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Politica

Raggi: Grillo voleva stop allo stadio ma non potevamo

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“Eravamo tutti contrari a quel progetto monstre da milioni di cubature poi l’avvocatura capitolina ci ammonì sui rischi di risarcimenti ed indennizzi e la maggioranza di spaccò: puntammo, quindi, a diminuire l’impatto con un taglio delle cubature”. Così l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha ricostruito davanti ai giudici della ottava collegiale cosa avvenne nell’allora maggioranza e tra i consiglieri degli M5S in relazione alla vicenda del nuovo stadio della Roma che sarebbe dovuto sorgere nella zona di Tor di Valle. L’attuale consigliere comunale pentastellato è stata sentita come testimone nel procedimento scaturito intorno a quel progetto che vede imputate una ventina di persone tra cui il costruttore Luca Parnasi, Giulio Centemero, attuale deputato della Lega, Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd e l’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito.

Raggi è stata sentita come testimone assistita in quanto risulta indagata da circa un anno in un procedimento connesso per falsa testimonianza dopo una denuncia presentata dal legale di un ex consigliere capitolino alla luce della sua prima deposizione nel processo, nel maggio del 2021. Rispondendo alle domande dei difensori e dei pm, l’ex sindaca ha aggiunto che “con la maggioranza abbiamo chiesto all’allora assessore Berdini quali fossero le difficoltà. Lui ci rassicurava ma non faceva seguire atti concreti” e “quindi decidemmo di chiedere un parere all’Avvocatura. Ci dissero che sostanzialmente c’erano delle possibilità di superare la delibera di pubblica utilità approvata dal sindaco Marino ma ammonivano sugli aspetti risarcitori che avrebbero potuto palesarsi”. Un fattore che ha, di fatto, spaccato in due la maggioranza.

“Lo stesso Beppe Grillo – ha aggiunto Raggi – mi chiamava per capire come mai non riuscivamo a fermare il progetto e gli spiegai che c’erano stati problemi interni alla maggioranza e al M5s, c’erano due fronti. Anche Di Maio lo sentivo spesso ed è normale: accade in ogni partito. Ricordo che inizialmente non potevano conoscere il progetto stadio e sposarono la nostra linea politica sulla contrarietà. Quando poi gli fu rappresentato che la maggioranza non riusciva a chiudere su quel punto e si doveva decidere sul progetto così come era o sceglierne uno meno impattante si dovettero accontentare della scelta del meno peggio”. Ritornando con la memoria al febbraio del 2016, la Raggi ha aggiunto che anche “De Vito, come me era contrario” a quel progetto “ma abbiamo dovuto prendere atto che la maggioranza si stava sgretolando e che non c’erano i numeri in aula per arrivare ad annullare la delibera. Certamente io come sindaco non potevo prescindere dalla posizione dell’avvocatura che ventilava il rischio di richieste risarcitorie”.

E anche un’altra ex sindaca M5S, Chiara Appendino, oggi è comparsa in un’aula di tribunale a Torino nell’ambito del processo d’appello sui tragici fatti a piazza San Carlo per la proiezione della finale di Champions League tra la Juventus e il Real Madrid la sera del 3 giugno 2017. In primo grado Appendino è stata condannata a 18 mesi. “Non sfuggo alle responsabilità, scelsi io di proiettare la finale in piazza -ha detto durante dichiarazioni spontanee- ma se qualcuno tra gli addetti ai lavori avesse sollevato un dubbio o una perplessità sarei stata la prima a prenderli in considerazione”. A causa di una serie di ondate di panico tra la folla presente nella piazza per seguire su maxischermo la finale, ci furono oltre 1.500 feriti e in seguito la morte di due donne.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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