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Economia

Rischio default Usa, Biden convoca riunione con McCarthy il 9 maggio

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Il segretario al Tesoro americano Janet L.Yellen ha messo in guardia sul rischio che gli Stati Uniti possano entrare in default il primo giugno se il Congresso non alzerà o sospenderà il limite del debito, facendo pressione sul presidente Biden e sui legislatori per raggiungere un accordo per scongiurare lo scenario. Lo riportano i media Usa. “Date le attuali previsioni, è imperativo che il Congresso agisca prima possibile per aumentare o sospendere il limite del debito in modo da fornire la certezza a lungo termine che il governo continui a effettuare i pagamenti”, ha detto Yellen.

Il presidente americano Joe Biden ha invitato lo speaker della Camera Usa Kevin McCarthy e gli altri principali leader repubblicani e democratici del Congresso “a un incontro alla Casa Bianca il 9 maggio” per discutere del tetto del debito. Gli Stati Uniti potrebbero trovarsi in default “dal primo giugno” se non si raggiungesse un accordo tra repubblicani e democratici per alzare il tetto del debito, come ha messo in guardia anche il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen.

Come capo della ristretta maggioranza repubblicana alla Camera, McCarthy ha il controllo primario sulle questioni di bilancio degli Stati Uniti. Tuttavia, Biden ha chiarito che non accetterà l’attuale proposta dello speaker di consentire l’estensione del limite del debito Usa solo in cambio di profondi tagli alla spesa per programmi che secondo i Democratici sono vitali per gli americani. Biden oltre a McCarthy ha anche invitato all’incontro – ha reso noto la Casa Bianca – il leader della minoranza della Camera democratica Hakeem Jeffries, il leader della maggioranza del Senato democratico Chuck Schumer e il leader della minoranza del Senato repubblicano Mitch McConnell.

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Economia

La DR Automobiles con i nuovi modelli al Dealer Day di Verona

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Sono arrivati i nuovi modelli DR Automobiles Groupe: sono nove le preview al Dealer Day di Verona. Nella tre giorni dedicata agli operatori del settore automotive, il gruppo molisano espone in anteprima alcune preserie dei quattro brand EVO, DR, Sportequipe e Tiger.

Evo 6

EVO
Oltre alla EVO 3, EVO 5 e EVO 7, già a listino, i visitatori del Dealer Day potranno ammirare da vicino la nuova EVO 6, che andrà ad arricchire la gamma EVO a partire dal secondo semestre del 2024.
Linee moderne, completamente rinnovate rispetto alla precedente EVO 6.
Soprattutto il frontale, con una grande calandra e i gruppi ottici superiori assottigliati, ne caratterizza il look.
Le maniglie integrate nelle portiere anteriori e posteriori contribuiscono a conferirle un design complessivamente molto pulito.
Nell’abitacolo, molto spazioso e confortevole, spicca la plancia con un dual screen: il touch infotainment centrale (10,1”) e l’ampio display del computer di bordo (10,25”).
La dotazione di serie è ricchissima. Un vero plus il grande tetto panoramico.

Lunga 4,6 mt. con un passo generoso di 2,7 mt., è spinta da un 1.5 turbo benzina (o Thermohybrid benzina/GPL) ad iniezione diretta da 177 CV abbinato ad un cambio DCT a 7 rapporti.
È dotata di numerosi sistemi di assistenza alla guida tra cui il sistema di sicurezza attiva per evitare collisioni frontali e laterali e quello di parcheggio automatico.

DR 3.0 Executive

DR
Tre anteprime assolute invece per il marchio DR.
A Verona fa la sua prima apparizione in pubblico la nuova DR 3.0 Executive, che andrà ad affiancare l’attuale versione di DR 3.0. Linee ed interni completamente rinnovati, molto più sportiveggianti ed accattivanti. Non cambia nulla invece dal punto di vista della motorizzazione, resta il 1.5 benzina aspirato da 116 cv, anche benzina/GPL.

Al debutto anche la DR 6.0 1.6 TGDI.
Stesso allestimento e ricca dotazione di serie dell’attuale DR 6.0 MT e CVT ma con un motore turbo benzina (o Thermohybird benzina/GPL) ad iniezione diretta in grado di sprigionare ben 185 cavalli rispetto ai 154 delle versioni 1.5 turbo attuali.

DR 6.0 Plug-in Hybrid

Ma soprattutto a Verona è stata svelata la DR 6.0 Hybrid Plug-in da 315 CV.
È spinta da un motore termico 1.5 turbo benzina da 108 Kw e due motori elettrici (uno da 55 Kw, l’altro da 70 Kw) che, alimentati da un pacco batterie con tecnologia ternaria agli ioni di litio da 19,3 kWh, hanno un’autonomia complessiva di 80km.
Ha tre sistemi di recupero energia in fase di decelerazione. Inoltre i due motori elettrici recuperano energia anche in fase d frenata, in base all’intensità della stessa. In entrambi i casi l’energia meccanica viene convertita in energia elettrica in grado di ricaricare il pacco batterie.
Ma le batterie si ricaricano anche quando l’auto è ferma o in fase di parcheggio, con il motore termico acceso e al minimo.
Il sistema Hybrid della DR 6.0 ha diverse modalità di funzionamento:
– con un solo motore elettrico a basse velocità e con il pacco batterie carico;
– con entrambi i motori elettrici a velocità intermedie, con il pacco batterie carico;
– extended range, con due motori elettrici in serie, di cui uno ricarica le batterie, a basse velocità e con un basso livello di carica del pacco batterie;
– in parallelo, con il motore termico e i due elettrici, in fase di accelerazione;
– con il solo motore termico quando è basso il livello di carica del pacco batterie e la velocità è sostenuta.
Sono diversi i sistemi di assistenza alla guida:
– adaptive cruise control,
– segnalazione angoli ciechi;
– allarme collisione posteriore;
– allarme collisione anteriore;
– frenata di emergenza;
– assistenza al mantenimento di corsia;
– assistenza al cambio di corsia;
– avviso cambio corsia;
– anabbaglianti/abbaglianti intelligenti;
– allarme apertura portiere in caso di ostacoli;
– assistente di viaggio con rilevamento traffico;

Sportequipe 6

Sportequipe
Nuove linee, molto più sportive, nuove motorizzazioni e nuovi allestimenti di serie per le nuove Sportequipe 6 e Sportequipe 7 in preview a Verona.
Preannunciano la vera e propria rivoluzione che si concretizzerà in casa Sportequipe tra la fine del 2024 e gli inizi del 2025.
Entrambe sono spinte da un 1.6 turbo benzina (anche in questo caso saranno disponibili le versioni Thermohybrid benzina/GPL) ad iniezione diretta da 185 CV abbinato ad un cambio DCT a 7 rapporti.
Design innovativo e futuristico per la Sportequipe 6 (4,5 mt. di lunghezza, passo di 2,7 mt.), grazie ad un frontale che prevede i DRL molto assottigliati e ad altezza cofano, il resto dei gruppi ottici più in basso ad incastonare l’imponente griglia. Sulle fiancate le maniglie delle portiere sono a scomparsa.
Presenta tante novità anche dal punto di vista degli allestimenti interni con alcune peculiarità, come il paddle del cambio al volante, il generoso schermo touch al centro della plancia, i piccoli monitor sulle portiere anteriori con informazioni sulla temperatura e il livello di particolato all’interno dell’abitacolo, la ricarica wirless dello smartphone refrigerata.

Sportequipe 7

Un po’ più “classica”, seppur completamente rinnovata, sia nelle linee che nell’allestimento, la Sportequipe 7. Un 5+2 posti di 4,7 mt, molto confortevole con interni particolarmente eleganti e curati. Spicca il tetto panoramico ultrawide da 62”. Una consolle centrale sospesa integra leva del cambio e comandi touch del climatizzatore.
Numerosi sistemi di assistenza alla guida: adaptive cruise control, allarme collisione anteriore, posteriore e laterale; frenata di emergenza, assistenza al mantenimento di corsia, assistenza al cambio di corsia, avviso cambio corsia, anabbaglianti/abbaglianti intelligenti, assistente di viaggio con rilevamento traffico.
McPershon anteriori, multilink posteriori e cerchi in lega da 20” per entrambi i modelli.

Tiger 5

Tiger
Prima uscita in assoluto per il nuovo brand del gruppo, Tiger.
Dopo l’annuncio di qualche settimana fa circa l’acquisizione avvenuta nel 2022 dello storico marchio inglese, in anteprima a Verona tre dei sei modelli previsti in gamma.
La Tiger Five è un suv di 4,5 mt. spinto da un 1.5 turbo benzina da 177 CV abbinato ad un cambio DCT a 7 rapporti. Si può scegliere tra tre modalità di guida: Standard – Eco – Sportivo.
Design molto sportivo ed accattivante, con un frontale importante, dove spiccano i gruppi ottici con DRL e fari separati oltre ad una grande calandra. Cerchi in lega da 20”. Gli interi sono molto curati ed in linea con il design esterno. Sulla plancia spicca un unico display da 20,5” che include sia il quadro strumenti (10,25”) che l’infotainment (10,25”).

Tiger 6

La Tiger Six è un suv di 4,6 mt. spinto da un 1.5 turbo benzina da 174 cv con cambio DCT a 7 rapporti, che anche in questo caso permette di scegliere tra tre diverse modalità di guida: Eco – Comfort – Sport. Nel design della Tiger Six spicca il frontale anche se in generale le linee sono un po’ più arrotondate e morbide rispetto alla Tiger Five. Sulla plancia anche in questo caso domina il grande dual screen da 24,6” complessivi, tra quadro strumenti ed infotainment.

Tiger 7

La Tiger Seven è invece un monovolume 7 posti da 4,8 mt. dall’insolito design sportivo. Anche in questo caso il motore è 1.5 turbo ad iniezione diretta da 177 CV con cambio DCT a 7 rapporti.
L’ampio tetto panoramico è un vero plus che consente a tutti gli occupanti di questo vero e proprio salotto viaggiante di avere un’ampia visuale e di godere della luce esterna.
Sospensioni anteriori indipendenti McPherson e posteriori indipendenti multilink per tutti e tre i modelli.

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Economia

Effetto stop superbonus sui ricavi trimestrali di Italgas

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Ricavi totali in calo del 10,1% a 431,3 milioni di euro per Italgas nel primo trimestre. Lo annuncia il gruppo che sottolinea “l’effetto della contrazione delle attività di efficienza energetica relative ai cosiddetti superbonus”. In crescita dell’11,2% i ricavi regolati per la distribuzione del gas a 403,5 milioni, così come il margine operativo lordo è salito del 9,6% a 325,7 milioni e l’utile operativo dell’11,7% a 192,7 milioni. Balzo del 13,5% dell’utile netto a 117,6 milioni, mentre gli investimenti tecnici sono calati da 175,1 a 160,9 milioni e il flusso di cassa operativo è salito da 107,2 a 342,2 milioni.

L’indebitamento finanziario netto di Italgas è salito da 6,01 a 6,45 miliardi escludendo gli effetti contabili ‘Ifrs 16’ e da 6,08 a 6,54 miliardi includendoli. In calo del 4% le emissioni ‘Scope 1 e 2’ a 23.700 tonnellate di C02 equivalente, mentre i consumi netti di energia si sono ridotti del 14,2% a 147,9 terajoule (Tj). I ricavi regolati da distribuzione del gas hanno compensato il calo dei “ricavi diversi”, diminuiti di 89,3 milioni di euro per effetto della riduzione registrata nelle attività di efficienza energetica (Esco), dovuta in particolare – spiega il gruppo “all’esaurirsi della spinta dei cosiddetti ‘superbonus'”. In questo contesto, la Esco Geoside è oggi focalizzata sull’incremento della pipeline di progetti di efficientamento industriale e sull’integrazione dell’offerta per il settore residenziale.

In Italia sono proseguite le attività per la riconversione (repurposing) e la trasformazione digitale della rete del gas, che secondo Italgas è il “principale abilitatore della transizione ecologica”. E’ proseguito in Grecia, dove Italgas controlla Enaon, lo sviluppo della rete di distribuzione, mentre, per quanto riguarda le società recentemente acquisite nel settore idrico da Veolia, “è iniziato il percorso per la loro integrazione nel gruppo”. Nel primo trimestre sono stati posati 175 km di condotte di distribuzione del gas (di cui 104 in esercizio e 98 in Grecia). Inoltre lo scorso febbraio sono entrati nel perimetro di consolidamento circa 900 km di condotte relative all’Atem di Belluno. Gli investimenti di Italgas sono risultati in calo a causa di una “diversa progressione mensile rispetto al 2023”, ma sono attesi in accelerazione nel corso dell’anno.

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Economia

Gli atenei italiani perdono competitività, Harvard al top

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L’Italia sta perdendo competitività, a livello internazionale, nell’ambito dell’istruzione universitaria. A dirlo è l’edizione 2024 della classifica redatta annualmente dal Center World University Rankings (Cwur). Se è vero, infatti, che sono 67 le università italiane a figurare nella lista di quest’anno, il 75% di esse perde posizioni. L’ateneo romano La Sapienza – che guida la classifica italiana – perde otto posizioni, arenandosi al 124mo posto. Scendono anche l’Università di Padova e quella di Milano. Nella classifica di quest’anno, solo 16 atenei migliorano la propria performance rispetto allo scorso anno, mentre 51 perdono posizione. Il declino delle università italiane è dovuto al calo dei risultati della ricerca, in un contesto di crescente concorrenza globale da parte di università ben finanziate.

In particolare, le università cinesi stanno godendo di grandi investimenti statali al punto che il 95% dei 324 atenei cinesi ha visto un miglior posizionamento in classifica. Sapienza di Roma perde posizioni nella ricerca, ma migliora nella qualità dell’istruzione, nell’occupabilità e nella qualità degli indicatori delle facoltà. L’Università di Padova perde due posizioni e si piazza al 173mo posto, mentre l’Università di Milano scende di sei posizioni al 186mo posto, davanti all’Università di Bologna al numero 201 e all’Università di Torino al 245mo posto.

Completano la top ten italiana l’Università di Napoli Federico II (253), l’Università di Firenze (267), l’Università di Genova (286), l’Università di Pisa (288) e l’Università di Pavia (321). “È chiaro – commenta Nadim Mahassen, presidente del Center for World University Rankings – che la posizione dell’Italia nel campo dell’istruzione e della ricerca è sempre più sotto pressione a seguito della crescita dei sistemi di istruzione superiore in tutto il mondo; solo in Cina gli investimenti in ricerca sono cresciuti del 33%. Senza ulteriori investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, l’Italia rischia di diminuire ulteriormente in futuro le proprie performance”.

Sono quattro i parametri presi in considerazione dallo studio: qualità dell’istruzione (25%), occupabilità (25%), qualità dei docenti ( 10%) e ricerca (40%). Quest’anno sono state classificate 20.966 università e quelle che si sono classificate ai primi posti sono entrate nella lista ‘Global 2000,’ che comprende atenei ed enti di ricerca di 94 paesi. L’Europa rimane una potenza importante nella classifica, con 639 istituzioni tra le prime 2.000: 92 nel Regno Unito, 73 in Francia e 69 in Germania. La Russia conta 46 rappresentanti nel Global 2000 – tre in più rispetto allo scorso anno – con 18 atenei che salgono e 28 che scendono in classifica. A livello mondiale, per il tredicesimo anno consecutivo è Harvard l’università più prestigiosa secondo il Cwur, seguita dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e da Stanford. Il quinto e quarto posto, invece, sono occupati da Cambridge e Oxford, le uniche due università pubbliche nella parte alta della classifica. A completare la top ten sono quattro università dell’Ivy League (Princeton, Columbia, Pennsylvania) e la Caltech di Pasadena. Nonostante gli Stati Uniti siano il paese più rappresentato nella classifica (con ben 329 atenei), sono anche loro sottopressione a causa della crescente competizione internazionale, soprattutto cinese.

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