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Sarri pensa alla Lazio ‘il Napoli festeggerà più avanti’

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Importante sì, decisiva no. O almeno non per la corsa all’Europa della Lazio. Perché la sfida all’ora di pranzo a San Siro tra i biancocelesti e l’Inter fa da ago della bilancia per lo scudetto: se la Lazio non vince infatti, il Napoli poco dopo può giocarsi il matchpoint per il titolo, in casa con la Salernitana. Maurizio Sarri, ex tecnico dei partenopei, farà di tutto per rinviare la festa degli azzurri di Spalletti.

“A Napoli hanno già apparecchiato la tavola per la nostra sconfitta – sorride il tecnico toscano – Festeggeranno lo stesso, ma speriamo il più tardi possibile: noi domani faremo il massimo”. Del resto Sarri pensa alla sua Lazio e alla settimana di fuoco che inizia proprio a San Siro e che finirà nello stesso stadio col Milan dopo il match di mercoledì col Sassuolo: quella di domani è solo una delle sfide da qui alla fine importanti per la classifica. “Abbiamo altre quattro partite dopo il Milan” dice Sarri. L’avversario è tra i peggiori: finalista in Coppa Italia e semifinalista in Champions League, l’Inter “è capace di essere letale nelle partite secche”, prosegue Sarri, per cui la Lazio dovrà dimenticare la bella vittoria all’andata: “Adesso abbiamo qualche certezza in più di allora, ma affrontiamo una squadra straordinariamente competitiva. L’Inter vuole arrivare tra le prime quattro, ha ritrovato fiducia ed entusiasmo”. Il ko laziale di sabato scorso col Torino è avvenuto perché “non eravamo al top fisicamente, e nemmeno mentalmente, domani capiremo se è stato solo un passo falso o se ci sentiamo già appagati”.

Ciro Immobile, a sentire il tecnico, è “tranquillo e non accusa grandi dolori”; una bella notizia per il convulso finale di stagione, con la Lazio seconda che ‘vede’ più vicina la Champions dell’anno prossimo. Ma Sarri spegne gli entusiasmi giudicati prematuri: “Ci sono quattro squadre più forti di noi a prescindere dai punti in campionato, quindi nella partita secca è ancora più complicato”. Nel finale di conferenza, emerge l’animo polemico dell’allenatore biancoceleste, che prima dedica una battuta all’arbitro Ghersini (“Non è stato fermato del tutto dopo Lazio-Torino, ma nemmeno fatto andare avanti. Il mio appello in parte è stato accettato”), una su Guida, designato per Inter-Lazio (“Non penso che se abita a 40 chilometri da Napoli si faccia condizionare”) e infine sull’orario del calcio d’inizio di domani, le 12.30: “Le previsioni dicono pioggia, ma potevano esserci anche 33 gradi, come c***o si fa a giocare a quell’ora? Ci sono tutti i presupposti per uno spettacolo non bello – conclude Sarri – Se non si fa un tavolo col Governo per rifare gli stadi, siamo morti. Il calcio italiano può tornare a buoni livelli, ma la sensazione è che ci facciano affondare ancora”.

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Juve e Milan è domino delle panchine, Conte verso Napoli

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E’ ancora valzer delle panchine, perché sono gli allenatori i grandi protagonisti di questa fase del calciomercato, che poi, a livello di arrivi e partenze nelle varie ‘rose’, dipenderà anche dalle loro indicazioni. Così è sempre attuale il discorso di THIAGO MOTTA alla Juventus, dove l’italo-brasiliano vorrebbe portare con sé da Bologna CALAFIORI, mentre per il Milan siamo ai dettagli per FONSECA, che ormai sembra aver sbaragliato la concorrenza. Il discorso sui rossoneri fa tornare in mente il nome di PIOLI, il quale a persone a lui vicine avrebbe confidato di aver voglia di tentare un’avventura all’estero. Intanto però il suo nome rimane valido come alternativa nel caso andasse a monte la trattativa fra CONTE e il Napoli. Che, va detto, sembra molto ben avviata, a parte il solito problema, quando c’è De Laurentiis di mezzo, dei diritti di immagine. Conte per andare al Napoli avrebbe accettato di ridurre da 8 a 6,5 milioni all’anno la propria richiesta economica, ma avrebbe chiesto di avere con sé ORIALI come team manager e, visto che OSIMHEN se ne andrà (ora la soluzione più probabile appare la Premier League, e non più il Paris SG), di fare il possibile con il Chelsea per prendere LUKAKU, che tornerà ai Blues dopo l’esperienza alla Roma. E proprio Osimhen, che piace molto al probabilissimo nuovo allenatore del Chelsea MARESCA, potrebbe essere la pedina giusta per sbloccare la trattativa. Si diceva di Motta, e quindi il Bologna dovrà cercare un nuovo allenatore: il candidato numero uno sembra essere diventato ITALIANO, ma non ci saranno annunci fino al recupero di campionato che la Fiorentina deve giocare contro l’Atalanta. Per la panchina viola la volata sembra essere ristretta a PALLADINO e AQUILANI (per lui sarebbe un ritorno, perché a Firenze ha allenato la Primavera). Servirà un nuovo tecnico anche al Monza, al quale si è proposto NESTA: ma Galliani sembra intenzionato a puntare su PIRLO, sempre che il campione del mondo 2006 non decida di rimanere alla Sampdoria, che per la prossima stagione ha programmi molto ambiziosi. Ma esiste anche un mercato dei calciatori, e in queste ore è stato molto attiva la Roma, con il nuovo ds Ghisolfi già al lavoro. Così per l’attacco è spuntato il nome di PAVLIDIS, bomber greco dell’Az Alkmaar che in questa stagione ha segnato 33 gol e piace pure al Bologna. L’altro obiettivo è una vecchia conoscenza, ovvero MORATA, che si libera dall’Atletico per 12 milioni ma è perplesso in quanto vorrebbe giocare la Champions. Un sogno della Roma si chiama CHIESA (piace anche al Liverpool), sempre che la Juve se ne voglia privare: piuttosto i bianconeri, tramite l’agente Lucci, avrebbero offerto KOSTIC. Intanto l’etere romano rilancia la suggestione di un possibile ritorno in giallorosso di FRATTESI se l’Inter, per fare mercato, sarà costretto a fare una cessione. Il Milan sta tentando di prendere FOFANA del Monaco, individuato come obiettivo primario per il centrocampo. Il Liverpool insiste con l’Atalanta ma sembra aver mollato KOOPMEINERS, sulla cui cessione Gasperini ha messo il veto, e ora sembra voler puntare su EDERSON, che piace molto anche alla Juventus, situazione finanziaria permettendo visto che quella della Dea è una bottega molto cara. Infine il Como, che non ha certo rinunciato all’idea di prendere ICARDI, nonostante l’attaccante argentino sia diventato un vero e proprio idolo al Galatasaray, soprattutto dopo la doppietta di ieri contro il Konyaspor che regalato ai giallorossi di Istanbul il secondo titolo nazionale di fila.

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Parigi saluta la leggenda, Nadal: ci vediamo ai Giochi

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La favola col lieto fine nella quale tutti, segretamente in cuor loro, speravano non c’è stata. Rafa Nadal non ce l’ha fatta: è uscito al primo turno al Roland Garros, battuto da un leale e oggettivamente troppo forte Alexander Zverev. Tornato dopo più di un anno di stop, un intervento chirurgico, gli allenamenti privati, le prove generali sulla terra rossa di Madrid e Roma – magari solo per ritrovare la forma perduta – e un’ovazione continua che lo segue in tutti i campi che calca. Sia in Spagna sia in Italia si era capito che sarebbe stata difficile ma in fondo tutti credevano che a Parigi – dove ha vinto, dominato e conquistato 14 Roland Garros come nessuno mai nella storia del tennis – ci sarebbe stata laresurrezione. Sembrava lo sperassero finanche i suoi avversari in campo: certo, si gioca per vincere ma perdere contro Nadal al suo ultimo Roland Garros ci può stare.

Non è andata così. E il sorteggio non ha aiutato: primo turno a Parigi contro Zverev che ha appena vinto gli Internazionali di Roma e finalista delle ultime due edizioni. Con il tedesco – che ha onorato il match e l’avversario impegnandosi come sempre – non c’è praticamente stata partita: Zverev si è imposto in poco più di tre ore per 6-3, 7-6, 6-3. E con fairplay ha lasciato nelle dichiarazioni a caldo tutto lo spazio a Nadal per congedarsi dal “suo” pubblico parigini. “Grazie Rafa dal mondo del tennis. È da quando sono bambino che lo vedo giocare ma questo non è il mio momento. E’ quello di Rafa e non voglio parlare a lungo”, ha detto.

Sugli spalti ad applaudire il maiorchino c’era anche l’eterno rivale Novak Djokovic: i due sembrano essersi riconciliati al termine di carriere antagoniste e strepitose, ampia parte della storia del tennis. E c’era anche Carlos Alcaraz: giovane, atleticamente simile al maiorchino, spagnolo come lui e, necessariamente, l’erede per i tifosi di Nadal. Il lieto fine al Roland Garros non c’è stato ma Nadal non ha alcuna intenzione di scrivere la parola fine alla sua favola sportiva. “Forse è la mia ultima partita, non ne sono certo – ha detto ai tifosi che lo ascoltavano in piedi al termine della partita -. Ma se è l’ultima volta, mi sono divertito e il pubblico è stato fantastico. E’ stata bella la sensazione che ho provato in questo posto che è quello che amo di più”.

“Spero di essere qui per le Olimpiadi, è quello che mi dà motivazioni, e spero di essere ben preparato per quell’evento”, conclude, escludendo di poter partecipare al torneo di Wilmbledon.

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De Laurentiis: l’Italia non è un Paese razzista

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“L’Italia non è un Paese razzista. Ci sono focolai di intolleranza, su colore, razza, religione. L’episodio tra Juan Jesus e un altro calciatore è stato determinato da frustrazioni personali”. Aurelio De Laurentiis interviene a un convegno sul tema “L’Italia è un Paese razzista?, svoltosi nel Centro Commerciale Jambo1 di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, una struttura confiscata alla mafia e restituita alla legalità ed esprime il suo parare sull’intolleranza nel mondo del calcio. Il presidente del Napoli non cita espressamente il caso Acerbi, al quale pure fa riferimento, ma è il diretto interessato, Juan Jesus a tornare sull’episodio. “Appena finita la partita – racconta il calciatore brasiliano – ho pensato di lasciar stare, tanto la mia carriera parla da sé, mi sono sempre comportato bene e non ho mai fatto niente diversamente da lui. Però purtroppo dopo lui mi voleva smentire, nonostante che l’avessi protetto e tutelato. Passare da bugiardo mi sembra troppo”.

“Oggi aggiunge Juan Jesus – stendo un velo pietoso su questa situazione, vado avanti e devo essere un esempio per i miei figli. Dobbiamo essere superiori, stiamo ancora parlando di cose nel 2024 che non contano, di cui non dovremmo neppure discutere. Siamo tutti uguali”. “La religione – dice ancora De Laurentiis – è una cultura ancestrale che segna il bisogno dell’uomo, è un bisogno dell’uomo stesso e va rispettata mentre invece viene strumentalizzata per contrapporre gli uni agli altri e i politici ne sono responsabili. In questo Paese si dibatte troppo, non è un paese del fare, se lo fosse avrebbe una impronta troppo destrorsa. Si rischia di dilatare nel tempo soluzioni che sarebbero semplicissime da attuare”.

“L’episodio tra Juan Jesus e un altro calciatore – aggiunge il presidente del Napoli – è stato determinato da frustrazioni personali, bisognerebbe avere il concetto dell’accoglienza, che si dovrebbe estendere al concetto dell’ ‘è successo, passiamoci sopra’ perché la superiorità esperenziale fa sì che uno debba anche accondiscendere all’accettazione di certi sgarbi che uno deve subire in nome della libertà e della assoluta trasparenza” Per De Laurentiis “il problema è il sistema”. “C’è un sistema – osserva – che non funziona alla base di certi accadimenti ed è lì che uno dovrebbe mettere mano. In questi giorni che si sono celebrati i 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino non si è parlato anche dell’esistenza di un doppio Stato? Se questa è la nostra natura snaturata, è difficile poi educare le persone”.

“Quello che mi preme dire – dice ancora – è che i bambini di razzismo non hanno nulla, sono in classi miste dove c’è l’accoglienza totale e il saper giocare con gli altri, poi man mano che si cresce il bullismo è conseguenza in qualche modo di razzismo. Alla base c’è uno Stato che non ha funzionato e non sta funzionando, un problema educazionale nelle famiglie che devono lavorare per portare un doppio stipendio a casa e non possono tutelare con la loro presenza la crescita dei loro figli i quali ne risentono perché la scuola non basta, non è adeguata, ha dei professori che probabilmente non sono in grado di educare secondo quella che è una evoluzione moderna i nostri ragazzi e allora i problemi sono molteplici. E’ facile criticare – conclude De Laurentiis – ma il problema è trovare che cosa fare per non dover più criticare. Non va bene il ‘tira a campare'”.

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