Collegati con noi

Salute

L’Ue propone di superare i brevetti in caso di emergenza

Pubblicato

del

Il tempo delle emergenze cede il passo a quello della preparazione. E, con il ricordo del Covid ancora vivido, l’Europa aggiunge un altro tassello al suo mosaico di programmi di crisi composto passo dopo passo per farsi trovare più unita e pronta davanti al prossimo shock.

Un piano di riforma dal profilo altamente tecnico con il quale Bruxelles mette mano al sistema dei brevetti per consentire in un colpo solo alle imprese Ue di “sfruttare al massimo le loro invenzioni”, e di sostenere l’intero Continente mettendo a disposizione i propri brevetti in caso di crisi. Salvo però dover subito respingere le critiche delle Pharma,” la proposta Ue sulle licenze è un danno – tuona dall’Italia il presidente di farmindustria Cattani – vanifica gli investimenti ed è un rischio per la salute”. Industrie farmaceutiche già sul piede di guerra dopo essere state colpite dalla recente proposta Ue di tagliare di due anni i diritti di esclusiva dei medicinali. All’indomani della presentazione del disegno di legge dedicato al settore farmaceutico, il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, svela il suo quadro “armonizzato” per i brevetti standard essenziali (noti anche come Sep) lanciando il guanto di sfida a Cina e Stati Uniti su un terreno di battaglia sempre più cruciale per “l’economia di domani”.

Una sfida che in futuro potrebbe coinvolgere anche l’Italia che, con il sostegno del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del presidente della Lombardia Attilio Fontana e del presidente della Confcommercio Carlo Sangalli, resta in attesa di sapere se Milano potrà presto ospitare il Tribunale europeo dei brevetti, capace – nelle stime – di generare un indotto di 350 milioni di euro l’anno. Nella sua revisione Palazzo Berlaymont mette ora sul piatto uno strumento di ultima istanza – una licenza obbligatoria Ue – che consente ai Ventisette, in caso di emergenza, di usare un’invenzione brevettata (come farmaci e vaccini) anche senza il consenso del titolare. Una misura che l’esecutivo comunitario ha spiegato a titolo esemplificativo tornando con la mente ai tempi della crisi pandemica e del lockdown.

Scatenando tuttavia l’immediata ira delle case farmaceutiche che, tramite le voci di Farmindustria ed Efpia, tacciano l’Ue di assumere un “approccio ideologico e antindustriale” sulla proprietà intellettuale mettendo così a rischio “gli investimenti” e “l’innovazione” nel Continente. La licenza obbligatoria, è la difesa di Bruxelles, potrà comunque essere richiesta solo dopo l’attivazione di una allerta o di uno stato di crisi a livello comunitario. E andrebbe così a integrare le misure d’emergenza comuni già previste per la sanità con la preposta autorità Hera, oppure quelle contenute nel Chips Act per la penuria di semiconduttori e nel RePowerEu per gli shock energetici. E proprio al futuro del tech e dell’industria è rivolta gran parte della proposta di riforma del settore, concepita per rafforzare quel brevetto unitario che, dopo un’attesa di quasi 50 anni, è pronto a entrare in vigore dal primo giugno. L’architettura ideata dall’Ue prevede un registro dei brevetti che coprono 5g, wifi, bluetooth e altre tecnologie chiave, una banca dati comune e nuove politiche di royalty per aiutare le aziende a negoziare pagamenti “equi, ragionevoli e non discriminatori”, frenando le battaglie legali sul diritto d’autore. Le nuove norme, nelle parole di Breton, renderanno il quadro “più armonizzato, trasparente, favorevole alle Pmi e pronto per l’economia di domani”. Ora però la palla passa nel campo dell’Eurocamera e dei Paesi membri. E, con le Pharma pronte a dare battaglia, l’esito finale è ancora tutto da scrivere.

Advertisement

Salute

Hiv, candidato vaccino induce anticorpi neutralizzanti

Pubblicato

del

Sviluppato un candidato vaccino contro l’HIV che ha indotto la produzione di un tipo di anticorpi neutralizzanti altrimenti elusivi in un piccolo gruppo di persone. Il vaccino è stato sviluppato presso il Duke Human Vaccine Institute e reso noto sulla rivista Cell. Il risultato non solo dimostra che un vaccino può suscitare la produzione di questi anticorpi altrimenti difficili da produrre per combattere diverse varianti dell’HIV, ma anche che può avviare il processo in poche settimane, mettendo in moto una risposta immunitaria essenziale. Il candidato vaccino prende di mira un’area sull’involucro esterno dell’HIV-1 chiamata regione esterna prossimale alla membrana (MPER), che rimane stabile nei diversi ceppi di HIV. Gli anticorpi contro questa regione stabile dell’involucro esterno dell’HIV possono bloccare l’infezione da molte diverse varianti circolanti del virus.

“Questo lavoro rappresenta un grande passo avanti poiché dimostra la fattibilità di indurre anticorpi con vaccinazioni che neutralizzano le varianti più difficili dell’HIV,” spiega l’autore senior Barton Haynes. “I nostri prossimi passi sono di indurre anticorpi neutralizzanti più potenti contro altri siti dell’HIV”. Il team di ricerca ha analizzato i dati di un trial clinico di fase 1 del candidato vaccino. Venti persone sane e HIV-negative sono state arruolate nel trial. Quindici partecipanti hanno ricevuto due delle quattro dosi pianificate del vaccino sperimentale, e cinque hanno ricevuto tre dosi. Dopo solo due dosi, il vaccino ha avuto un tasso di risposta sierologica del 95% e un tasso di risposta delle cellule T CD4+ nel sangue del 100% — due misurazioni chiave che hanno dimostrato una forte attivazione immunitaria. Gli anticorpi neutralizzanti, difficili da ottenere, sono stati indotti ampiamente dopo solo due dosi. “Per ottenere un anticorpo neutralizzante, tipicamente ci vogliono diversi anni post-infezione” – spiega l’autore principale Wilton Williams -; “noi siamo riusciti effettivamente a far emergere anticorpi neutralizzanti nel giro di poche settimane”.

Continua a leggere

Salute

Tumori, Cattani: sinergia tra pubblico e privato per affrontare sfida epocale

Pubblicato

del

“Ricerca, accesso, prossimità e formazione. Sono queste le direttrici da seguire per offrire nuove speranze di cura e più sostegno ai pazienti”. Lo dichiara Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, in occasione della XIX Giornata nazionale del Malato Oncologico che si celebra ogni anno la terza domenica di maggio. “L’industria farmaceutica, grazie anche al progresso tecnologico, è in prima linea nella R&S, con cure sempre più mirate e personalizzate. Ad oggi sono oltre 9.000, su un totale di circa 23.000, i farmaci oncologici nella pipeline mondiale. Una quota pari quindi al 40% del totale che, nel 2010, era del 27%. In Italia di tutti gli studi clinici, quelli sulle neoplasie tra il 2020 e il 2022 rappresentano il 40% – aggiunge -. Anche se i pazienti italiani rispetto ad altri europei si trovano in una condizione più penalizzante per l’accesso. In UE tra il 2019 e il 2022 sono stati approvati 48 farmaci antitumorali. E se in Germania ne sono disponibili 46, in Italia solo 40. Con tempi medi di accesso di circa 14 mesi, a fronte dei 3,1 proprio della Germania. Serve quindi una decisa accelerazione”.

“Molto si può ancora fare per agevolare la vita dei malati oncologici, dei loro familiari e dei caregiver potenziando la medicina di prossimità e la telemedicina, con servizi all’avanguardia e supporti tecnologici. E assicurando un’assistenza multidisciplinare e multidimensionale. Con l’auspicata introduzione degli studi clinici decentralizzati, quelli fuori l’ambito ospedaliero, si potrà poi facilitare l’accesso e la partecipazione dei pazienti agli studi – conclude Cattani -. Da non trascurare sono infine le iniziative educative e di sensibilizzazione che accendono i riflettori e creano “cultura”. Perché solo con la sinergia tra pubblico e privato sarà possibile offrire il supporto necessario ai malati oncologici e affrontare le sfide che ancora abbiamo davanti”.

Continua a leggere

In Evidenza

Salute del cervello a rischio a causa dei cambiamenti climatici

Pubblicato

del

I cambiamenti climatici potrebbero avere un forte impatto sulle malattie neurologiche: è quanto sostenuto sulla rivista The Lancet Neurology da un gruppo di ricercatori dell’UCL, University College di Londra, che sottolinea l’urgente necessità di comprendere l’impatto del cambiamento climatico sulle persone con condizioni neurologiche, per preservare la loro salute. L’articolo esce in concomitanza dell’evento The Hot Brain 2: climate change and brain health organizzato dalla UCL. Gli esperti hanno esaminato 332 articoli pubblicati in tutto il mondo tra il 1968 e il 2023, considerando 19 diverse condizioni del sistema nervoso, tra cui ictus, emicrania, Alzheimer, meningite, epilessia e sclerosi multipla, ma anche diversi disturbi psichiatrici tra cui ansia, depressione e schizofrenia.

“Ci sono prove chiare dell’impatto del clima su alcune condizioni cerebrali, in particolare l’ictus e le infezioni del sistema nervoso – spiega il coordinatore del lavoro Sanjay Sisodiya. Ad esempio è dimostrato l’effetto sulle malattie cerebrali delle temperature estreme (basse e alte) e delle forti variazioni della temperatura nel corso della giornata, specialmente quando queste misure erano stagionalmente insolite. Le temperature notturne – precisa – possono essere particolarmente importanti, poiché possono disturbare il sonno, aggravando così una serie di condizioni cerebrali”.

I ricercatori hanno anche riscontrato un aumento dei ricoveri, delle disabilità o della mortalità a causa di un ictus con le ondate di calore. Sono a rischio anche le persone con demenza perché meno in grado di adattarsi e più suscettibili a danni causati da picchi di temperatura (ad esempio malattie correlate al calore o ipotermia) ed eventi meteorologici (ad esempio inondazioni o incendi), a causa del loro deterioramento cognitivo che rende difficile ad esempio cercare aiuto o anche semplicemente agire con piccoli comportamenti quali bere di più e vestirsi adeguatamente rispetto al clima. Di conseguenza, una maggiore variazione della temperatura, giornate più calde e ondate di calore portano a un aumento dei ricoveri ospedalieri e della mortalità associati alla demenza. Oggi siamo in un contesto di preoccupante peggioramento delle condizioni climatiche e l’impatto potrebbe ulteriormente aggravarsi, conclude Sisodiya.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto