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Sale la tensione Usa-Iran, la Eisenhower punta Hormuz

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Una densa colonna di fumo nera si leva dalla base militare statunitense di Tell Baydar in Siria, colpita da razzi sparati da forze filo-iraniane nella regione, mentre la sagoma minacciosa della portaerei americana USS Dwight D. Eisenhower si avvicina allo stretto di Hormuz, collo di bottiglia tra l’Oceano Indiano e il Golfo controllato in parte dall’Iran: sono due immagini esemplari provenienti dal Medio Oriente, dove il conflitto di Gaza si è di fatto già allargato. Nel giorno in cui il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian ha affermato di aver inviato messaggi agli Stati Uniti di non voler una guerra su ampia scala con i rivali americani, combattenti iracheni filo-iraniani hanno lanciato razzi sulla base militare Usa di Tell Baydar, nel nordest della Siria, vicina ad altre postazioni americane nel paese arabo martoriato da più di 12 anni di guerra intestina e regionale.

Poche ore prima, l’aviazione di Israele aveva colpito alla periferia di Damasco presunti depositi degli Hezbollah libanesi, anch’essi alleati dell’Iran, uccidendo almeno due miliziani, entrambi di nazionalità non siriana. Su questo il ministro degli Esteri siriano Faysal Miqdad, che rappresenta un potere sostenuto militarmente e politicamente sia dalla Russia che dall’Iran, ha messo in guardia Israele dallo “spingersi troppo lontano con i suoi attacchi sul suolo siriano”.

In serata, non meglio identificati uomini armati hanno lanciato ordigni contro la base ‘Imam Ali’ dei pasdaran iraniani nel distretto siriano di Abukamal, al confine con l’Iraq. L’Iran assicura di non avere suoi uomini dispiegati in questo angolo di territorio tra Siria e Iraq. Ma oltre l’Iraq e il Golfo, nei pressi di Hormuz si è avvicinata la portaerei americana Eisenhower. Sono tre anni che una portaerei Usa non entrava in quelle acque, lambendo le coste dell’Iran. Un eventuale attraversamento dello stretto da parte della Eisenhower, assieme alla presenza nel Mediterraneo orientale di altre navi da guerra statunitensi, potrebbe costituire un precedente esplosivo nell’attuale contesto di tensione.

“Crediamo che il dispiegamento di portaerei Usa nella regione non costituisca un punto di forza per gli Stati Uniti. Crediamo invece che ciò li renda più esposti a possibili attacchi”, ha avvertito il capo della diplomazia iraniana Abdollahian. Lo stesso ministro ha però assicurato di aver dato garanzie agli Stati Uniti che “l’Iran non vuole che la guerra si allarghi”. Eppure, ha aggiunto, “visto l’approccio adottato dagli Usa e da Israele nell’area, se i crimini contro la popolazione di Gaza e della Cisgiordania non si fermano, allora ogni possibilità potrebbe essere considerata, e un conflitto più ampio potrebbe rivelarsi inevitabile”.

Solo poche ore fa il generale iraniano Esmail Qaani, a capo della Brigata Qods dei Guardiani della Rivoluzione iraniana (i pasdaran), aveva inviato una “lettera aperta” ai combattenti di Hamas e a quelli di Hezbollah affermando che Teheran “farà tutto il necessario per questa storica battaglia” e che il cosiddetto ‘Asse della resistenza’, in riferimento all’alleanza tra Iran e gli altri gruppi armati anti-israeliani, “non permetterà al nemico di raggiungere i suoi obiettivi in Palestina e, in particolare, nella Striscia di Gaza”. Per tutta la giornata sono continuati intensi gli scambi di fuoco tra gli Hezbollah libanesi e l’esercito israeliano. E media di Beirut hanno riferito dell’uso da parte di Israele di bombe al fosforo, vietate dal diritto internazionale in aree abitate da civili, lungo la fascia di territorio libanese più prossima alla linea del fronte.

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Chico Forti lascia il carcere di Miami: presto in Italia?

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Chico Forti, il 65enne trentino condannato all’ergastolo in Florida per l’omicidio di Dale Pike avvenuto il 15 febbraio 1998, ha lasciato il carcere di Miami. Attualmente, è sotto la custodia dell’Agenzia statunitense per l’immigrazione in attesa del trasferimento in Italia.

Secondo una fonte vicina a Forti, il trasferimento potrebbe avvenire entro due o tre settimane. Tuttavia, altre fonti che seguono attentamente il caso suggeriscono maggiore cautela, stimando un’attesa media di 4-5 mesi per la consegna. Questo periodo di attesa è tipico dopo la sentenza italiana di riconoscimento di quella straniera, un processo di conversione recentemente deciso dalla corte d’Appello di Trento.

La comunità italiana segue con grande interesse e trepidazione gli sviluppi del caso Forti, sperando che il ritorno in patria possa avvenire nel più breve tempo possibile.

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Fico operato: è vigile e in condizioni stabili

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Il premier slovacco Robert Fico è “vigile” ed “in condizioni stabili” dopo l’operazione subita per gli spari che lo hanno colpito nel pomeriggio. Lo riferisce la tv slovacca TA3 che parla di “intervento riuscito”.

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Il premier Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Un responsabile del partito Smer del premier slovacco Robert Fico ha confermato al Guardian che il primo ministro è stato colpito da più proiettili  all’addome ed è ora sottoposto ad un intervento chirurgico. Quali siano le sue condizioni cliniche è difficile da dire. C’è molta confusione ancora su dinamica e su identità dell’uomo arrestato.

In un aggiornamento postato sulla pagina Facebook del premier slovacco Robert Fico e rilanciato dai media slovacchi, c’è scritto che “Fico è stato vittima di un attentato. Gli hanno sparato più volte ed è attualmente in pericolo di vita. E’ stato trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché il trasporto a Bratislava richiederebbe troppo tempo a causa della necessità di un intervento urgente. A decidere saranno le prossime ore”.

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