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Mondiali nuoto, Paltrinieri in ombra e l’Italia chiude senza show

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Si chiude con il bronzo di Benedetta Pilato nei 50 rana, terzo podio iridato di fila per le 18enne tarantina, il Mondiale in vasca dell’Italia. Il bilancio finale per la spedizione azzurra e’ di un oro, quattro argenti e un bronzo, e 14 medaglie in tutte le specialità. “Per me – dice Pilato commossa – questa medaglia vale come un oro”.

Tra le ombre, il flop di Gregorio Paltrinieri, ultimo nella finale degli 800 e costretto a rinunciare ai 1500 dalla fatica e dalla voglia di cominciare a preparare per bene la stagione che porta alle Olimpiadi. E il mancato accesso alla finale della 4X100 mista uomini, che difendeva il titolo iridato. “Questa volta abbiamo faticato – il bilancio del dt, Butini – ma torniamo a casa con sei medaglie. Il nuoto sta crescendo molto, i tempi sono sempre piu’ bassi, si va verso Parigi 2024 a gran velocità: per questo ora dovremo fare una riflessione su come preparare la prossima stagione, che sarà molto intensa”.

L’idea del dt è “tutelare le punte e aiutare i giovani a crescere”. Ma nell’ultima giornata c’è spazio per il sorriso di Pilato. Una stagione tribolata tra salute, la patente e la maturità superata con lode, poi l’arrivo quasi in sordina a Fukuoka senza le pressioni seguite al boom ai mondiali di Gwangju, ancora 14enne. L’azzurra si prende il bronzo nei 50 rana, confermandosi sul podio iridato per il terzo mondiale consecutivo. Lo scettro resta a Ruta Meilutyte che vince con il record del mondo in 29″16. La 26enne lituana cancella il 29″30, dopo averlo eguagliato in semifinale, che Pilato aveva stabilito in semifinale agli europei di Budapest 2021. La 18enne di Taranto sale sul podio con 30”04 e piange di gioia.

“Con il tempo delle batterie sarei stata argento, ma sono felicissima ugualmente – dice – Dopo un anno così, con tante difficoltà, me lo merito. Sono veramente contenta e questo bronzo mi dà la carica. Sento dire di un’Italia sottotono e non sono d’accordo: piuttosto direi che si alza il livello e noi riusciamo ad essere comunque protagonisti. Il record di Meilutyte? Me lo aspettavo, 29″01 è un tempo da uomini. Voglio dedicare questa medaglia al mio allenatore Vito D’Onghia e dirgli che gli sarò sempre grata ed affezionata”, conclude la tarantina che da settembre si trasferirà a Torino per intraprendere un nuovo percorso con il tecnico Antonio Satta, nuotando nella vasca olimpica del PalaNuoto.

“Ha un peso particolare, alcuni diranno che è soltanto un bronzo ma per me vale come un oro – dice ancora la ranista -. Quest’anno ho imparato tante cose ed ho capito che devo ascoltare di più me stessa e cominciare anche a dirmi che sono brava”. Quinto posto per la rookie 20enne Anita Bottazzo, al debutto con la nazionale assoluta. Poche invece le energie fisiche e mentali rimaste a Thomas Ceccon che non va oltre il quinto posto nella finale dei 50 dorso. Vince Hunter Armstrong. “Sono contento. Sono venuto con degli obiettivi che ho raggiunto – dice Ceccon – Volevo provare a prendere quattro medaglie, ma sono ugualmente soddisfatto di queste tre. Mi confermo al top in tutti e tre gli stili, anche se qualche errore l’ho commesso, penso alla 4×100 mista”. Nessun rimpianto per Sara Franceschi ottima sesta nei 400 misti, alla prima finale iridata della carriera. Nei 1500, senza Gregorio Paltrinieri, s’impone il tunisino Ahmed Hafanoui in 14’31″54, a cinquanta centesimi dal record del mondo del cinese Sun Yang. “Ma Gregorio rimane il mio idolo”. Altro oro per Sarah Sjoelstroem: ieri il record del mondo nella semifinale dei 50 stile, oggi la vittoria in finale.

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Gasperini carica l’Atalanta: vogliamo battere la Juve e alzare la Coppa

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La Coppa Italia, per l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, rappresenta il primo match point per rendere la stagione indimenticabile. Alla sesta partecipazione, infatti, la Dea ha l’occasione per portare a casa il trofeo nazionale per la seconda volta nella sua storia; dopo la prima, datata 1963, per i nerazzurri sono arrivate quattro sconfitte all’ultimo atto. Una maledizione che il tecnico vuole interrompere: “Ho sempre pensato che la Coppa Italia fosse l’unico trofeo possibile per l’Atalanta in quanto Champions e scudetto erano troppo distanti. E’ la terza finale in cinque anni; le altre non sono andate bene ma noi siamo testardi. Ora abbiamo tutta l’intenzione di riuscire a vincere la finale”, le parole del tecnico.

Una sfida, per l’Atalanta, per dimostrare la propria forza, frutto di un percorso iniziato da lontano e ora maturo per raccogliere i frutti del duro lavoro. Anche se Gasperini rifiuta il ruolo di favorita tanto da sottolineare come questo “ha sempre contato poco. Spero che arriveremo alla Juventus con lo stesso spirito mostrato con la Roma; se sapremo metterlo in campo avremo più chance. Ma la Juventus rimane una squadra indubbiamente forte”, prosegue il tecnico. A pesare, però, sarà l’assenza di Gianluca Scamacca, ammonito nella semifinale di ritorno e squalificato per l’atto finale: “Tatticamente l’assenza di Scamacca ci costringerà a trovare altre situazioni e mi dispiace per lui che è stato privato di una finale. Forse dovremmo pensare di adeguarci a quello che succede in Europa. Le ammonizioni, almeno nelle semifinali si azzerano perché così diventa un peccato in quanto nelle finali ci devono essere sempre i giocatori migliori”.

Gasperini, nonostante le assenze, è convinto della sua squadra perché “le partite in campo internazionale ci ha dato forza, anche la partita con la Roma ci ha aiutato. Aver giocato tanto ci ha tolto qualcosa, ma ce ne ha date altre molto positive. Merito ai giocatori che hanno dato tutto e hanno avuto la forza mentale facendo una stagione incredibile”. Il tecnico, poi, si concentra per un attimo al futuro, lasciandosi andare a una previsione sulla squadra che “è giovane e potrà diventare ancora più forte nei prossimi anni se saprà crescere e migliorarsi”. Proprio per questo mettere in bacheca il trofeo può essere il primo passo per aprire un ciclo in una stagione che ha vissuto la sua svolta con la partita di Liverpool, almeno in “Europa League. Abbiamo sempre avuto percorsi differenziati, abbiamo sempre cercato di giocare al massimo ogni competizione. La svolta di Coppa Italia, ad esempio, è stata quella contro il Milan”, sottolinea ancora.

Prima di chiudere con un pensiero sulla città di Bergamo che vive “un momento di fibrillazione sportiva, un momento fantastico. A volte si vincono coppe o scudetti che quasi non si festeggiano e invece questo rimarrà per sempre legato alla storia di Bergamo e faremo di tutto per portarla a casa”. Proprio per questo, Gasperini, schiererà la formazione migliore. Al netto dell’assenza di Scamacca, squalificato, il tecnico nerazzurro punterà sul blocco dei titolari con De Ketelaere, reduce dalla doppietta contro la Roma, al posto del romano. Servirà la migliore Atalanta per battere la Juventus, ma Gasperini è convinto che, stavolta, possa essere quella buona per alzare la Coppa Italia al cielo di Roma.

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Anche Medvedev out a Roma, Italia si consola col doppio

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Le rinunce inattese e la rapida successione di eliminazioni hanno desertificato la presenza di italiani e italiane agli Internazionali di Roma. Ma ad evitare una debacle completa dell’Italtennis al Foro Italico c’è il doppio, con Simone Bolelli-Andrea Vavassori approdati ai quarti e con Sara Errani-Jasmine Paolini addirittura alla semifinale, con buone speranze di andare a lottare per il titolo. A procedere senza tentennamenti verso il match conclusivo è la n.1 al mondo, Iga Swiatek, che a colpi di 2-0 sulle avversarie prosegue la marcia vittoriosa cominciata al Wta 1000 di Madrid, mentre nel torneo maschile domina l’incertezza, specie dopo l’uscita di scena di Novak Djokovic e, oggi, anche del campione uscente, Daniil Medvedev.

Un torneo sfortunato, quello romano, segnato dai ritiri eccellenti di Jannik Sinner attesissimo dal pubblico della Capitale ma costretto a rinunciare a causa del problema all’anca. E ancora quelli di Carlos Alcaraz e di Matteo Berrettini, l’uscita al secondo turno di un altro beniamino come Rafa Nadal e appunto quella di Djokovic, protagonista anche dell’incidente della borraccia che lo ha colpito in testa. E poi molti mugugni per un Foro Italico, sponda ground, più intasato di un vagone della metropolitana di Roma. Infine, l’aleggiare del mistero legato all’improvviso ritiro dal tennis e alla successiva sparizione di Camila Giorgi, finita all’estero mentre in Italia emergono i guai col fisco. E’ arrivato come un raggio di raggio di sole, quindi, l’exploit dei doppisti.

Errani e Paolini hanno superato al super tie-break (6-3, 7-7, 10-5) l’ucraina Khichenok e la lettone Ostapenko, seste favorite del seeding, e ora tra loro e la finale ci sono le statunitensi Dolehide e Krawczyk (n.8). La bolognese ha vinto il titolo nel 2012 con Roberta Vinci, con la quale è arrivata in finale anche nel 2013 e nel 2014. Riprovarci dopo 10 anni sarebbe un sogno, ma più grande ancora è quello di fare le Olimpiadi, con Paolini: “Penso che siamo messe abbastanza bene per provarci e fare del nostro meglio, sarebbe uno dei miei sogni più grandi andare alle Olimpiadi”.

Grande esultanza anche per Bolelli e Vavassori, che hanno eliminato una delle coppie più forti, Rohan Bopanna-Matthew Ebden. Un successo in due set 6-2, 6-4 in un’ora e 12 minuti di gioco, vendetta sportiva dopo il ko in finale agli Australian Open. “E’ stata una goduria averlo fatto qua sul ‘Pietrangeli'”, le parole degli azzurri, che affronteranno al prossimo turno Wesley Koolhof-Nikola Mektic, coppia n.7 del seeding.

Nel torneo singolare maschile, la grande sorpresa è l’eliminazione di Medvedev, quasi umiliato dallo statunitense Tommy Paul, che si è imposto 6-1, 6-4 per arrivare i quarti dove affronterà il polacco Hubert Hurkacz, vittorioso in rimonta sull’argentino Sebastian Baez. Tra i giocatori della top 10, è proseguita la marcia di Alex Zverev, n.4 al mondo, che ha battuto il portoghese Borges e se la vedrà con lo statunitense Taylor Fritz, vincitore in tre set sul bulgaro Dimitrov. Centra i quarti anche uno Stefanos Tsitsipas in gran forma, che ha eliminato in meno di un’ora un osso duro come l’australiano Alex De Minaur.

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Allegri si aggrappa alla Coppa, può essere ultima finale

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L’unica possibilità, per la Juventus di Massimiliano Allegri, di non chiudere l’anno a zero titoli, così come già successo l’anno scorso. I bianconeri, con la partecipazione alla prossima Champions League in tasca, si aggrappano alla Coppa Italia, scialuppa di salvataggio di una stagione che poteva essere magica e, invece, non lo è diventata. “Per tutti noi domani può essere l’ultima finale, non è detto che ognuno di noi possa giocarne un’altra l’anno prossimo”, esordisce Allegri consapevole che, certi treni soprattutto in certe stagioni, non sono da perdere.

A chi fa notare al tecnico bianconero che la sua Juventus arriva al grande appuntamento da sfavorita, una cosa decisamente insolita per il club bianconero, risponde che “le partite vanno vinte sul campo. Per esperienza, la cosa che ho imparato è che il calcio ti si può rovesciare a favore o contro. Dobbiamo avere la convinzione di poter portare a casa il trofeo e metteremo tutto quello che abbiamo per vincere questa coppa”.

Un successo che consentirebbe a Massimiliano Allegri di diventare il primo allenatore nella storia a sollevare cinque volte la Coppa Italia, staccando così Sven Goran Eriksson e Roberto Mancini, fermi insieme al livornese a quota quattro. Ma per l’allenatore esiste solo il presente rappresentato dall’Atalanta che “vive un momento di grande euforia, noi dobbiamo essere bravi a giocare una partita da finale”, le sue parole. Una stagione particolare quella bianconera, vissuta con la grande euforia per la possibile lotta scudetto con l’Inter, prima del calo delle ultime giornate. Allegri, però, sottolinea come l’importante sia che “l’anno prossimo la Juventus partecipi alla Champions League. Sembra un obiettivo piccolo ma ci sono dei momenti in cui se non puoi vincere devi comunque avere degli obiettivi”.

Proprio la Coppa Italia, quindi, potrebbe essere il salvagente a cui aggrapparsi perché, come ammesso da Danilo, “vincere questa finale darebbe un senso alla stagione. Questo per noi sarebbe un premio per il nostro lavoro di squadra. L’Atalanta ha giocatori forti e sta facendo bene. Va rispettata. Così come la storia della Juventus. Chiaro che può succedere di tutto, ma noi non ci sentiamo meno forti di loro. La Juventus ha cambiato tanto ma non ha perso la voglia di vincere”, le parole del difensore che domani, nonostante una settimana travagliata dal punto di vista fisico, sarà del match perché “è una partita talmente importante che il corpo recupera più in fretta”.

Servirà una Juventus battagliera, più simile a quella di inizio stagione che alla squadra vista nelle ultime giornate. Ecco perché Allegri punterà su chi sta meglio con Perin tra i pali e qualche innesto giovane che possa garantire gamba, come Iling, e testa, vedi Nicolussi Caviglia. In avanti, invece, Vlahovic-Chiesa, entrambi già a segno in finale di Coppa Italia con la maglia della Juventus con il serbo a timbrare il cartellino contro l’Inter l’11 maggio 2022 e l’italiano, proprio contro l’Atalanta, il 19 maggio 2021. Perché, quando si tratta di salvare una stagione, anche affidarsi a corsi e ricorsi storici può essere una strategia vincente.

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