varianti più difficili dell’HIV,” spiega l’autore senior Barton Haynes. “I nostri prossimi passi sono di indurre anticorpi neutralizzanti più potenti contro altri siti dell’HIV”. Il team di ricerca ha analizzato i dati di un trial clinico di fase 1 del candidato vaccino. Venti persone sane e HIV-negative sono state arruolate nel trial. Quindici partecipanti hanno ricevuto due delle quattro dosi pianificate del vaccino sperimentale, e cinque hanno ricevuto tre dosi. Dopo solo due dosi, il vaccino ha avuto un tasso di risposta sierologica del 95% e un tasso di risposta delle cellule T CD4+ nel sangue del 100% — due misurazioni chiave che hanno dimostrato una forte attivazione immunitaria. Gli anticorpi neutralizzanti, difficili da ottenere, sono stati indotti ampiamente dopo solo due dosi. “Per ottenere un anticorpo neutralizzante, tipicamente ci vogliono diversi anni post-infezione” – spiega l’autore principale Wilton Williams -; “noi siamo riusciti effettivamente a far emergere anticorpi neutralizzanti nel giro di poche settimane”.

Continua a leggere

Salute

Tumori, Cattani: sinergia tra pubblico e privato per affrontare sfida epocale

Pubblicato

del

“Ricerca, accesso, prossimità e formazione. Sono queste le direttrici da seguire per offrire nuove speranze di cura e più sostegno ai pazienti”. Lo dichiara Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, in occasione della XIX Giornata nazionale del Malato Oncologico che si celebra ogni anno la terza domenica di maggio. “L’industria farmaceutica, grazie anche al progresso tecnologico, è in prima linea nella R&S, con cure sempre più mirate e personalizzate. Ad oggi sono oltre 9.000, su un totale di circa 23.000, i farmaci oncologici nella pipeline mondiale. Una quota pari quindi al 40% del totale che, nel 2010, era del 27%. In Italia di tutti gli studi clinici, quelli sulle neoplasie tra il 2020 e il 2022 rappresentano il 40% – aggiunge -. Anche se i pazienti italiani rispetto ad altri europei si trovano in una condizione più penalizzante per l’accesso. In UE tra il 2019 e il 2022 sono stati approvati 48 farmaci antitumorali. E se in Germania ne sono disponibili 46, in Italia solo 40. Con tempi medi di accesso di circa 14 mesi, a fronte dei 3,1 proprio della Germania. Serve quindi una decisa accelerazione”.

“Molto si può ancora fare per agevolare la vita dei malati oncologici, dei loro familiari e dei caregiver potenziando la medicina di prossimità e la telemedicina, con servizi all’avanguardia e supporti tecnologici. E assicurando un’assistenza multidisciplinare e multidimensionale. Con l’auspicata introduzione degli studi clinici decentralizzati, quelli fuori l’ambito ospedaliero, si potrà poi facilitare l’accesso e la partecipazione dei pazienti agli studi – conclude Cattani -. Da non trascurare sono infine le iniziative educative e di sensibilizzazione che accendono i riflettori e creano “cultura”. Perché solo con la sinergia tra pubblico e privato sarà possibile offrire il supporto necessario ai malati oncologici e affrontare le sfide che ancora abbiamo davanti”.

Continua a leggere

In Evidenza

Salute del cervello a rischio a causa dei cambiamenti climatici

Pubblicato

del

I cambiamenti climatici potrebbero avere un forte impatto sulle malattie neurologiche: è quanto sostenuto sulla rivista The Lancet Neurology da un gruppo di ricercatori dell’UCL, University College di Londra, che sottolinea l’urgente necessità di comprendere l’impatto del cambiamento climatico sulle persone con condizioni neurologiche, per preservare la loro salute. L’articolo esce in concomitanza dell’evento The Hot Brain 2: climate change and brain health organizzato dalla UCL. Gli esperti hanno esaminato 332 articoli pubblicati in tutto il mondo tra il 1968 e il 2023, considerando 19 diverse condizioni del sistema nervoso, tra cui ictus, emicrania, Alzheimer, meningite, epilessia e sclerosi multipla, ma anche diversi disturbi psichiatrici tra cui ansia, depressione e schizofrenia.

“Ci sono prove chiare dell’impatto del clima su alcune condizioni cerebrali, in particolare l’ictus e le infezioni del sistema nervoso – spiega il coordinatore del lavoro Sanjay Sisodiya. Ad esempio è dimostrato l’effetto sulle malattie cerebrali delle temperature estreme (basse e alte) e delle forti variazioni della temperatura nel corso della giornata, specialmente quando queste misure erano stagionalmente insolite. Le temperature notturne – precisa – possono essere particolarmente importanti, poiché possono disturbare il sonno, aggravando così una serie di condizioni cerebrali”.

I ricercatori hanno anche riscontrato un aumento dei ricoveri, delle disabilità o della mortalità a causa di un ictus con le ondate di calore. Sono a rischio anche le persone con demenza perché meno in grado di adattarsi e più suscettibili a danni causati da picchi di temperatura (ad esempio malattie correlate al calore o ipotermia) ed eventi meteorologici (ad esempio inondazioni o incendi), a causa del loro deterioramento cognitivo che rende difficile ad esempio cercare aiuto o anche semplicemente agire con piccoli comportamenti quali bere di più e vestirsi adeguatamente rispetto al clima. Di conseguenza, una maggiore variazione della temperatura, giornate più calde e ondate di calore portano a un aumento dei ricoveri ospedalieri e della mortalità associati alla demenza. Oggi siamo in un contesto di preoccupante peggioramento delle condizioni climatiche e l’impatto potrebbe ulteriormente aggravarsi, conclude Sisodiya.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto